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Teatro a Roma

LA CORRUZIONE DIFFUSA IN CALABRIA

IN UN TESTO DI ROBERTO CAVOSI
giovedì 19 aprile 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Teatro


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La notte dell’Epifania di Roberto Cavosi, rappresentata al Piccolo Eliseo di Roma, ha il pregio di presentare uno spaccato della Calabria, corrosa dalle reti di corruzione ed omertà (come altresì accade in Sicilia, Puglia e Campania), attraverso l’esemplificazione del comportamento di giovani che s’impegnano per debellare quel “male” endemico.

Un modo di vivere che si è abituati ad accettare come “normale”, quelle patologie sociali suscitano infatti nei ragazzi - come l’autore sottolinea in incisivi tratti - uno spirito reattivo più vivo di quanto non accada con la generazione procedente. Questo segno di cambiamento psicologico (ancora prima che morale) è stato avvertito da Cavosi, che ha trascorso un periodo in quell’ambiente, traendone motivi di riflessione che ha trasferito nel testo con sobrietà e senso della misura, soffermandosi su aspetti e momenti specifici di singole persone, oltre che sul dramma corale. Il rischio di opere che cercano di penetrare all’interno di complesse e misteriose vicende del nostro Mezzogiorno è di far prevalere l’elemento di giudizio, mentre qui emerge chiaramente una volontà di comprendere e di aiutare a comprendere.

Non sorprende contenuto e svolgimento del lavoro chi conosce la drammaturgia dell’autore, che infatti ha saputo descrivere i sottili fili che legano persone ed eventi in terre di frontiera in altri testi: ebbene nella Calabria di Notte dell’Epifania ritroviamo accenti che riconducono a questi stati d’animo perché i personaggi che vediamo sulla scena (interpretati e diretti egregiamente da giovani pieni di volontà) esprimono infatti le lacerazioni di una regione che mostra analoghi sintomi di una “frontiera”, forse anche generazionale, proprio per i motivi indicati. Abbiamo assistito con piacere allo spettacolo soprattutto perché attorno a noi c’erano tanti giovani e molti insegnanti - provenienti da province del Lazio - che partecipavano con intensità a quel che avveniva sulla ribalta, una immedesimazione ormai rara nei nostri teatri.

 

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