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Sviluppo e stabilità (Spirali, 2011)

L’ECONOMIA BANCARIA TRA CRISI E PROPOSTE DI RILANCIO


mercoledì 1 agosto 2012 di Carlo Vallauri

Argomenti: Economia e Finanza
Argomenti: Gianpaolo Cantoni


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Gianpaolo Cantoni, nell’ambito del sistema finanziario italiano ha esercitato responsabilità politiche, sollecitando, sin da prima dello scoppio della crisi del 2007-8, innovazioni, mutamenti e scelte mirate a modificare vari aspetti dell’ordinamento non solo bancario al fine di migliorarne l’efficacia.

Adesso con Sviluppo e stabilità (Spirali, 2011) procede ad una ricognizione degli eventi che hanno trascinato l’Italia verso la sua peggiore crisi dalla ripresa post-bellica. In particolare la sua diagnosi si sofferma sul rapporto tra stato (scritto sempre con la lettera minuscola) e mercato nonché delle concause che hanno determinato gli squilibri dai quali è nato l’attuale catastrofe nel quadro della più ampia “tempesta perfetta” sopravvenuta a livello globale. E l’autore parte dall’esame delle strutture istituzionali ed universitarie – nel cui ambito egli ha attivamente operato – per risalire alle grandi “scorribande” all’origine della caduta degli assetti economici nei quali si è trastullato a lungo il potere bancario visto come una “foresta pietrificata” (secondo la definizione di Amato), divenuta poi “giungla consolidata”. Quindi dalla legge Amato – emanata nel 1990, da cui è derivata – secondo Cantoni – quell’intreccio “perverso” tra politica e banche che ha provocato grosse concentrazioni, sì da impedire un funzionamento dinamico nell’interesse dei potenziali clienti, famiglie e imprese.

Un processo di degrado, certo non solo italiano, ma che da noi si è accompagnato alla crisi del debito pubblico. L’autore afferma che “il centrodestra ha tenuto nella crisi” ma che sono state seguite strade sbagliate, e cita tra l’altro il velleitarismo delle pratiche guidate dal mondo politico, che non ha avuto il coraggio di procedere a riforme sostanziose per potenziare le possibilità di sviluppo del paese, vissuto per troppo tempo al di sopra dei propri mezzi. E nel libro vengono avanzate alcune proposte, come la costituzione di una struttura unica a supporto del lavoro delle Camere per materie di bilancio e di una riforma fiscale non frutto di imposizioni, ma atta a favorire maggiori investimenti.

Dopo il richiamo ai testi di Keynes, come esempio della necessità di un ripensamento del ruolo dello stato a favore dell’economia, viene sollecitata una riforma della spesa pubblica per ridurre la spesa corrente. Parole ormai inutili di fronte alla nuova situazione, Monti consule. Comunque Cantoni tiene a sottolineare il ruolo della famiglia nella vita sociale del paese, come fattore equilibrante al fine di poter realizzare una politica finanziaria di equità e di garantire la “qualità” del governo per uscire dal caos distruttivo verificatosi recentemente. Teniamo presente che il libro è stato pubblicato prima dell’esplosione della fase più acuta della nostra crisi. E l’autore ha guardato con preoccupazione all’intero sistema bancario europeo, dal quale sono derivati – aggiungiamo – i mali peggiori, come recentemente si è riscontrato. Parla inoltre della necessità di una bonifica del sistema di “banche universali” per assicurare metodi più affidabili nell’intera attività bancaria per migliorare la trasparenza dei prodotti ed assicurare la tutela dei consumatori.

Ricetta che, letta adesso, nel periodo successivo alla “svolta” Monti, si legge con amarezza, proprio in relazione all’incapacità mostrata dalle nostre istituzioni politiche e finanziarie di far fronte alla gravità dei problemi scaturiti in una economia come quella italiana, indebolita da decenni di errori e sottovalutazioni della realtà, nella leggerezza pregiudiziale ricorrente e da un sistema “troppo grande per fallire”. Una somma di incapacità e di interventi errati a suo tempo, con la rinuncia evidente a mettere in opera opportuni controlli dell’attività finanziaria. Viene rilevata infine la mancanza di una valutazione unitaria dei processi di svolgimenti della finanza europea. Interessante il richiamo all’esigenza di “depotenziare” le agenzie di rating. Una lettura in sostanza “liberista” sin troppo benevola nella previsione del succedersi degli eventi che hanno attanagliato in una trappola senza uscita il nostro apparato finanziario e forse anche un eccesso di fiducia in quel che stava avvenendo a livello europeo.

Comunque lo studio di Cantoni contiene una serie di osservazioni rivolte alla ricerca di una “stabilità”, purtroppo ormai perduta e di difficile rilancio.

 

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