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Rubrica: EVENTI


La mostra su Costantino al Colosseo

L’editto di Milano del 313 d.C. e la diffusione del cristianesimo nel IV secolo
domenica 14 aprile 2013 di Nica Fiori

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.
Argomenti: Storia


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Il 28 ottobre del 312 Costantino spodestò il rivale Massenzio da Roma, dopo averlo sconfitto nella battaglia di Ponte Milvio, rimanendo così unico imperatore in Occidente. Secondo la tradizione, egli avrebbe ottenuto la vittoria in seguito a un sogno di ispirazione divina, che gli consigliava di usare il simbolo della croce come emblema del suo esercito. Poco dopo, nel 313, l’editto di Milano, firmato insieme al “collega” Licinio (imperatore per l’Oriente), concedeva ai cristiani la libertà di culto, segnando così un cambiamento epocale. 1700 anni dopo, Milano ha ricordato questo storico evento con la mostra “Costantino. 313 d.C”, che viene riproposta a Roma, ma arricchita di un ampio settore riguardante il rapporto tra Roma e Costantino, a cura della Soprintendente Mariarosaria Barbera. Oltre 160 reperti provenienti da tutta Europa sono esposti nel Colosseo per farci comprendere meglio avvenimenti, persone, ideali di un periodo di transizione tra mondo antico e post-antico, su una città sede imperiale come Mediolanum e sulla nuova Roma di età costantiniana.

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Ricostruzione basilica del Sessorium

L’opera più emblematica che accoglie i visitatori è la riproduzione della testa e della mano di Costantino dei Musei Capitolini, resti di una gigantesca statua bronzea che doveva essere collocata davanti al Colosseo (forse il Colosso da cui deriverebbe il nome dell’Anfiteatro Flavio), un’opera celebrativa del potere imperiale (la mano regge il globo rappresentante il mondo) e tipica dell’iconografia tardoimperiale, con lo sguardo assente, rivolto al cielo a sottolineare la comunicazione con la divinità, di cui il sovrano è rappresentante sulla terra in quanto provvisto di attributi divini.

Anche dopo la “conversione” al cristianesimo, Costantino continuò ad amare e usare quel simbolismo solare (pensiamo alla corona raggiata del Sol invictus), che denota quanto impregnata di idealità divinizzante fosse la concezione del suo ruolo. Ma certo è con lui che si afferma il cristogramma, o chrismòn, dato dall’unione delle lettere greche chi e rho, iniziali di Cristo, e spesso associate all’alfa e omega a simboleggiare l’inizio e la fine di ogni cosa. Un segno grafico questo che, dopo essere stato usato sullo stendardo dell’esercito di Costantino a Ponte Milvio (ricostruito in mostra), si diffonde in tutto l’impero, come si vede da innumerevoli esempi, al posto del primitivo pesce (in greco ichthus, acronimo delle parole che significano Gesù Cristo figlio di Dio Salvatore) e della croce, che all’epoca era ritenuta un simbolo di infamia.

Il primo settore dell’esposizione è dedicato alla ritrattistica imperiale, tra cui alcune teste di principesse che vengono a Roma per la prima volta e la statua di Elena, concubina di Costanzo Cloro e madre di Costantino, proveniente dai musei Capitolini, che ce la mostra nel suo aspetto di Augusta, come dire imperatrice madre. Elena, in effetti, è stata una figura importantissima nella vita di Costantino e, contrariamente al figlio, che soggiornò a Roma solo per brevi periodi (d’altra parte l’impero era vastissimo ed egli lo percorse in gran parte, come si vede da una grande carta geografica in mostra, giungendo a stabilire la sua dimora a Costantinopoli), si stabilì nel Palazzo del Sessorio, dove svolgeva il ruolo di luogotenente di Costantino. Proprio da questo palazzo, presso Santa Croce in Gerusalemme, provengono alcuni reperti architettonici inediti, che denotano la grande ricchezza dei monumenti costantiniani, che comprendono numerose chiese, tra cui quelle cosiddette circiformi per la forma che ricorda il circo, il mausoleo di Elena e il cosiddetto tempio di Minerva Medica, edifici dei quali sono presenti i plastici o delle ricostruzioni virtuali.

Nella mostra milanese è stata data grande importanza alla storia di Sant’Elena, donna di potere animata dal grande desiderio di costruire chiese e che a un certo punto della sua vita, quando doveva essere quasi ottantenne, compie un viaggio in Terrasanta sulle orme di Cristo, forse per espiare i peccati del figlio (ricordiamo in particolare che Costantino aveva fatto uccidere suo figlio Crispo e la sua seconda moglie perché sospettati di adulterio), viaggio che le consente di recuperare alcune reliquie e soprattutto la vera Croce, secondo una leggenda mirabilmente raffigurata negli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo, e dipinta da Antoniazzo Romano e altri nel catino absidale di Santa Croce in Gerusalemme.

Un settore storico è quello dedicato alle persecuzioni contro i cristiani, volute da imperatori che hanno preceduto di poco Costantino, come Decio e soprattutto Diocleziano, il creatore della prima tetrarchia, con l’esposizione di sculture di quel periodo e di ceramiche raffiguranti la “damnatio ad bestias” dei cristiani, ovvero la condanna ad essere sbranati da animali feroci come leoni od orsi. Un oggetto fa riferimento al martire Achilleo, ricordato nella chiesa dei Santi Nereo e Achilleo (IV secolo) sulla via Appia.

Un’articolata sezione è infine dedicata ai culti orientali, per lo più misterici, ampiamente diffusi in tutto il mondo romano in contemporanea col primo cristianesimo, ma accettati dal paganesimo ufficiale, in quanto non negavano le altre divinità, anzi si può dire che siano stati favoriti da alcuni imperatori in chiave politico-ideologica. Si va dal culto di Cibele e Attis (dall’Asia Minore), a quello di Iside e Serapide (dall’Egitto) a quello di Giove Dolicheno per finire con quello di Mitra, proveniente dalla Persia. Di eccezionale bellezza è il rilievo marmoreo colorato di Mitra tauroctono ritrovato nel mitreo romano di Santo Stefano Rotondo e conservato nel Museo delle Terme. Dai Musei Vaticani proviene l’idolo leontocefalo, connesso col culto di Mitra e con altre divinità orientali, che rappresenta il Tempo. Il suo corpo dalla testa leonina (che tutto divora) è imbrigliato entro le spire di un serpente a simboleggiare le circonvoluzioni dei pianeti, e quindi dello scorrere del tempo. A seguire c’è l’iconografia cristiana, dal Buon Pastore a Cristo docente, che viene desunta da quella del mondo pagano e in particolare da quella di Orfeo.

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Ricostruzione del mausoleo di S. Elena

A Roma vengono presentati per la prima volta dei reperti inediti provenienti da una tomba, scavata nel 2012, nella basilica di Papa Marco sulla via Ardeatina, con un corredo di gioielli in oro, smeraldi, grandi perle e vetro, e in particolare una collana con il Chrismòn sul fermaglio, del IV o V secolo. Recentissima è pure la scoperta di un tesoretto di quarantanove monete coniate nel 313, ritrovato sulla via Laurentina, insieme ad altri reperti esposti in mostra, tra cui la statuina bronzea di un Lare danzante. Di grande effetto è il plastico conclusivo dell’esposizione, raffigurante l’Arco di Costantino (illustrato anche in un video), del quale in realtà si può ammirare l’originale affacciandosi dal Colosseo.

P.S.

COLOSSEO dall’11 aprile al 15 settembre 2013
Orario: tutti i giorni dalle 8,30 alle 19,15