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Teatro India a Roma

BERNARD PORTA IN SCENA LE FAMIGLIE OPERAIE


mercoledì 21 marzo 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Teatro


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Tre operaidi Enrico Bernard, rappresentato al Teatro India, è un testo ricavato dall’omonimo romanzo di Carlo Bernari (1934) considerato quale raro esempio di romanzo sociale nella storia della letteratura contemporanea italiana.

È un’opera tesa, stringata negli stati d’animo e nei sentimenti espressi dai protagonisti che sono poi alcuni operai e componenti delle loro famiglie: e la singolarità della vicenda è anche nell’aver scelto, quale luogo nel quale si svolgono i fatti, Napoli (dove è nato Bernari), una città generalmente non ritenuta centro industriale benché molti dati circa gli stabilimenti industriali in quell’area dimostrino il contrario.

Al centro della trama sono due uomini che vediamo all’inizio ancora giovanissimi in cerca di lavoro, poi li ritroviamo quando si dolgono per la pesantezza dei lavori usuranti da essi svolti o, per il trattamento duro da parte dei datori di lavoro o, ancor peggio, quando sono licenziati. Siamo all’inizio del periodo precedente la prima guerra mondiale. Teodoro va al fronte e ne ritorna molto cambiato mentre Marco seguirà vie più tortuose. Ma accanto al corso difficile della loro esistenza personale vi sono i problemi di cuore. Teodoro è innamorato di Maria, una bella ragazza che però punta a persone che possano farla uscire dalla vita grama delle famiglie operaie, ed egli allora sembra accontentarsi della sorella, Anna, meno procace e meno attirata da miraggi lontani. Sennonché esperienze non facili, incrociandosi, portano Anna, che attende un figlio da Teodoro, ad andare a vivere con Marco, in una vita stentata. Terzo elemento, dopo il lavoro e la storia familiare, la partecipazione alle iniziative sindacali. Anche su questo terreno, pagine amare: grandi speranze di rinnovamento sociale, impegno prodigato per la causa dei lavoratori, poi il venir meno di tanta dedizione, i compromessi inevitabili, l’accorgersi di tante cose che non vanno anche nel mondo sindacale, soprattutto le contraddizioni tra il dire ed il fare. Si impongono così, tra spiragli illusori e venature poetiche, realtà concrete e non mutabili.

Come si vede, tanti frammenti di vita, raccolti a unità stilistica e di contenuti ieri dalla mano di Bernard, oggi dalla accorta e convincente rielaborazione di suo figlio Enrico, che non si tira indietro, neppure quando deve affrontare temi delicati quali la disintegrazione di quello che un tempo si chiamava “mondo del lavoro”. La specificità del tema desta un interesse particolare, si mescola con le inquietudini personali, le incertezze esistenziali, i patemi d’animo e le ristrettezze, l’irrevocabile corso dei destini di persone non appartenenti alla società ricca e benestante.

Come ormai accade da tempo, anche in questo caso i nomi degli attori nella locandina e nei fogli illustrativi non vengono congiunti ai nomi dei personaggi, e pertanto dobbiamo qui limitarci ad indicarli. Tutti parimenti meritevoli, Alessandro Waldergan, Sebastiano Colla, Gian Matteo per le parti maschili, Isabella Giannone ed Eleonora Ivone le donne in scena, diretti con Francesco Brachetti da mano sicura nel tenere insieme i diversi elementi dello spettacolo. Scene e costumi di Alessandro Lorenzini. Musiche di Antonio Di Polo.

 

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