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Teatro dell’Orologio

PERCHÉ È SCOMPARSO IL FISICO MAJORANA

L’inquietante interrogativo nel riuscito spettacolo di Pallottini
lunedì 23 febbraio 2009 di Carlo Vallauri

Argomenti: Teatro


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Il merito di Claudio Pallottini nel presentare Il caso Majorana (Teatro dell’Orologio) è aver prescelto una formula di tipo televisivo che si presta ad una spiegazione degli eventi che via via si succedono sulla scena, sicché lo spettatore ha subito la percezione precisa di quel che sta avvenendo e – trattandosi di episodi di storia recente – quindi del suo significato.

Non quindi una imbalsamazione del protagonista – come spesso accade nelle ricostruzioni storiche teatrali – bensì la indicazione dei fatti e delle persone nel loro incrociarsi rispetto alla vita del protagonista che in questo caso non appare mai in scena perché il testo appunto narra come egli sia misteriosamente scomparso e come siano attendibili le due ipotesi, ruotanti attorno alla sua scomparsa volontaria: suicidio o ritiro in convento). E lo scienziato Ettore Majorana dedicatosi negli anni ’30, insieme a Enrico Fermi, a ricerche nuovissime su quella che poi si sarebbe rivelata la strada del nucleare, scomparve dopo un viaggio in mare da Palermo a Napoli, sua sede universitaria.

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Locandina dello spettacolo

Pallottini non è solo un autore valido del testo ma anche interprete dello spettacolo nel ruolo dello “storico” che racconta come si sono svolti i farri noti, quali erano le persone vicine allo studioso, quale il suo carattere personale, la sua formazione, quindi rimane il dominus assoluto della rappresentazione e va subito precisato che egli sa rendere benissimo il senso dell’intera operazione con un tono conversativo sempre gradevole, mai pesante o saccente, cercando di penetrare nel mistero di un segreto mai svelato.

Così vediamo i suoi colleghi nei momenti anche di confronto critico, tra loro e gli altri personaggi, muoversi con semplicità e chiarezza, dando sempre una spiegazione di quel che sta succedendo. Ne esce così uno spettacolo completo, efficace, convincente.

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Ettore Majorana

Naturalmente l’autore non pretende di dire quel che nessuno può sapere, destinato a rimanere avvolto nel dubbio, ma ciascuno spettatore può esprimere, sulla base degli elementi forniti, un proprio parere. Lo svolgimento scenico è rapido, con tratti e dialoghi essenziali, convincenti. Gli anni ’30 sono presentati nell’animo dei personaggi, con le loro esitazioni, i loro dubbi come le loro certezze, ciascuno con il proprio destino, senza forzare o strumentalizzare uomini ed eventi: la comunità degli scienziati (i famosi “ragazzi” di via Panisperna che, senza saperlo, preparavano sensazionali “scoperte” scientifiche), brevi accenni ai loro familiari, al tenore di vita, alle speranze, in una atmosfera che – per qualche verso – potrebbe ricordare l’ansiosa attesa dei personaggi dell’Uomo senza qualità di Musil, in un ambiente diverso, ma suggestionante da quel che accadeva attorno, nel mondo. La piccola Italia della polizia, la sobria severità degli intellettuali, le passioni e i sentimenti semplici di vite vere, intensamente vissute. Le inquietanti ipotesi su problemi di coscienza che lo scienziato può essersi posto, di fronte alle dimensioni di quanto intravisto nel progresso della scienza cui contribuisce con tanta determinazione, sono filtrate attraverso un discorso più ampio che coinvolge le responsabilità degli scienziati che poi hanno conseguito (come Oppenheimer) o non avrebbero neppure tentato di conseguire (come Heinsenberg in Germania) il successo finale sulle ricerche destinato a cambiare la storia del mondo.

Marco Simeoni è lo stringente regista in grado di guidare, attraverso il presentatore “storico”, tutti i personaggi del dramma, nelle loro aspirazioni e nelle loro debolezze. Sono pagine di vita autentica che Pallottini ha saputo cogliere con qualità e stile. Sebastiano Colla come severo “Fermi” e Stefano Messina preciso e decoroso “Amaldi” insieme a Cristina Pellegrino (Laura Fermi) danno pieno risalto alle rispettive figure, troppo standardizzato su uno schema meramente caricaturale Francesco Simone nella parte ingrata del prefetto Bocchini. Efficiente l’apparato tecnico, coreografie di Stefano Bontempi.

P.S.

TEATRO DELL’OROLOGIO - Sala Grande -

Via de’ Filippini, 17/a – tel. 06.6875550

dal 3 al 15 febbraio ‘09


 

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