ESTATE ROMANA
dal 15 luglio al 10 agosto ore 21.15
GIARDINO DELLA BASILICA DEI SANTI BONIFACIO E ALESSIO LL’AVENTINO
Piazza Sant’Alessio 23
PIRANDELLIANA 2014
XVI Edizione
IL GIUOCO DELLE PARTI
IL FU MATTIA PASCAL
adattamento teatrale di Marcello Amici
di Luigi Pirandello
con
Marcello Amici, Marco Vincenzetti, Vita Pugliese, Anna Varlese,
Massimo Folgori, Carlo Bari, Giulia Crescente, Antonella Arduini, Daniele Borzelli, Andrea Carpiceci, Alessandra Ferro, Marica Malgarini, Martina Meddi
Scene Marcello de Lu Vrau - Costumi Natalia Adriani
Regia di Marcello Amici
Appuntamento con l’ironia, il sogno, l’umorismo e la magia, dal 15 luglio al 10 agosto, nello splendido ed elegante giardino della Basilica dei Santi Bonifacio e Alessio che accoglierà una delle rassegne più seguite dell’estate romana: Pirandelliana 2014, giunta alla XVI edizione.
Verranno rappresentate, a sere alterne, dalla compagnia teatrale La bottega delle maschere, con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura, Creatività e Promozione Artistica per “l’importanza dell’iniziativa, due celebri opere di Luigi Pirandello per la regia di Marcello Amici.
Il 15 luglio apre la rassegna Il giuoco delle parti, che verrà rappresentato il martedì, il giovedì e il sabato; il 16 luglio debutta Il fu Mattia Pascal (adattamento teatrale di Marcello Amici) che verrà rappresentato il mercoledì, il venerdì e la domenica.
IL GIUOCO DELLE PARTI
Silia vive separata da Leone Gala che le ha lasciato tutte le libertà, anche quella di avere un amante, ma le ha imposto ogni giorno mezz’ora della sua metodica presenza. La donna profitta della prima occasione che capita per chiedere al marito di sfidare un noto spadaccino, uno dei quattro nottambuli ubriachi che una sera, entrati in casa per sbaglio, l’hanno offesa. Leone Gala accetta, permette, addirittura, che Guido Venanzi, l’amante di Silia, fissi le condizioni peggiori per il duello, però, nel momento di scendere in campo, rifiuta. A ognuno la sua parte. Egli ha fatto la sua, ha sfidato. Faccia la propria ora, battendosi, l’amante della moglie. Il giuoco è fatto!
Del più violento paradigma teatrale che sia mai stato ideato sul tipico triangolo borghese, apparentemente legato ad un episodio di costume com’è il duello, non sono sfuggite né la molla che scatena il dramma, né quella sorda, repressa, esistenziale passione. Tempi, luci, musiche, scenografia mostrano senza forzature prospettiche il luogo metafisico che si apre all’inizio con un raggio di luna, per dilatarsi poi nella stanza, assunta come metaforica spirale dalle pareti alte e levigate, impenetrabile, luogo rappresentativo e focale di tutto il teatro pirandelliano.
Bianco e nero!
Silia è una creatura incapace di consistere, disancorata, che sembra avere le malinconie di certe donne di Klimt e una sgomenta sensualità. Un marchesino e tre signori ubriachi che entrano appena in scena sono voci di dentro, ansie oniriche.
Bianco e freddo, elegante e luciferino, logico e viola il mondo di Leone Gala che risolve di testa tutti i problemi e frantuma l’involucro del realismo per giungere al pernio della realtà. La regia ha percorso la stessa strada e vi ha trovato un piccolo borghese tutto murato dentro la propria maschera che non ha potuto affrancarsi dalla sofferenza di vedersi escluso.
Il contrasto tra Silia e Leone ha la dimensione di un’inconciliabile contrapposizione tra la vita e la rappresentazione analitica di essa. E’ un’algebra per conoscitori del teatro nel teatro. Nel dipanare la vicenda, la regia non ha mai dimenticato che Pirandello è l’autore del più acuto saggio sull’umorismo!
L’ingranaggio della commedia viene esposto in tutta la sua evidenza metaforica, l’asciutto contenitore mentale è reso visibile con effetti di magico realismo che oscilla tra Kafka e Buñuel. Non si è distrutta la forma ma scoperta una seconda realtà, un espressionismo di cui si parla solo per negazioni: una musica lontana, una luce come una fessura da uno strappo nel cielo di carta sulla maschera della luna e, nel finale, un pizzico di viola ritagliato nelle ultime note di una improbabile Cavalleria.
IL FU MATTIA PASCAL
Mattia Pascal è un modesto impiegato. È diventato un guardiano di libri nella biblioteca comunale, vive una vita grama e soffocata, rattristata dai continui litigi con la suocera e la moglie. Avvilito e sfiduciato, un giorno, Mattia Pascal abbandona la famiglia con l’intenzione di imbarcarsi per l’America, così, alla ventura. E’ la ribellione di un vinto. Capita per caso a Montecarlo, gioca al casinò e vince una grossa somma: ottantaduemilalire!
Leggendo un giornale apprende che al suo paese è stato trovato il cadavere di un uomo annegato in un fosso e si è creduto di riconoscere in quel povero corpo proprio lui, Mattia Pascal. Se gli altri lo hanno creduto morto, nulla gli vieta di considerarsi tale. Cambia il proprio nome in quello di Adriano Meis, si nasconde dietro un paio di occhiali azzurrini, viaggia, si trasferisce a Roma, si innamora di un’umile
La moltiplicazione delle verità, l’irrealizzabile libertà, amaramente, gli fanno capire, però, che fuori della legge e fuori di quelle particolarità, liete o tristi che siano, per cui noi siamo noi, non è possibile vivere. Finge il suicidio di Adriano Meis, torna al suo paese, ma si accorge che tutti, nella certezza della sua scomparsa, hanno continuato a vivere. La moglie, addirittura, si è risposata e ha avuto una figlia dal secondo marito. Mattia Pascal è un escluso, non c’è più posto per lui, perché durante la sua assenza tutto si è sistemato per bene. Si reca alla sua tomba per deporvi una corona di fiori. La commedia è al suo vertice: egli è il morto, è il fu Mattia Pascal.
Ingresso € 12,00 (ridotto € 10,00)
Inizio spettacoli ore 21.15 - fine spettacoli ore 23.20
apertura botteghino ore 20 - lunedì riposo
Informazioni e prenotazioni: 06.6620982 (orario: 10.00/13.00 - 16.00/20.30)
www.labottegadellemaschere.it
info@labottegadellemaschere.it