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ERA GABRIELLA FERRI

INTERVISTA AD ELENA BONELLI
giovedì 11 gennaio 2024 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Arte, artisti


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Dal 12 al 14 gennaio, Elena Bonelli omaggerà la grande cantante romana in Era Gabriella Ferri, di e con Elena Bonelli, Maurizio Mannoni, Pier Francesco Pingitore e Giandomenico Anellino alla chitarra e Fernando Diaz al pianoforte. Costumi, Renato Balestra, regia, Stefano Reali.

Nel celebrare il ventennale della scomparsa de “La Voce Di Roma “e della canzone romana, come il recente documentario RAI l’ha definita, la brava Elena Bonelli rende omaggio a Gabriella Ferri con uno spettacolo attraverso parole e canzoni ma anche testimonianze, tra cui quella di Pierfrancesco Pingitore, colui che la scoprì e di fatto la lanciò e seguì nel percorso artistico, consacrandola come la grande interprete della romanità che sarà in scena con Elena Bonelli e Maurizio Mannoni nel racconto della straordinaria quanto incredibile vita di Gabriella Ferri.

La storia è inframezzata dall’interpretazione delle canzoni che lei ha cantato, da quelle napoletane a quelle spagnole, fino alle romane e saranno interpretati i brani musicali come Grazie alla vita, Malafemmina, Maruzzella, ma anche molti brani meno conosciuti scritti per lei proprio da Pierfrancesco Pingitore che ricorderà l’artista con una sua “Ode “a Gabriella. In scena anche due straordinari musicisti come Giandomenico Anellino alla chitarra e Fernando Diaz al pianoforte ad accompagnare la voce di Elena Bonelli. I costumi sono di Renato Balestra. Il testo è di Elena Bonelli e la regia di Stefano Reali.

Nello spettacolo molte sono le curiosità sconosciute alla maggior parte delle persone che cattureranno lo spettatore. È il caso quindi di dire nozioni ed emozioni. Canzoni e dichiarazioni. Tra le molte risate, il filo del racconto si dipanerà in molte storie.

Abbiamo intervistato Elena Bonelli che interpreta con passione, verità e rispetto la verità di questa artista che è ormai nel mito. Ci complimentiamo con Elena Bonelli per aver voluto uno spettacolo ad omaggio della indimenticata cantante di Testaccio e cominciamo l’intervista. Quali emozioni e sfide ha affrontato nel portare in scena il repertorio di Gabriella Ferri?

La sfida principale è stata quella di affrontare un mito senza mai sovrapporsi, perché i miti vanno rispettati, sono unici, inimitabili e irriproducibili. Chi affronta il mito, come in questo caso, deve porsi sempre tre o quattro passi indietro, con l’umiltà, per rendere omaggio senza mai cadere nell’imitazione, nell’emulazione o ripetizione di quello che faceva, cercando invece, di tirare fuori l’anima vera del personaggio. Soprattutto la storia che l’ha circondata, come in questo caso, infatti il titolo è Era Gabriella Ferri, perché racconta anche l’ “era” in cui è vissuta, allora diventa uno spettacolo quasi didattico, molto divertente che ti fa scoprire anche pezzi di storia della televisione italiana, perché lei è stata la prima artista a debuttare con uno spettacolo completamente suo, nel momento in cui la RAI ha inaugurato la televisione a colori, quindi è stata un’innovatrice. Questo è il modo in cui mi sono posta e ho affrontato questa sfida, per far conoscere, divulgare e mai sovrapporsi, perché i miti sono inimitabili e irriproducibili.

Come si è preparata, anche sotto l’aspetto umano ed emotivo per rendere unico e coinvolgente lo spettacolo?

Sono dieci anni che la studio, la leggo, in tutti i modi, ho fatto molte ricerche, ho intervistato Leo Gullotta, P. Pingitore, Pippo Franco, tutti coloro che l’hanno conosciuta e che ci hanno lavorato. È stato un lavoro appassionato, così mi sono posta, ho cercato di cantare le canzone che faceva lei ma senza mai imitarla, questa è la cosa principale, entrare nel personaggio e viverlo emotivamente ma mai imitare.

Sente di avere un legame con Gabriella Ferri a prescindere dalla romanità?

Tantissimo, soprattutto il rapporto con Roma, una città che ci fa soffrire come ha fatto soffrire lei e questo lo dico anche nello spettacolo. Una Roma disattenta, che non apprezza i personaggi che l’hanno resa e la rendono sempre più conosciuta nel mondo, che hanno rappresentato un valore aggiunto a questa città, una città che è una schiacciasassi con tutto l’amore e che come diceva lei “Se io mi specchiavo, in me vedevo Roma. L’ho sempre amata e onorata ma lei mi ha tradita e non mi ha considerata e questo è stato per me fonte di grande malessere che io sapevo che prima o poi mi avrebbe fatto tanto del male” e così è stato.

Conoscendo il suo impegno nella promozione della canzone romana e le iniziative per rinnovarla, crede che ci sia ancora spazio per il genere popolare, a parte la canzone romana, nel panorama musicale italiano?

C’è spazio per chi la fa e per chi la promuove, non c’è spazio per elevarla. La Canzone romana esiste, siamo noi; la Canzone romana è un grande spaccato culturale di vita, cultura e musica romana, i media purtroppo non gli riservano l’attenzione che da secoli meriterebbe, ed è per questo che non è mai stata elevata come invece è successo per la Canzone napoletana, che ha avuto la promozione e il sostegno di menti più illuminate.

Ringraziamo Elena Bonelli per la sua disponibilità, condividiamo con lei l’importanza di tramandare alle generazioni future il patrimonio di musica e canzoni romane che rappresentano quello spirito vernacolare e unico che chi nasce o cresce in questa città eredita per risonanza.

Orario spettacoli: giovedì, venerdì ore 20,45; sabato ore 17,00 e 20,45 biglietti a partire da 23 euro

Teatro Ghione, via delle Fornaci, 37, Roma www.teatroghione.it 06 6372294

 

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