“L’ultimo scugnizzo” è Antonio Esposito, un giovane che ha provato tutto nella vita, dalla mancanza di affetti, all’arte di arrangiarsi per sopravvivere, al doversi difendere dalla violenza, al carcere, alla miseria, al vivere continuamente al margine di una società borghese, indifferente, se non ostile.
L’occasione di riscatto gli viene offerta da una fortuita occasione: una lettera di presentazione ad un famoso avvocato in cerca di un segretario segnalatogli da un noto personaggio.
Si sa, la necessità aguzza l’ingegno e così Antonio riesce con furbizia e maestria a farsi accogliere in casa Razzulli, anche perché testimone del tradimento dell’avvocato con una giovane donna sposata.
Antonio si dimostra bravissimo nel suo lavoro ed ottiene risultati sorprendenti, riuscendo a programmare il suo matrimonio con una popolana che attende un figlio da lui. Questo bambino rappresenta per lo “scugnizzo” il sogno di una vita, lo scopo più ambito di tanti anni di sofferenze e rinunce. Ma, proprio mentre sta per raggiungere la serenità e la realizzazione, avviene l’imponderabile….
La commedia di Raffaele Viviani ci ripropone un mondo disperato di uomini condannati alla sofferenza e al non riscatto, nonostante i loro sforzi e la volontà estrema di affermazione per emergere, per migliorare una triste condizione di vita, cui sembrano condannati da un ingiusto destino. Nello spettacolo, diretto in maniera eccellente dal regista Vito Matassino, si alternano gioia e dolore, ma è soprattutto la comicità dei personaggi e delle situazioni a prevalere su tutto. Si ride in continuazione, per i dialoghi, le battute, gli equivoci e gli imprevisti.
Bravi gli attori tutti, dal protagonista Rino Santoro, vivace, ironico, commovente, a Claudio Veneziano, a Ciro Ruoppo, a Stefania Aguzzi, ad Anna Maria Giannone, a Monica Maiorino, solo per citarne alcuni. La commedia ha riscosso un grandissimo e meritato successo di pubblico e di critica.
SILVANA CARLETTI