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Rubrica: EVENTI


Augusto

Una grandiosa mostra di arte antica alle Scuderie del Quirinale
venerdì 1 novembre 2013 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.
Argomenti: Storia


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Quando, il 19 agosto del 14 d.C., Cesare Ottaviano Augusto si spense a Nola, alla presenza dell’amatissima moglie Livia Drusilla, egli lasciò l’impero romano pacificato e nella sua massima espansione (superata solo sotto Traiano). Il suo principato, il primo e allo stesso il più lungo dell’impero, è durato oltre 40 anni, ed è stato contrassegnato, dopo decenni di guerre civili, da nuovi valori, quali la pace, la concordia, la religiosità, che permeano la società e il gusto artistico dell’epoca. Messaggi questi che saltano subito agli occhi osservando le opere d’arte raccolte nella mostra “Augusto”, realizzata nelle Scuderie del Quirinale, dal 18 ottobre 2013 al 9 febbraio 2014, per celebrare il bimillenario della sua morte.

Si tratta di una scelta accurata di pezzi importanti, circa 200 tra statue e ritratti, arredi domestici in argento, bronzo e vetro, gioielli in oro e pietre preziose, a partire dalla statua colossale di Augusto, proveniente da Arles, che accoglie i visitatori. Le è accanto una statua di Livia in veste di orante, quasi a voler ribadire la sacralità del loro matrimonio, che, cosa rara a quei tempi, doveva trattarsi di un’unione d’amore. Per Augusto si trattava del terzo matrimonio e per lei del secondo. Livia all’epoca era incinta del suo secondo figlio (Druso) e aveva già avuto Tiberio, mentre Augusto aveva avuto Giulia dalla moglie Scribonia. Purtroppo per Augusto l’unione con Livia non fu allietata dalla nascita di figli e pertanto si pose a un certo punto il problema della sua successione. Dopo la morte di tutti i possibili eredi, ovvero il nipote Marcello (figlio della sorella Ottavia e primo marito di Giulia), Gaio Cesare e Lucio Cesare (figli di Giulia e di Marco Vipsanio Agrippa) e di Druso, a cui Augusto si era affezionato, toccò a Tiberio succedergli come imperatore.

I ritratti di tutti questi componenti della famiglia imperiale, oltre a quelli di altri personaggi celebri dell’epoca, si elevano al di sopra di bianchi cilindri in una sorta di selva marmorea. È presente pure Cleopatra, la grande nemica sconfitta ad Azio nel 31 a.C., protagonista in contemporanea di una bella mostra al Chiostro del Bramante (v. articolo del 15 ottobre 2013), che mette in evidenza il grande fascino che l’Egitto esercitò sull’Urbe proprio a partire dall’età augustea.

Non è un caso che l’obelisco di Piazza Montecitorio fosse stato portato da Heliopolis a Roma per fungere da gnomone nell’Horologium Augusti, un’enorme meridiana i cui resti si possono ancora visitare in alcuni sotterranei del Campo Marzio. La sua ombra proiettava sul monumento un alone divino, non lontano da quell’Ara Pacis, costruita per esaltare la Pax augustea, che ci ha restituito le immagini della famiglia imperiale e motivi ornamentali idillici, come i girali d’acanto, che fanno pensare a un’eterna primavera.

Nelle immagini di questa grandiosa ara marmorea, il primo imperatore vuole riallacciarsi agli antenati, a partire da Enea, figlio di Venere e iniziatore della gens Iulia cui apparteneva il suo padre adottivo Giulio Cesare, per arrivare a Romolo, al quale si paragona come nuovo fondatore della città, una città di mattoni che con Augusto diventa di marmo. E, come Romolo e come Giulio Cesare, anche Augusto viene divinizzato dopo la morte, pratica questa che diventa frequente in età imperiale e che riguarda anche le mogli e i figli di diversi imperatori.

Ovviamente non si possono portare in mostra i monumenti augustei, ma un prezioso rilievo dell’Ara Pacis è stato prestato dal Louvre (nel monumento romano c’è una copia), mentre altri motivi architettonici relativi al Foro di Augusto, tra cui una testa di Giove Ammone, frammenti di cariatidi e un capitello con Pegasi alati, sono stati prestati dal Museo dei Fori Imperiali.

Fulcro visivo dell’esposizione romana sono le statue di Augusto loricato (cioè con corazza), detto di Prima Porta per il luogo del rinvenimento e conservato nei Musei Vaticani, che viene accostato al suo modello classico, ovvero il Doriforo del Museo Archeologico di Napoli, e di Augusto capite velato, nel suo ruolo di pontefice massimo, ritrovato in via Labicana e conservato a Palazzo Massimo alle Terme. Da Atene proviene parte della statua equestre dell’imperatore in bronzo, restituita dal Mar Egeo, esposta per la prima volta in Italia.

Tra i pezzi più belli dell’arte di età augustea spiccano i cosiddetti Rilievi Grimani, raffiguranti animali selvatici che allattano i loro cuccioli in un ambiente bucolico (dal Kunsthistorisches di Vienna e dal Museo di Palestrina) e il gruppo frontonale dei Niobidi, originale greco riallestito negli Horti Sallustiani in età augustea. Molto interessante è l’inedita ricostruzione di undici rilievi di un monumento eretto in Campania, e oggi divisi tra Spagna e Ungheria.

La complessa evoluzione del linguaggio figurativo dell’epoca è visibile non solo nelle statue, ma anche in alcuni arredi provenienti dalle domus vesuviane e nei preziosi cammei e gioielli. È esposta, tra le altre cose, una selezione del tesoro degli argenti di Boscoreale, prestata dal Louvre, museo questo che ha collaborato alla realizzazione della mostra. In effetti, l’esposizione è stata curata da tre studiosi italiani, Eugenio La Rocca (autore anche del progetto), Claudio Parisi Presicce e Annalisa Lo Monaco, e da due francesi, Cécile Giroire e Daniel Roger.

P.S.

Orari: da domenica a giovedì dalle 10 alle 20; venerdì e sabato dalle 10 alle 22,30
[www.scuderiequirinale.it-www...]
Il catalogo è edito da Electa.


 

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