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Spettacolo - Aspettiamo il ’68

QUALE ’68?

Torna un testo di Enrico Bernard ancora carico di attese
martedì 19 febbraio 2008 di Carlo Vallauri

Argomenti: Teatro


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E’ tornato il ’68? Quest’anno di “celebrazione” del quarantenario di quel fenomeno giovanilistico internazionale viene riproposto un testo teatrale di Enrico Bernard che cita nel titolo quell’anno fatale ma non in riferimento agli eventi della stagione rievocata. Infatti Aspettiamo il ’68(rappresentato in questi giorni con larga affluenza di pubblico al teatro dell’Orologio) si richiama semplicemente alla fermata di un autobus che reca quel numero, e l’autore utilizza l’incontro casuale di tante persone diverse per raccogliere i grumi di umanità che da esse promanano.

Sono esperienze nelle quali ciascuno di noi è incorso, quando l’attesa di un mezzo pubblico si prolunga, e i cittadini si scambiano osservazioni, pareri, critiche (specie sul disservizio). Bernard riesce a cogliere stati d’animo, sentimenti che dall’anno di scrittura a quello di oggi non sono molto cambiati (forse nell’esperienza romana c’è una maggiore consapevolezza di una fatalità “sociale” cui sembra ormai vano contrapporsi),

Personaggi solcati da una vena che sembra svelare, nell’attesa dell’autobus, l’attesa di eventi ben più significativi. Un estremo fluire nel quale le singolarità prevalgono con i differenti umori, le piccole speranze d’ognuno, la propensione a chiedere di più dall’esistenza o al contrario a considerare chiusa la propria personale vicenda umana. Ottimismo convinto e pessimismo spicciolo nell’incertezza del futuro. Ciascuno di noi attende qualcosa, inevitabile o fortuita: la società si rispecchia in un piccolo cosmo capace di aprire inquietudini interiori, di dare sfogo a malumori diffusi, a confrontare certezze ritenute assolute.

Conoscendo l’opera complessiva di Bernard nelle sue molteplici sfaccettature, Aspettando il ’68 appare oggi come un momento di pausa, di esitazione, rispetto a ben più chiari posizionamenti psicologici e sociali. E proprio l’attesa – nel ’68 come oggi – il punto chiave di un mondo nel quale molti forse hanno perduto le speranze, mentre altri mostrano maggiore pazienza … alcuni sicuri che l’autobus passerà, altri del contrario.

Come in altre occasioni, l’elemento più evidente è la scorrevolezza del dialogare che, nel saltare da un aspetto ad un altro, chiama in causa contemporaneamente tensioni momentanee e leggerezze dello spirito in un continuo rincorrersi nei tempi brevi che animano lo svolgimento scenico.

La regia, accorta e nel contempo pungente, dello stesso autore, ha contribuito al miglior risultato nella convincente prova resa degli attori e nella rappresentazione nel suo insieme, anche con indovinati spunti che hanno coinvolto sin dall’inizio gli spettatori.

 

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