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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


Al teatro TINTA DI ROSSO di Napoli dall’8 all’11 marzo – “IL MACERO”

sabato 3 marzo 2007
Argomenti: Teatro

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Monologo teatrale di e con Roberto Solofria, prodotto dalla Società Cooperativa “Mutamenti” di Caserta

…”Non sparate ci sono i bambini mi arrendo mi arrendo. Per carità state fermi ci sono le bambine mi arrendo ma non fate male alle bambine e a mia moglie”.

Con queste parole Sandokan al secolo Francesco Schiavone di anni 44, la primula rossa della camorra campana, capo indiscusso del clan più feroce dell’Italia meridionale, quello dei Casalesi, ha accolto gli uomini della DIA di Napoli, con le sue bambine in braccio, consegnandosi agli uomini di Guido Longo quando ha capito che per lui non c’era più scampo.

Pur essendo tratto dal romanzo “Sandokan - storia di camorra”, del poeta e romanziere Nanni Balestrini, “Il Macero”, non indugia sulle “gesta” del noto camorrista casertano, delle quali peraltro vi è ampia traccia nelle cronache giornalistiche e giudiziarie. E quando si sofferma sulle vicende del clan che negli anni Ottanta sfidò la Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, lo far per descrivere, con un’imposizione surreale, il destino iperrealista di un paese alla deriva. Un paese in cui il cartello con la scritta “Benvenuti” è pieno di buchi di proiettili, in cui è “quasi” legale truffare le assicurazioni o esercitarsi al tiro contro il portone di una persona che ti è antipatica. Un paese in cui la cosiddetta modernità è giunta sotto forma di armi tecnologicamente avanzate o di auto di lusso e di telefoni cellulari, che l’uso di quelle armi consente di acquistare. Un paese in cui o diventi un “muschillo” (la sentinella di un boss) o frutta da macerare.

Su un palcoscenico volutamente nudo, spoglio e squallido, Roberto Solofria, indossando gli abiti di un ragazzo sensibile e caparbio, racconta il disagio a vivere in una comunità in cui l’attitudine al delitto è divenuta scorza callosa, rimedio ad ogni ingiustizia. A tutto questo egli si ribella: prima parlando, decidendo di raccontare, di non tacere, e poi abbandonando la terra in cui è nato. La sua vorrebbe essere un’emigrazione morale, oltre che economica e sociale, un’emigrazione che nasce dal rifiuto di accettare l’abitudine alla morte che fa da sfondo ad una magra e indigesta esistenza contadina. “Il Macero” è una storia di una fuga, certo, è però anche, almeno nelle intenzioni, l’esposizione “chirurgica” di un taglio etico, politico nei confronti di un inferno quotidiano , quello dell’Agro-aversano, che non genera nemmeno eroi ma solo martiri.

Il romanzo “Sandokan…..storia di camorra”, di Nanni Balestrini edito da Einaudi è difficilmente reperibile nelle librerie perché ritirato dal commercio dalla casa editrice torinese, che ha voluto sospendere la distribuzione “per compiere un atto di autotutela seguito ad un paio di denunce per diffamazione presentate contro l’autore”, tre anni fa circa, dagli avvocati del boss Francesco Schiavone all’epoca capo indiscusso del clan camorrista dei casalesi di Casal di Principe (Ce). Anche la ristampa, prevista per l’estate del 2005, è poi rimasta un sogno nel cassetto, nonostante i giudici del tribunale di Torino lo abbiano considerato un testo “di interesse pubblico e di cronaca”.

Nonostante l’attenzione dedicata dalla stampa, lo spettacolo per poter essere veicolato e superare la “censura” dei circuiti teatrali tradizionali, è stato inserito nella programmazione dei Teatri d’Arte Mediterranei, un progetto che vuole portare il teatro in luoghi “difficili” o dove mancano tali strutture consentendo, così, al lavoro di Solofria di circuitare in Italia centro meridionale e di raggiungere, per la prima volta, anche Padova senza, però, poter essere mai rappresentato a Casal di Principe o nei paesi limitrofi.

Pietro Nardiello



 



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