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DELITTO ALL’HOME RESTAURANT

Un giallo avvincente di Annalisa Venditti
lunedì 1 febbraio 2021 di Nica Fiori

Argomenti: Recensioni Libri


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Una brillante mente criminale può nascondersi anche in una città solare come Roma, apparentemente ben lontana dalle atmosfere cupe e brumose predilette da molti giallisti. Ce lo dimostra con eleganza e maestria la scrittrice Annalisa Venditti nel suo romanzo “Delitto all’home restaurant. Una nuova indagine del capitano Borgia” (Dei Merangoli Editrice, 2020), un giallo di quasi 496 pagine, la cui lettura ci avvince dal primo all’ultimo capitolo, grazie a un intreccio intrigante e a una scrittura scorrevole, qua e là infarcita di arcane suggestioni

Un’ex bellissima donna che si è separata dal marito, non potendo contare più sui soldi del ricco coniuge, che comunque le ha lasciato un bellissimo attico in via delle Fornaci, decide di sfruttare la sua abilità sui fornelli per trasformare la sua elegante dimora in un home restaurant. Per inaugurare quest’attività, una sua amica, esperta in public relations, le fissa una cena di alcuni ex compagni di classe, tutti professionisti affermati.

Nel giorno prefissato tutto viene preparato alla perfezione dalla proprietaria, ma qualcosa va storto. Dopo aver portato a tavola il dolce, lei perde i sensi e al suo risveglio si rende conto che è stato inscenato il più macabro degli spettacoli. Qualcuno ha servito un piatto condito di vendetta, realizzato espressamente per far pagare ai commensali un conto in sospeso.

Viene chiamato a indagare il capitano dei carabinieri Giovanni Borgia, un uomo dal carattere irrequieto, che si dà arie da tombeur des femmes ma che all’occorrenza dimostra una certa sensibilità. Stavolta si troverà a risolvere un caso simile a un puzzle pieno di tessere mancanti. Un rompicapo degno del più abile enigmista, che si diverte con i suoi rebus, muovendo le pedine di una tavola da gioco disegnata apposta per le sue vittime. Del resto, come suggerisce l’enigmista Ennio Peres, autore della postfazione, nel testo sono mimetizzati diversi anagrammi e giochi verbali: altrimenti che “diletto” ci sarebbe nel “delitto”?

Ma un delitto così ben congegnato, per quanto riprovevole, non è forse la conseguenza di un’azione efferata compiuta in un passato che sembrava dimenticato? Questo sembra intuire a un certo punto il lettore. Del resto, quando l’umanità cede a inaudite violenze fisiche e psicologiche, non si può stare impassibili a guardare il male. Si può covare l’insano desiderio di vendicarsi, di farsi giustizia da sé in una sorta di risarcimento morale nei confronti di esseri spregevoli.

Oltre al capitano, al suo sottoposto maresciallo Ceccacci, cui ogni tanto sfuggono delle frasi in romanesco, e al magistrato inquirente Cavallaro, s’interessano del caso anche una giornalista televisiva e un’apprezzata criminologa arrivata dalla Svizzera, che hanno ricevuto entrambe per posta misteriose audiocassette. Ed è proprio la criminologa che, in una conferenza tenuta nell’Università di Berna, analizza da esperta la sete di vendetta, che può sconvolgere la mente di un ipotetico assassino, come si legge in uno dei primi capitoli:

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Annalisa Venditti

“Il desiderio di morte è una sensazione costante in tutto l’arco della vita. Una voglia che a volte si tramuta in attesa eccitante, altre in paura o terrore paralizzante. La voglia di uccidere è un fattore incontrollabile che assale la sua testa come la fame fa con lo stomaco… Può essere un pensiero ricorrente, un sistema quasi matematico di riflessione, una progettualità sistemica che impone calcoli, ragionamenti ossessivi, strategie, vie di fuga…
A volte quel desiderio di uccidere viene trattenuto e soffocato soltanto perché a fargli da guardia è un malessere più forte di quello, che lo rende inoffensivo. Non lo placa, ma lo blocca. In realtà è come spostare l’orologio a una bomba”.

Quella descritta da Annalisa Venditti nel romanzo è una Roma contemporanea, trasandata ma ancora affascinante, anche perché qua e là affiorano i ricordi del passato, a partire dall’assassinio di Juan Borgia, duca di Gandia, figlio prediletto del papa Alessandro VI, del quale il suo omonimo investigatore possiede un ritratto. Come racconta l’autrice, Juan Borgia era sparito una notte, dopo un convivio, per addentrarsi “negli intrighi di una Roma stellata che non lo avrebbe mai più rivisto, affascinante e potente, sfilare tra uomini vivi”. Il suo corpo venne ritrovato sul greto del fiume con nove coltellate sulle giovani e belle carni e non si riuscì a trovare l’omicida.

Il nostro capitano, invece, riuscirà nell’impresa di smascherare il colpevole del delitto di via delle Fornaci, aiutato dai suoi collaboratori, non senza correre grandi rischi, tanto che a un certo punto dovrà fare una sosta forzata in ospedale, accompagnato dalla sua amante Micol, con la quale condivide solo degli incontri erotici, senza un progetto di vita comune. Micol è una donna che sa attendere, che non reclama attenzioni e quindi è perfetta per un uomo che non vuole rinunciare alla sua libertà. Un uomo che sta vivendo un periodo strano e difficile, che lo porta a girovagare nella città, da Monteverde a San Paolo fuori le Mura (l’unico luogo forse dove sente la presenza di Dio), all’EUR, a piazzale Flaminio, a Villa Borghese, a via Veneto, la via della “dolce vita” degli anni ’50 e ’60. È una “Nonna Roma” quella che osserva dalla sua auto, una prostituta senza più speranza, “anziana signora dall’antica e sfoggiata bellezza, malata per i troppi corpi che l’hanno posseduta, folle per quelli che mai più potrà avere”.

Diversi sono gli indizi sparsi nel corso del racconto, a partire da quello che viene trovato nel giardino di Santa Maria dell’Orto a Trastevere, la chiesa di un’importante arciconfraternita, ma, ovviamente, trattandosi di una storia misteriosa con un finale a sorpresa, lascio al lettore il piacere di scoprire a poco a poco la trama e i personaggi, tutti psicologicamente ben delineati, i colpi di scena e gli enigmi che si susseguono, compresi quelli legati al testo di alcune opere liriche.

Si tratta di un romanzo avvincente che può reggere bene il confronto con i notissimi gialli di ambientazione napoletana di Maurizio De Giovanni o con quelli romani di Roberto Costantini. Auguriamo pertanto alla colta e dotata scrittrice di raggiungere il successo che si merita in questo genere letterario, che si sta imponendo sempre di più in Italia, grazie anche agli sceneggiati televisivi che danno una grande visibilità ai loro autori.

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L’Autrice

ANNALISA VENDITTI (1977) è giornalista, scrittrice e autrice televisiva. Lavora nel programma di Rai 3 "Chi l’ha visto?". Si occupa da anni di cronaca nera e giudiziaria. Con la casa editrice dei Merangoli ha pubblicato "Il giorno dell’Assoluzione", romanzo giallo e prima avventura del capitano Borgia, e “Donne Perse(phone)”, testo teatrale contro la violenza di genere.