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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


IL MITO DI COLETTE AL TEATRO DELL’ANGELO A ROMA

giovedì 20 dicembre 2007
Argomenti: Teatro

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Successo di un indovinato testo di Lucia Poli e Valeria Moretti

Uno spettacolo da non perdere al teatro dell’Angelo (facilmente raggiungibile tra Prati e Trionfale), una delle più belle sale emerse a Roma negli ultimi anni. È in scena Lucia Poli in compagnia di Renata Zamenge. E per il felice ritorno è stato scelto un testo scritto dalla stessa versatile Lucia con Valeria Moretti, già affermatasi con altre prove espressive di insigni personalità femminili dell’arte e della letteratura.

Godibilissima serata: Lucia ci guida nei segreti della vita di Colette dall’inizio del Novecento quando incontrava gli spettatori, gli artisti e i ricchi personaggi della Costa Azzurra (che s’innalzava al rango di centro della modernità europea) come di Parigi e di altri centri mondani internazionali. Merito delle autrici è di aver mantenuto uno stile di qualità nel raccontare episodi e momenti di una vita letteraria libera, traboccante di passione, musica, allegria e tutte le altre componenti del music hall comprese le fasi meno fortunate o di solitudine. Pienamente riuscito è il criterio di sfogliare le pagine di una biografia artistica, facendo dialogare la protagonista con una compagna di lavoro, consentendo così di aprire anche a confidenze private. Danzatrice, attrice, scrittrice, Colette impose il suo mito con dolcezza unita a scandalosi atteggiamenti spesso al limite di quella che allora era considerata la “licenza” nel segno di una piena libertà espressiva che contribuì a formare la fama non solo di un personaggio ma di una particolare età dell’Europa borghese che cercava di estendere il benessere, riconoscendo l’autonomia delle scelte individuali e premiando il merito di chi sapeva affrontare la sfida delle scene, dei giochi, dello scandalo, dei sentimenti. La mano preziosa di Valeria e di Lucia offre uno spettacolo gradevole quanto raro nella misura più calibrata, grazie anche al contributo della Zamengo che ricordiamo nelle simpatiche performance degli anni ’60 e ’70.

CARLO VALLAURI



 



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