La Compagnia Molière porta Emilio Solfrizzi all’Ambra con “Roger”, testo letterario di Umberto Marino.
La scena è il campo da tennis dove dovrebbe svolgersi una partita immaginaria su terra rossa, cemento o campo d’erba. Una partita con il mito, l’inarrivabile “Roger” (Federer) che esprime forza, bellezza, classe. Lo sfidante è un numero 2, Emilio Solfrizzi, con le sue scarpe un po’ consumate e la divisa coordinata non proprio all’ultima moda, è pronto a scendere in campo per sfidare lui il numero 1.
Il talento di Emilio Solfrizzi, pugliese e con esperienze e successi nel cabaret, teatro, cinema e fiction, riesce non solo a dare una voce credibile al testo, ma lo arricchisce di mimica e di gestualità comica trascinando il pubblico davanti alla partita della vita con le sue battute, i servizi, i punti.
Il testo è agile, pieno di spunti interessanti, la regia puntuale lascia che l’attore vivifichi il palcoscenico/campo, muovendosi sulle direttrici che lo delimitano, le poche righe bianche e, nella presenza delle due sedie, quelle dove si riposano i tennisti nei cambi campo.
La partita, le racchette, le palline, i lungolinea, i colpi, i micidiali rovesci e le volée sono affidate alla potenza della parola e alla capacità di “cuntare” di Solfrizzi, come ha dichiarato Umberto Marino autore e regista, rendendo più agile il testo fuori dal contesto letterario e sfruttando le capacità attoriali al modo degli arcaici cantastorie siciliani di cui parlò Giuseppe Pitré nei suoi testi sulle tradizioni popolari siciliane.
Una realtà virtuale e immaginaria che ha la capacità di evocare molte altre realtà virtuali della nostra vita, mostrando i vizi e le virtù umane. Una chiave che attraverso lo sport come mito, invita a scoprire l’accettazione della nostra fragilità quali esseri umani e, a trovare un posto nel mondo senza false illusioni, con spirito di umiltà e desiderio di assecondare la propria natura.
Un appuntamento da non perdere per alleggerire lo spirito e riflettere con ironia.