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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


Grande successo di USCITA D’EMERGENZA AL TEATRO DELLA COMETA

domenica 11 gennaio 2015
Argomenti: Teatro

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- Nei Campi flegrei pervasi dal bradisismo, fenomeno legato al lento e periodico abbassamento e innalzamento del l livello del suolo, la terra trema, il mare avanza e indietreggia, e in un rifugio precario e illusoriamente ritenuto sicuro, le vite dei due protagonisti della tragicommedia di Manlio Santarelli, si uniscono in un’apparente amicizia pervasa da conflitti, ricordi, confessioni, segnata dalle crepe sui muri come metafora delle crepe dell’anima.

- “Uscita d’emergenza” primo testo teatrale di Manlio Santarelli, uno dei più grandi drammaturghi italiani viventi, fu rappresentato per la prima volta al teatro San Ferdinando di Napoli il 7 novembre 1980, e ottenne importanti riconoscimenti quali il premio "IDI" (Istituto del Dramma Italiano) e il premio "ANCI" (Associazione dei Critici Italiani).

- Testo attualissimo ed impegnativo che richiede una grande prova d’attore brillantemente superata da Gino Auriuso (Pacebbene) e Vittorio Viviani (Cirillo) e una notevole attenzione da parte del pubblico sia per la durata della pièce teatrale che per i molteplici, e non sempre immediatamente palesi, temi trattati, che invitano ad una profonda riflessione su sé stessi in un gioco di tragico e comico riconoscimento nei personaggi che muovendosi sul palcoscenico, “smuovono” i meandri della propria psiche.

- L’attenta regia di Enrico Maria Lamanna sottolinea con sensibilità ed efficacia ogni movimento, ogni gesto, aggiungendo valore alle parole dell’autore.

- Pacebbene ex-sacrestano, convince Cirillo ex-suggeritore di teatro, o “souffler” come lui stesso ama definirsi, a convivere in una casa fatiscente ai Campi Flegrei, zona di Napoli nella quale abbondano case libere ed economiche in quanto il bradisismo ha costretto gli abitanti a scegliere quartieri più stabili e sicuri. I due protagonisti della tragicommedia, in una condizione di estrema precarietà, si sentono stranamente al sicuro, escono raramente e con riluttanza dall’abitazione continuamente soggetta agli umori della terra che trema, e a nulla valgono i segni che avvertono del pericolo del crollo inevitabile. Le crepe sui muri, i calcinacci che cadono dal tetto, sono affrontati stringendosi in disperati abbracci sciolti con un sospiro di sollievo al termine dello scossone.

- Pacebbene e Cirillo, parlano continuamente, dialoghi fitti, in un napoletano italianizzato di facile comprensione, pervasi da critiche, invettive e riflessioni, monologhi come confessioni, poco importa se reali o fantasiose, il confine è labile ma efficace. I due personaggi, condividono uno spazio ridotto, misero, essenziale che la scenografia decisamente simbolica ben rappresenta: due letti con coperte militari che rimandano alla guerra, quotidiana e dell’anima, due bauli contenenti i propri tesori, due cassette vuote della frutta come comodini: guerra, ricordi, vuoto.

- Rifugio come ventre materno dal quale non si vuole uscire perché è sicuro, non si vuole nascere, non si è capaci di affrontare il mondo, tagliare il cordone ombelicale. I due bellicosi e polemici personaggi parlano della madre, della chiesa, della primadonna del teatro, e stringono al petto le loro bambole, feticci di un femminile che essendo ricordato e assente, è fortemente presente. Un femminile che irrompe nelle vite ingarbugliate di Pacebbene e Cirillo attraverso lo squillo del telefono, che entrambi gli amici-nemici ignoravano essere nella casa, e una voce di donna cerca qualcuno, un uomo che non c’è. Un femminile selvatico e aggressivo come le gatte nel cortile alle quali coraggiosamente Cirillo sottrae un foglio imbrattato di pastiera napoletana.

- Femminile amato e temuto, da integrare invece che da ricordare. Ventre che nutre ma dal quale bisogna uscire per nascere a nuova vita. E se la paura blocca il parto? Il taglio cesareo è la soluzione ideale ben rappresentata per i nostri protagonisti dall’Uscita d’emergenza”. Ne approfitteranno?

Il finale è aperto, provocatoria scelta autoriale nei confronti dello spettatore che deciderà secondo la sua storia personale.

PATRIZIA SQUILLANTE



 



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