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Al Teatro Eliseo UNO SPETTACOLO DELUDENTE


martedì 18 dicembre 2007 di Carlo Vallauri

Argomenti: Teatro


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NOCCIOLINE NON ASSORTITE

Fausto Paravidino, affermatosi quale giovane promessa tra gli autori della nuova generazione (vincitore del premio Tondelli con Due fratelli), ha portato in scena all’Eliseo Noccioline-Peanuts.

Il testo è formato da 23 brevi scene distribuite tra due parti distinte. La prima segue un gruppo di ragazzi, fotografati negli anni in cui i cascami del ‘68 si ripercuotevano nella vita privata dei ventenni, con tutta l’incoscienza di quell’età: il risentimento puerile verso i ricchi, l’incapacità di assumersi responsabilità in proprio. Incaricato di stare a guardia dell’appartamento di un benestante assente, Buddy fa entrare numerosi suoi amici ed altri giovani un po’ sbandati, un po’ maleducati, tutti d’accordo nel provocare danni, e distruggere il televisore dal quale pure sembrano dipendere mentalmente, senza nessun riguardo per il padrone di casa, quando questo rientra.

Il secondo gruppo di scenette presenta gli stessi giovani, divisi però – a distanza di decenni – tra poliziotti, pronti a far uso della violenza, ed arrestati, che ne subiscono gli effetti perversi.

Se la prima parte rivelava un senso di humour, la seconda vuol essere la rappresentazione di quanto succede nelle celle di sicurezza, con ripetute bastonature a sangue. Forse l’autore pensava di ripetere quelle rapide immagini teatrali che fecero la fortuna dell’espressionismo tedesco e dei suoi celebri epigoni nelle sale tumultuose, durante la repubblica di Weimar, quando si denunciavano gli abusi del capitalismo e dei falsi garantisti. Niente di ciò: le scenette “impegnate” finiscono per essere una parodia di ciò che forse pretendevano di essere. Il pubblico di uno spettacolo pomeridiano appariva piuttosto smarrito anche se giovani spettatori applaudivano rumorosamente, mentre cercavano di spiegare agli spettatori non plaudenti che si trattava di un testo “premiato” in tutta Europa. Chi si contenta gode, reca un vecchio adagio. Se il teatro è un’altra cosa, a maggior ragione lo sono le cause serie della vita civile.

Carlo Vallauri

 

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