Autore saccheggiato da emuli e presunti imitatori, ma inimitabile per qualità, Achille Campanile sembra ritrovare una stagione di apprezzato riconoscimento del valore delle sue commedie, dall’umorismo travolgente. Così la compagnia del teatro Biondo di Palermo ha presentato all’Eliseo Il povero Piero in uno spettacolo di grande risalto comico, un carattere che si sta purtroppo perdendo. L’allestimento si è avvalso di un complesso scenico molto affiatato, diretto con mano sicura ed appropriata da Pietro Carriglio, che è riuscito ad amalgamare attori di diversa provenienza e che si sono perfettamente fusi.
Il testo rappresenta un momento significativo della sua opera di scrittore in quella che Walter Pedullà chiama - nel bel programma di sala - la “farsificazione globale”, in un genere che si avvale dei mezzi più semplici per raggiungere straordinari effetti d’ilarità tra il pubblico. La singolare e non gradita visita di parenti ed amici in occasione della morte del “povero Piero” appunto offre una serie di spunti comici che rapidamente si susseguono nella imprevedibilità del pur “razionale” dialogo. Questo è infatti il segreto di Campanile: muovere da un piccolo evento o pretesto “normale” per stravolgere gli effetti in un crescendo di situazioni e battute assurde. Ed allora tutte le emozioni, i sentimenti dei personaggi, le loro ipocrisie risaltano con straordinaria evidenza.
Ottimamente inseriti nella ininterrotta cavalcata di demistificazione dei luoghi comuni, Magda Marcatali come presunta vedova e Giulio Brogi come resuscitato, s’impongono insieme a Nicola Pistoria e a Nello Mascia, un quartetto di primissima qualità, secondati da Rosalina Neri, Aldo Reale e tutti gli altri meritevoli di lode, ciascun attore veramente in grado di dare il meglio di sé. I costumi di Paolo Tommasi hanno colorito il singolare e divertente ricevimento mortuario, specchio di una vitalità e di spensierata critica di costume.