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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


RACCONTO DI UN SOGNO

domenica 6 dicembre 2015
Argomenti: Opinioni, riflessioni

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Il vizio di raccontare i sognetti

- Questa notte ho fatto un sogno. Bè, c’è poco da sorridere con quell’aria di sufficienza: anche gli individui gretti come me ogni tanto sognano, e ricordano. Basta, resta il fatto che ho sognato, e mi va di raccontarvelo. In pratica mi trovavo come se fossi stato fuori della stratosfera, e quindi vedevo la Terra in distanza con la Luna a rincorrerla. A dire il vero avevo un po’ paura, ma d’altra parte lo spettacolo era bello. Poi ho guardato oltre ed ho visto altri pianeti, zone buie, stelle, nuvole dense, insomma il cielo (ma non come lo si vede dalla Terra, bensì come lo si vedrebbe – immagino – stando nello spazio fra un pianeta e l’altro).

- Comunque era bellissimo. Oltre a tutto era come animato, aveva una specie di pulsazione lenta ed uniforme, simile al respiro di uno che dorme. E guardavo, e riflettevo su tutte queste cose meravigliose, e sentivo che non mi sarei mai stancato di farlo.

- A questo punto però, vaste zone in lontananza hanno cominciato a scomparire: non a diventare buie, proprio a sparire. Cioè, lo sapevo che diventavano proprio nulla, e la cosa mi spaventava. Poi divenne terrore, perché capii che il processo non si sarebbe arrestato. Un pezzo per volta sarebbe scomparso tutto, e non sarebbe rimasto più niente, forse neanche io. E difatti vidi svuotarsi galassie, zone buie, stelle brillanti… proprio come svanissero, e fine. Intanto io urlavo, di paura s’intende; ma anche per la disperazione, un grande dolore perché l’universo scomparisse, perché tutto sarebbe finito. E mentre urlavo mi misi a pensare in gran fretta come fermare questo annientamento progressivo.

- Protesi le mani, gridai ‹‹fermati››, gli sputai, mi toccai il sesso (bè, sapete come sono strani i sogni); comunque fu inutile: il processo avanzava, e scomparvero i pianeti, la Luna, la Terra, lo spazio che mi circondava, l’aria per respirare. Mi sentivo morire, anzi peggio che morire: stavo diventando niente. E mentre svanivo mi ripetevo: non devo finire, devo pensarmi, questo mi impedirà di scomparire, devo continuare a pensarmi, finché mi penso non può annientarmi… Ma ero sempre più debole, sempre più vuoto, sempre più niente… quando, un attimo prima che fosse tutto nulla, mi esplose un grido: euè.

- Oh, non chiedetemi cosa significhi perché non lo so, forse non significa niente, forse è per questo che funzionò. Resta il fatto che mi sentii come rinvenire, e riebbi spazio intorno, ricomparve la Terra, la Luna tornò, e progressivamente si riaccesero stelle vicine, poi più lontane, e così via. Tutto tornava ad essere. Ero di nuovo felice, ma restava la paura di quanto era successo. Pensate che ancora la sento in questo momento da sveglio. Spero proprio che questo sogno non torni mai più.



 



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