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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


UN MORO TROPPO DISTACCATO PER ESSERE CREDIBILE

mercoledì 28 novembre 2007
Argomenti: Teatro

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Il dramma umano di Aldo Moro sovrasta, dal punto di vista etico, l’aspetto strettamente politico. Pertanto si attendeva questa elaborazione scenica di Corrado Augias, che era stata preannunciata proprio in riferimento a tale taglio.

Senonché lo spettacolo realizzato da Giorgio Ferrara, si colloca invece interamente sul versante della scelta – esclusivamente politica – se “trattare” o meno con i rapitori. Il fatto di per sé resta singolare nella sua rarità: il rifiuto del negoziato, ancor oggi esaltato dall’autore, quale punto fermo di una linea politica intransigente, non è stato mai così netto, perché in Italia e altrove è stato sempre prevalente il tentativo di salvare la vita individuale, un principio che lo statista democristiano tenne a ricordare, in una delle sue lettere dalla “prigione popolare”, come norma fondamentale della nostra costituzione repubblicana.

Ciò chiarito resta da vedere se le parole usate dal narratore (un misurato Lorenzo Amato) e quelle tratte direttamente dal suo epistolario abbiano dato allo spettatore (perché di un artificio teatrale, dopo tutto, qui si tratta) una misura esatta del tormento dell’uomo. Due elementi rendono il senso della tragedia: i richiami alla famiglia e i commenti affidati alla lucida e penetrante scrittura di Leonardo Sciascia.

Poco convincente è apparso il tono distaccato attribuito dall’interprete (e dipende dal testo, non dal sempre teso Paolo Bonicelli) quasi che in lui non confluissero tante contrapposte motivazioni, culminate nella coerente rivendicazione di un significato capace di travalicare le piccole beghe di partito e di parlamento rispetto alla ragione profonda del contenuto di fondo: uno Stato, tanto sbrindellato, non deve venire a patti – questo il senso delle lettere – ma deve avere la forza morale di ascoltare l’altra parte. Ed in questo convincimento Moro vi ha messo tutta la sua sensibilità e la stessa idea che ha sorretto il suo impegno politico. Nelle sue parole c’è una lucidità di fondo, che contrasta con quel distacco al quale sembra essersi avvinghiato l’autore. Passione sincera, sino al limite dell’accettazione della morte. Ecco a noi sembra che questo segno distintivo del comportamento dell’uomo sacrificato dalla viltà dei suoi amici e di provvisori alleati sia del tutto assente dal personaggio che Bonacelli è stato costretto a portare sulla scena. D’altronde gli applausi d’occasione che hanno premiato la correttezza narrativa confermano un’impressione di distanza siderale dell’intimo sentire del personaggio evocato.

Carlo Vallauri

Teatro Eliseo  Roma
20 / 25 novembre 2007

PAOLO BONACELLI

ALDO MORO, UNA TRAGEDIA ITALIANA
di Corrado Augias e Vladimiro Polchi
scene di Gianni Silvesri
luci di Mario Loprevite
musiche di Marcello Panni
regia di Giorgio Ferrara

produzione Teatro Stabile della Sardegna/
Teatro Eliseo


 



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