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Polisemie dell’isola, (Anicia Edizioni)

L’eterno navigare dell’Uomo

Il concetto di Isola tra letteratura, poesia, storia.
venerdì 1 gennaio 2016 di Andrea Comincini

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Franca Ruggieri, a cura di


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Che cos’è un’isola? Un luogo fisico, tangibile, collocato geograficamente o anche altro? Si può addirittura immaginarla come il suo opposto, ovvero intoccabile, evanescente, e senza confini precisi? In Polisemie dell’isola, Anicia Edizioni, la Professoressa Franca Ruggieri - autorevole voce della letteratura inglese a Roma Tre - propone una serie di saggi e interventi che delineano il concetto di isola quale spazio, rifugio della mente o della fantasia, terra d’esilio ecc.

Sebbene si tratti di un lavoro accademico e ci siano alcuni contributi in lingua inglese - elemento che non deve intimorire, ma sollecitare il lettore – la miscellanea stimola i meno esperti a tuffarsi nella poliedrica riflessione.

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isola

È così che all’Itaca di Ulisse si arriva all’Irlanda di Joyce, ma anche allo spazio dell’interiorità di Madame Bovary o alla interpretazione del romanzo arabo-palestinese La nave, solo per citare alcuni fra i venti contributi.

Ad accomunarli è innanzitutto la percezione che l’isola, nonostante rimandi appunto all’isolamento e alla circoscrizione, è in realtà eternamente connessa con la terra ferma, e con il mare intorno. Questa sua doppia natura, ambigua e sfuggente nonostante le apparenze, la rende metafora dell’identità individuale e sociale, e si arricchisce quindi di varie riflessioni psicologiche e filosofiche. “Nessun uomo è un’isola”, afferma il poeta John Donne, significa che ogni essere fa parte di una rete psichica e fisica a cui non può sfuggire per comprendere se stesso e – all’opposto – confessa tuttavia la fatticità – per usare una espressione cara ad Heidegger - della solitudine esistenziale: nel rapporto comunità singolarità si intravedono i margini che tracciano tutte le polisemie presenti nella raccolta.

La relazione riguarda anche quella dell’Io con l’assoluto. Fu Kant a sancire in termini filosofici i confini dell’uomo, quando cerca la verità: le categorie rappresentano le sue coste, e le acque intorno il Noumeno, ed anche con il pensatore di Konigsberg si scopre la necessità di volersi imbarcare e sfidare le tempeste. Perché se l’essere umano appartiene alla solitudine, sa anche che ciò è necessariamente e inevitabilmente dovuto ad una relazione con un Altro da raggiungere, o da immaginare. Ecco di nuovo la polisemia, espressa nei racconti fantastici a proposito di isole germaniche, o di terre russe, caraibiche, o come accennato, di una nave.

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Cartina dell’Irlanda

Fra i saggi, appassiona la contemporaneità di quest’ultimo, il quale riflette la condizione del suicidio dell’Arabo, almeno fino al ’67, poi mutata in lotta armata. È utile sottolineare che la Palestina, ovvero il luogo per eccellenza della terra occupata e circondata, diventi anch’essa una isola immaginaria dove si spera di trovare la giustizia alla propria condizione di rinnegato. Alla maniera di Monadi, ci si aggira nel mondo senza pace, finché non si trova confortata la propria speranza. Ma quale è infine l’isola per eccellenza, se non Itaca ed il suo Ulisse? E come non ricordare l’altra, la Dublino che Leopold Bloom, nell’Ulysses, naviga in un giorno?

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Franca Ruggieri

Ad essa la curatrice dedica uno dei saggi più importanti, perché rappresenta la sintesi del percorso dell’intero testo. L’isola,l’oasi è originalmente l’essere umano, il corpo, che percorre le strade del suo paese e segna la propria topografia esistenziale e umana. Una mappa della solitudine, come affermato in un altro bel saggio dedicato al rapporto tra Lawrence e ancora Joyce, la quale non evoca scenari lugubri ma nuove e più vivaci polisemie e rimandi. Si pensi al viaggio, o all’isola-meta visionaria. Forse proprio in queste due ultime immagini si possono riassumere i percorsi non solo delle scritture, ma dei destini degli uomini.

 

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