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PARADOX TRANSFORMATIONS, una mostra di Rudolf Polanzsky

Fondazione Morra Greco e Progetto XXI
martedì 1 marzo 2016 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Il 20 febbraio 2016 si è conclusa a Napoli la mostra “Paradox Transformations” di Rudolf Polansky, organizzata dalla Fondazione Morra Greco in collaborazione con la Fondazione Donnaregina: prima mostra personale dedicata all’artista austriaco in Italia, a cura di Francesco Stocchi, è stata realizzata nell’ambito di Progetto XXI ed. 2015, presso la “Fondazione Mondragone Museo del Tessile e dell’Abbigliamento Elena Aldobrandini”.

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Rudolf Polanzsky

F. Stocchi così descrive le opere dell’artista: “In mostra una ventina di opere realizzate tra gli anni ’90 e il 2015, opere su tela e lavori scultorei che prendono forma nell’azione, nell’atto fisico della creazione, affrontando la relazione tra l’astrazione e lo spazio umano. Interessato alla ricerca spaziale degli anni ’60, e testimone dell’esperienza dell’Azionismo Viennese nella sua attitudine più gestuale e immediata, Polanszky sviluppa un linguaggio intimo, criptico a volte, dando ai suoi gesti, forma e tempo dissociativi a partire dall’impiego di materiali di scarto. L’approccio dell’artista si compie nel tentativo di analizzare gli elementi fondamentali del linguaggio creativo: spazio, luce, colore, ritmo.

Intendendo la pratica creativa come genuina espressione cognitiva, il non-sapere intellettuale genera il fare artistico, che diviene un tentativo per conoscere l’incognito. Le sculture dell’artista, in particolare, si compongono di una serie di elementi ricorrenti, come l’acciaio, il legno, il plexiglass, piume, schiuma, colori, riflessi, precarietà, memoria. Uniti fra loro, questi elementi tracciano la forma del vuoto, espressa in una idiosincrasia verso la gravità. La stessa tensione si ritrova nelle tele dell’artista, veri e propri bassorilievi che esaltano le proprietà dei materiali. Il lavoro e le intenzioni dell’artista si evolvono, così, insieme con la ricerca concettuale, concentrata sullo statuto dell’opera d’arte, la sua definizione e la sua percezione.

La pratica di Polanszky chiarisce la discordia tra teoria ed esperienza della vita reale e come la prima possa porre dei limiti alla rinuncia all’espressione personale per una molteplicità di possibili ragioni: il bene di un paradigma dato, paura, mancanza di fantasia o fallito mimetismo. Le pratiche teoriche richiedono conformità e Polanszky ci mostra come una routine di lavoro rischi di diventare una necessità, in quanto diventa un obiettivo, mentre l’artista permette all’arte di violare le convenzioni, creare le proprie regole e vivere con essa. Mantenendo come orizzonte il pensiero sullo spazio, Polanszky manipola in questo modo la materia fino ad arrivare al vuoto, fino a preferire i processi alle forme, le idee alle realizzazioni, la vista al tatto, il vuoto, il silenzio, l’assenza. Ogni opera è a sua volta, quindi, una metafora, un mito condensato, una stratificazione di esperienze e simboli investiti della sua stessa interiorità”.

Ed ecco un video (in tedesco con sottotitoli in inglese) in cui l’artista parla delle sue opere

Rudolf Polanszky è nato nel 1951 a Vienna dove vive e lavora. Tra le sue mostre personali ricordiamo in particolare, Translineare Strukturen, Zeit Kunst Niederösterreich, Dominikanerkirche, Krems (2015); Paradoxe Transformationen, Galerie Andreas Huber, Vienna (2013); Rudolf Polanszky: Frühe konzeptuelle Zeichnungen 1983-1985 und neue Arbeiten 2011-2012, Galerie Konzett, Vienna (2012); Rudolf Polanszky, Ancient & Modern, Londra (2010); Rudolf Polanszky: HYPERBOLISCHE RÄUME, Galerie Konzett, Vienna (2010); Transaggregate Strukturen, Galerie Konzett, Vienna (2009); Rudolf Polanszky, Galerie Hohenlohe, Vienna (2005). Ha partecipato anche a molte mostre collettive a livello internazionale.

Tra le “eccellenze” napoletane possiamo senz’altro annoverare la “Fondazione Morra Greco” che, nata da un’idea del dentista-mecenate Maurizio Morra Greco con l’obiettivo di valorizzare l’arte moderna, collabora spesso in perfetta sintonia con la Fondazione Donnaregina nell’ambito del Progetto XXI sull’arte contemporanea.

Gli obiettivi di Maurizio M. Greco si possono dedurre dalle interviste da lui rilasciate, nonché dal sito stesso della Fondazione dove si legge quanto segue: “La Fondazione Morra Greco tende a caratterizzarsi come un luogo di raccordo e di confronto tra i processi più innovativi e la cultura giovanile, in un clima internazionale in cui il bisogno di confronto e di sperimentazione tocchi l’aspetto sia progettuale che pratico”. Per maggiori dettagli può essere utile consultare anche il seguente sito: http://www.storiacity.it/guide/981-museo-e-fondazione-morra-greco-a-napoli

In un’intervista, inoltre, egli ha dichiarato quanto segue: “Anche mio padre non era solo medico. È stato la controfigura di Tyrone Power in tutti i film girati a Cinecittà. La passione per la creatività nasce anche da un altro esempio: quello di mia madre… È stata mamma a portarmi nelle prime botteghe antiquarie che allora erano per lo più depositi di antichità in ordine sparso. Di allora mi è rimasto l´odore dell´arte: il profumo della cera per lucidare i mobili d´epoca, l’olio di papavero, la vernice, basta questo a scatenare la memoria olfattiva. È il legame più immediato anche con la mia collezione: ogni volta che vado nel deposito dove custodisco le opere, apro le casse, annuso e richiudo. Gli odori dell´arte cambiano nei secoli….Seguendoli cominciai a comprare Ottocento napoletano da collezionare. Avevo 14 anni. L’età in cui tutti giocano a pallone” ( http://napoli.repubblica.it/dettaglio/un-medico-per-larte/1708007)

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Maurizio Morra Greco

Per quanto mi riguarda, devo confessare che mi sono avvicinata all’arte contemporanea solo da qualche anno. Cerco di capirla, come espressione dei tempi moderni e comunque stimo e apprezzo tutti i napoletani che danno lustro alla nostra città e creano rapporti internazionali facendone conoscere gli aspetti positivi all’estero.

I casi della vita, inoltre, son talvolta strani e ricchi di imprevedibili coincidenze: non conosco Maurizio Morra Greco, ma ho conosciuto suo padre, anch’egli un tempo bravo dentista con uno studio ben attrezzato in Piazza Carità, nel cuore di Napoli. Ero allora solo una ragazzina alle prese con il primo mal di denti della mia vita. E malgrado mia nonna, Lucia, cercasse di rincuorarmi, ero terrorizzata: il dott. Morra riuscì a rassicurarmi con un sorriso dicendo che “alle belle bambine non si tirano mai i denti, ma si curano!”. Assomigliava davvero a Tyrone Power, come afferma il figlio nell’intervista.

 

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