a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
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LDVRoma
Nei paesi dell’America Latina, per anni martoriati da dittature, potenti lobby, desasparesidos, miseria, criminalità che con traffici illegali (droga, prostituzione, armi, organi umani e quant’altro) ancora coinvolge ogni giorno tanti bambini, due uomini coraggiosi hanno indicato una strada di speranza e riscatto che passa attraverso la Forza dell’Arte: Antonio Abreu e Vik Muniz.
Slum Symphony
A Slum Simphony – Allegro Crescendo è il film - documentario (scritto e diretto da Cristiano Barbarossa) che ci mostra in che modo Antonio Abreu sia riuscito in più di 30 anni a strappare tanti ragazzi alla strada, con lo studio della musica classica e il suono di qualche strumento. In Italia alla presentazione del film, avvenuta all’Auditorium di Roma, uno dei giovani musicisti, divenuto ora famoso, il violoncellista J. G. Guzman Farias che si è esibito con l’orchestra dell’Accademia di S. Cecilia, ha dichiarato: - La musica è un mondo dove tutto è possibile, dove tutti siamo uguali -.
A. Abreu
Il presidente della Federcultura, Roberto Grossi, ha annunciato poi un progetto con la scuola di musica di Fiesole, per creare orchestre e cori giovanili in Italia, con un comitato onlus presieduto da C. Abbado. Sul palco c’era anche un ragazzo napoletano, Raffaele, 11 anni, clarinettista nato nel rione Sanità.
Altri alunni
A slum symphony
Nel commovente documentario, trasmesso anche da Rai 3, è stato bello vedere la gioia sui volti sorridenti di tanti umili ragazzi che vivono seguendo il meraviglioso progetto artistico di Abreu.
Accademico, politico, musicista, nato a Valera nel 1939, egli fondò nel 1975 EL SISTEMA, sperimentando con successo un metodo didattico in cui la musica diventa mezzo di promozione sociale e culturale.
Vik muniz
Gradualmente, sotto l’abile guida di Antonio Abreu, tante nazioni cominciarono ad interessarsi alle sue iniziative e a promuovere programmi di scambio e collaborazione, attirando anche grandi artisti come Claudio Abbado. Numerosi sono i premi assegnati a El Sistema, tra i quali ricordiamo in particolare IMC- UNESCO International Music Prize e il TED Price.
E sempre dall’America Latina, dal Brasile, ci arriva un altro edificante esempio in cui l’Arte diventa un mezzo di riscatto e di elevazione spirituale: un grande artista, Vik Muniz, utilizzando i rifiuti della discarica di Jardim Gramacho, la più grande del mondo, è riuscito a creare stupende immagini ricostruendo le opere di famosi artisti.
L’aspetto più importante, tuttavia, di tale vicenda è quello legato agli abitanti delle discariche, i cosiddetti catadores de rua, cioè i poveri che vivono cibandosi dei rifiuti e cercando i materiali riciclabili.
Sisyphus, Vik Muniz
La gioconda
morte di Marat
Ogni giorno arrivano nella discarica di Rio 7000 tonnellate di rifiuti e il 50% dei 20mila abitanti di Jardim Gramacho si procaccia da vivere col riciclaggio, vivendo in orribili baracche senza servizi igienici.
Da anni si dice che la discarica dovrebbe essere chiusa, ma è ancora lì e, pertanto, l’iniziativa di Muniz appare particolarmente lodevole: ha dato dignità alle persone delle discariche un tempo disprezzate e considerate come parassiti ed è riuscito perfino a coinvolgere una parte degli industriali brasiliani che hanno organizzato corsi su riciclaggio e vendita diretta alle industrie interessate senza mediatori. Con i soldi ricavati dalla vendita delle sue opere, inoltre, sono state acquistate attrezzature per migliorare le condizioni di lavoro.
Vik Muniz, brasilino e newyorkese d’adozione, con la sua positiva iniziativa ha ridonato fiducia e speranza nel futuro a tante persone. Anche la sua esperienza è stata illustrata in un documentario Waste Land, del regista Lucy Walker, premiato al Festival di Sundance e a quello di Berlino 2010, nonché a Firenze alla rassegna “Lo Schermo dell’Arte”.
Siamo in Italia, non in America Latina, ma camminando tra i rifiuti di Napoli, non ho potuto fare a meno di pensare al grande potere salvifico dell’Arte e mi sono chiesta perché noi, cittadini di una nazione civile, non riusciamo a mettere in atto esperienze simili, anzi ci adopriamo per apportare tagli a Istruzione e cultura.