https://www.traditionrolex.com/30 IL BERRETTO A SONAGLI CON LA REGIA DI GABRIELE LAVIA-Scena Illustrata WEB

INFORMAZIONE
CULTURALE
Aprile 2024



HOME PAGE

ARCHIVI RIVISTA

Articoli on-line 7716
Articoli visitati
5318091
Connessi 31

INDICE GENERALE
INDICE MENSILE
RUBRICHE
PASSATO E PRESENTE
EVENTI
ITINERARI E VIAGGI
AVVOCATO AMICO
COSTUME E SOCIETA’
QUADRIFOGLIO
TERZA PAGINA
LETTURE CONSIGLIATE
CULTURA
SCIENZA E DINTORNI
FILATELIA
ARTE E NATURA
COMUNICATI STAMPA
MUSICA E SPETTACOLO
SPORT
ATTUALITA’
LIBRI RECENSITI
AUTORI
Argomenti

Monitorare l'attività del sito RSS 2.0
SITI AMICI

a cura di
Silvana Carletti (Dir.Resp.)
Carlo Vallauri
Giovanna D'Arbitrio
Odino Grubessi
Luciano De Vita (Editore)
On line copyright
2005-2018 by LDVRoma

Ultimo aggiornamento
29 aprile 2024   e  



Sito realizzato con il sistema
di pubblicazione Spip
sotto licenza GPL

IL BERRETTO A SONAGLI CON LA REGIA DI GABRIELE LAVIA

AL TEATRO QUIRINO Dal 29 Marzo al 3 Aprile
venerdì 11 novembre 2022 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Teatro


Segnala l'articolo ad un amico

Al Teatro Quirino di Roma, dall’8 al 20 novembre Gabriele Lavia e Federica Di Martino portano in scena la commedia pirandelliana Il Berretto a sonagli in un nuovo interessante allestimento, con le scene di Alessandro Camera, le musiche di Antonio di Pofi e i costumi ideati dagli allievi del Terzo anno dell’Accademia Costume & Moda.

Nelle note di regia, Lavia ci racconta la sua impostazione squisitamente incentrata sull’aspetto psicologico, «… la vita è una “soglia” troppo affollata sul “nulla” affollato di “apparenze”, ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia …. è una tragedia della mente con la maschera della “farsa”. Pirandello porta sulla scena un “uomo vecchio”, uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita e, poiché è un “niente di uomo”, trattato come se fosse niente».

Eppure la bellezza di quest’opera di Pirandello è nell’aver messo a fuoco non solo la tragedia della mente dei suoi personaggi, ma soprattutto quella portata fuori da sé e cioè nella società dove la “dignità esteriore” è un valore che se ignorato provoca conseguenze e presta il fianco a chi come Ciampa più che essere un uomo di niente appare come un cinico e disincantato che si piega al gioco dei “pupi” giocando in modo provocatorio con la teoria delle “tre corde”: civile, seria e della follia, quasi un pronostico sull’evoluzione degli eventi, su come ripristinare l’ordine razionale e di facciata.

Lo scrivano Ciampa è perfettamente integrato nell’ordine sociale, è un accorto calcolatore che accetta la situazione a patto che la sua dignità pubblica non venga intaccata, è disposto a tutto pur di ripristinare la situazione, anche utilizzare la minaccia di una vendetta cruenta, purché non debba a soffrirne il suo onore. Anche la figura di Beatrice appare poco valorizzata, si pone l’accento sin da subito sulla “follia” del suo gesto vendicativo mentre la presa di coscienza del personaggio appare compromessa. La scenografia di Alessandro Camera, tutta protesa verso il pubblico, sottolinea la realtà opprimente. Gli avvenimenti si svolgono nel salotto della casa dei Fiorìca, uno spazio in cui l’equilibrio sembra essere sovvertito. I manichini incorniciano la scena e si addentrano anche nella platea includendola nello “spazio di teatro”, praticamente una traduzione delle parole del protagonista che, rivolgendosi al fratello di Beatrice sottolinea: «Pupi siamo, caro signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti».

Patrizia Cantatore

 

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30