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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


Being Hamlet - TEATRO DELL’OROLOGIO 5 - 17/05/2009

giovedì 30 aprile 2009
Argomenti: Teatro

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Uno studio sul personaggio di Amleto, un’ardita associazione ad Adamo e alla Genesi.

Sicuramente non il classico Shakespeare…

Debutta al Teatro dell’Orologio - Sala Orfeo di Roma, dal 5 al 17 Maggio 2009 uno dei più grandi successi del teatro elisabettiano di tutti i tempi, rivisitato in chiave moderna da Fabio Morgan e Leonardo Ferrari Carissimi e guarnito di sfumature che fanno riflettere su tematiche assolutamente attuali.

Dall’intervista ai creatori:
- «Il nostro Amleto è svestito dei suoi panni, guarito dall’ “amletite”; il primo uomo che si sottrae come identità, per restituirsi come pura soggettività al teatro dell’affermazione vitale. Amleto come Adamo scopre, apre, fonda, la genesi teatrale; è il principio, quindi il “motore immobile” di una nuova cosmogonia.

Lo spettacolo stabilisce una relazione ardita tra Adamo padre dell’umanità e Amleto, eroe del teatro elisabettiano: il primo come archetipo umano della civiltà del tramonto, il secondo, in quanto maschera-simbolo del teatro borghese, laddove l’aggettivo “borghese” attiene alle logiche ordinarie della realtà vissute come l’unico mondo esistente (stato civile – tradizione - storia).

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Leonardo Ferrari Carissimi e Fabio Morgan
Direttori della nuova compagnia del Teatro dell’Orologio direzione della nuova compagnia del Teatro dell’Orologio

Come si può affrontare il tramonto? Come si può rispondere alla decadenza? Come si può sopravvivere all’ “essere Amleto”? Il sipario si apre… il velo di Maya occulta il paesaggio edenico dove pian piano si illuminano gli elementi naturali, i paesaggi, gli animali e infine Adamo, il “Nostradamus”, che cogliendo la mela dall’albero della conoscenza del bene e del male si consegna alla storia come tentazione, alla nascita della civiltà occidentale.

La mela tra le mani di Adamo con un ellissi meta-teatrale assume la figura di un teschio, si passa sul velo di Maya che diviene uno schermo cinematografico pronto ad accogliere la straziante vicenda di Amleto. Il cinema assume il significato di luogo dove l’illusione e il bisogno di altrove viene realizzato, un altrove che mortifica il presente, che mortifica la vita. Useremo le immagini per farla finita con le immagini stesse e per restituire al teatro la preminenza di Arte del Presente, Arte della Vita.

L’intera vicenda di Amleto e della sua corte si svolgeranno sullo schermo, occultando di conseguenza l’Eden iniziale, per poi tornarvi senza veli come uomo nuovo, svestito dei suoi panni.»

Lo spettacolo si inserisce all’interno del progetto CK Teatro. «Colossal kitsch teatro è la colossale epopea parodistica della storia del mondo, una nuova cosmogonia umana dove il teatro è la macchina pantomimica che svela come alla base di ogni società organizzata ci sia un artificio e dove l’uomo liberato dalla storia identitaria diviene creatore infinito di finzioni.

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Una scena

Il tentativo di parodiare la storia del mondo attraverso il teatro avviene per mezzo della formulazione di un’estetica colossale e paradossale dai confini ben definiti, di un mondo di identità fittizie autoreferenziali. Prendere i diversi momenti della storia umana, i suoi protagonisti, i suoi libri, la sua cultura e farne dei feticci svuotati del loro senso contestuale, è il punto di partenza ed il punto d’arrivo del nostro cammino estetico. Al centro della ricerca filosofico-teatrale del Colossal Kitsch c’è la questione fondamentale: la possibilità di affermare la vita.

L’attore, infatti, è colui che nega la propria identità storica per affermare l’esplosione della sua soggettività vitale, colui che espone la sua incessante trasformazione attraverso l’eroicomicità di una scena di fluttuazioni intense di queste due forze contrarie (identità – soggettività).

Il teatro, quindi, non sarà più spettacolo ma filosofia applicata nella quale l’unico momento spettacolare è lasciato al cedimento della soggettività alla tentazione della vanità identitaria, alla Storia. Colossal Kitsch non è né teatro di recitazione né teatro di rappresentazione dell’uomo bensì teatro di ripetizione dell’esplosione del soggetto-attore che replica eternamente la sua pulsione di vita: l’affermazione dell’uomo come creatore.»

- Scritto da: Andrea Carvelli
- Con: Anna Favella, Fabio Morgan e L.Ferrari Carissimi
- Scene: Alessandra Muschella
- Sound design: Marco Scattolini
- Soprano: Genny Bramato
- Costumi: Mariangela Vannini
- Trucco: Katia Caselli
- Ufficio Stampa: Laura Mancini Flora

- Dal Martedì al Venerdì ore 21.30, Sabato ore 18.00 e 21.30, Domenica ore 18.00
- Costo del biglietto: 10,00 €
- Botteghino dalle ore 17.00 al numero 06 68392214



 



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