“Rivoluzione Augusto. L’imperatore che riscrisse il tempo e la città”. È questo il titolo dell’ultima mostra che la Soprintendenza archeologica di Roma dedica ad Augusto nel bimillenario della sua morte, presso il Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Un tema molto particolare perché incentrato sui calendari, quanto mai attuali in questo inizio d’anno, che ci si augura migliore del precedente. La scelta del luogo espositivo è oltretutto felice perché ci troviamo in un museo che deve buona parte della sua fama agli affreschi delle ville di età augustea, dette della Farnesina e di Livia, legate la prima all’unica figlia di Augusto, Giulia, e la seconda alla moglie di Augusto Livia Drusilla.
Ed è sempre la villa di Livia che ci ha restituito la grande statua di Augusto “capite velato”, ovvero l’imperatore nella sua funzione di Pontefice Massimo, conservata pure in questo museo. Era proprio il pontefice la figura preposta alla gestione del calendario, di cui il museo conserva esemplari marmorei, ovvero le lastre dei Fasti Antiates (da Antium, ovvero Anzio) e dei Fasti Praenestini (da Praeneste, ora Palestrina), i calendari che segnavano il tempo prima e dopo la riforma di Giulio Cesare del 46 a.C. Ricordiamo a questo proposito che il termine “Fasti” deriva dal latino “fastus” (fausto), giorno in cui non esisteva nessuna controindicazione religiosa per la trattazione degli affari, che invece era vietata nei giorni “nefasti”.
Partendo proprio da questi reperti del museo ospitante, le curatrici della mostra, Rita Paris con Silvia Bruni e Miria Roghi, hanno ideato un percorso per illustrare la rivoluzione del calendario operata dal primo imperatore. Augusto, nella sua carica di pontefice, poté modificare l’organizzazione del tempo nella capitale, e quindi nell’impero, introducendo delle festività in onore suo e della sua famiglia, come per esempio il giorno della sua nascita (23 settembre del 63 a.C.) e quello del suo matrimonio con Livia (17 gennaio del 36 a.C.). Una vera e propria “rivoluzione” che mutò l’ordine precedente. Proprio perché dava grande importanza al tempo, Augusto fece costruire nel campo Marzio il grande Horologium, ovvero una meridiana solare che utilizzava come gnomone l’obelisco, proveniente da Eliopoli, che ancora oggi possiamo ammirare in piazza di Montecitorio, ma non più nella posizione originale, mentre resti della pavimentazione sono visibili in una vicina cantina e nei sotterranei di San Lorenzo in Lucina.
Se prima venivano riportate nei calendari esclusivamente feste legate alle divinità, con Augusto si hanno profonde modifiche. Anche i Fasti, così come le opere letterarie, diventano uno strumento di propaganda della figura del princeps. L’introduzione di nuovi riti influisce anche nella riorganizzazione della città con inedite cerimonie in spazi e monumenti pubblici. Augusto, infatti, divide l’Urbe in 14 regiones, a loro volta divise in 265 vici, nei quali si gestisce il nuovo culto dei Lares Augusti, figure protettrici della casa dell’imperatore, che sostituiscono i precedenti Lares Compitales (i protettori delle strade che erano collocati entro piccole edicole agli incroci stradali). Come scrive il poeta Ovidio, si diffonde anche la venerazione del Genius di Augusto con nuove forme di festa: “… ora la nostra città ha mille Lari e il Genio del Principe” (Fasti V, 145).
Per avere una visione più completa della lettura dei calendari, ai Fasti Praenestini sono stati affiancati i Fasti Amiternini (da Amiternum, in Abruzzo), che colmano le lacune dei mesi andati perduti nei primi, e i Fasti Albenses (da Alba Fucens, in Abruzzo), che rappresentano una novità assoluta, perché scoperti di recente e qui esposti per la prima volta. A riprova dell’adeguamento della riforma augustea in tutto l’impero, i tre calendari in mostra, come si vede dai nomi, appartengono a province romane.
Per illustrare date di particolare rilievo indicate nelle lastre dei fasti e renderne più chiara la lettura, sono state selezionate altre opere appartenenti alla collezione permanente di Palazzo Massimo e ad altri musei. Tra i pezzi più interessanti l’ara del Belvedere (dai Musei Vaticani), che raffigura la donazione dei Lares da parte di Augusto a due vicomagistri (i presidenti dei vici), e uno splendido rilievo, da Berlino (Staatliche Museen), con la raffigurazione della triade apollinea (Apollo, la sorella Artemide e la madre Latona) davanti al tempio di Apollo (il dio protettore di Augusto), che sorgeva sul Palatino accanto alla Domus Augusti.
Fa riferimento ad una festa antichissima, in onore di Fauno-Luperco, la lastra fittile con Luperci, rinvenuta nella casa di Livia sul Palatino. I giovani Luperci sono raffigurati nudi mentre corrono con la frusta ricavata dalla pelle di un capro, con la quale sferzavano le donne per assicurare loro la fertilità. La festa dei Lupercali, che dopo un periodo di disuso fu ripristinata da Augusto in maniera più morigerata, si svolgeva il 15 febbraio presso il Lupercale che, secondo la tradizione, era la grotta dove i gemelli Romolo e Remo sarebbero stati nutriti da una lupa.
Fanno pure parte della mostra una serie di ritratti della famiglia imperiale e della dinastia giulio-claudia, inaugurata da Tiberio (il primogenito di Livia), anche se manca Giulia, della quale si conoscono pochissime raffigurazioni, presumibilmente perché la figlia di Augusto subì una damnatio memoriae dopo essere stata accusata di adulterio e relegata nell’isola di Pandataria (attuale Ventotene) e poi in Calabria.
Grazie all’uso di una grande postazione digitale il pubblico potrà interagire con le figure dei personaggi storici per comprenderne le vite e le relazioni politiche e familiari. Un esempio di intrecci familiari potrebbe essere proprio quello di Giulia, che il padre fece sposare prima all’amato nipote Marcello, quindi al suo luogotenente Agrippa (il vincitore di Azio), dal quale ebbe 5 figli, e infine a Tiberio. A Giulia è dedicato, in un certo senso, il video in 3D che ricostruisce con tutti i suoi arredi la sua dimora, nota come Villa della Farnesina, che si affacciava sul Tevere.
Il percorso culmina in una visione aerea di Roma che mostra il grandioso progetto urbanistico ed edilizio di Augusto, di cui ancora oggi restano consistenti testimonianze. A completamento della rassegna viene proiettato il cortometraggio “A” Elegia di Augusto, un filmato dalle forti suggestioni visive, che ripercorre il Palatino e altri luoghi augustei per farci rivivere la personalità più intima del protagonista, che sembra anticipare quelle concezioni moderne che hanno portato alla creazione dell’Europa unita.