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Tra castelli e fantasmi, storiche battaglie, leggende e misteri

HIGHLANDERS: fieri, ospitali, allegri


venerdì 1 luglio 2011 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Luoghi, viaggi


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Oh, young Lochinvar is come out of the West
Through all the wide Border his steed was the best….
So faithful in love, and so dauntless in war,
There never was Knight like young Lochinvar.
(W. Scott.)

In famiglia non consideriamo“il viaggio” solo come una forma di evasione, ma soprattutto come una preziosa fonte di apprendimento, di confronto diretto con differenti culture, costumi e tradizioni, insomma per noi è un’occasione di crescita spirituale. In effetti non amiamo i tour organizzati, né le guide che agitano in alto un ombrello per tener unito un gregge di turisti: preferiamo penetrare liberamente nella vita quotidiana di persone e luoghi per assaporarne pienamente il fascino, la loro inconfondibile peculiarità. Tale opportunità ci è stata spesso offerta dai nostri amici stranieri ai quali siamo molto grati.

Per il nostro soggiorno in Scozia dobbiamo ringraziare Isobel e David, scozzesi doc residenti per qualche anno a Napoli per motivi di lavoro, i quali poi ci invitarono a Edimburgo ospitandoci nel loro accogliente cottage. Attraverso gli occhi di Isobel e David riuscimmo meglio a “vedere” e apprezzare questa meravigliosa città che ci apparve in tutto il suo splendore dall’alto di Calton Hill, la collina con le antiche colonne doriche per le quali Edimburgo fu definita “Atene del Nord”.

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William Wallace

Andando in giro in una bella giornata di sole tra suoni di cornamuse e kilt variopinti, percorremmo il famoso “Royal Mile”, un rettilineo di circa un miglio che attraversa la cosiddetta “Old Town”, costruita sull’antica collina di origine vulcanica dove si erge Edinburgh Castle”. Visitammo la casa di John Knox, il noto riformatore calvinista, fondatore della chiesa presbiteriana, poi la chiesa di “St. Giles” ed infine l’imponente Castello. Qui tra prigioni, collezioni d’armi, armature e gioielli, ammirammo in particolare la camera da letto di Maria Stuarda (dove venne alla luce il figlio Giacomo I che unì i regni di Scozia ed Inghilterra) e la cappella più antica, “St. Margaret’s Chapel” (1090), vere pietre miliari di un lungo percorso storico. Le statue di William Wallace e di Robert Bruce, gli eroi nazionali che combatterono contro gli inglesi accolgono i turisti all’ingresso, quasi a voler simbolicamente ricordare l’orgoglio di un popolo che ha lottato a lungo per preservare la propria libertà. Un forte desiderio di autonomia, infatti, è molto vivo e presente ancor oggi, come dimostra il successo dello “Scottish National Party”.

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Robert Bruce

Scoprimmo poi che in Scozia tali sentimenti sono presenti ovunque. Guai se distrattamente commetti l’errore di definire come “inglesi” tutti i britannici! Subito ti becchi una vivace protesta e un’accurata lezione di storia e geografia sulla differenza tra “British Isles” e “United Kingdom”, nonché su origini diverse, varietà di tradizioni e culture degli abitanti dei quattro paesi del Regno Unito! Il giorno dopo ne avemmo ancora una conferma quando David e Isobel ci fecero visitare una piccola città, Dunber, dove ebbero luogo due grandi battaglie contro gli Inglesi, nel 1296 ai tempi di Edoardo I e poi nel 1650 contro Cromwell. La Scozia è piena di luoghi che commemorano vittorie e sconfitte nelle guerre contro l’Inghilterra.

Andammo poi alla “Rosslyn Chapel, una chiesa piena di misteriosi simboli, costruita verso la metà del XV sec. per volontà di William Sinclair, legato ai Templari, al mistero del Graal e alla Massoneria, cioè a quell’aspetto esoterico - spirituale che si respira nell’aria stessa di questo paese. Avemmo più volte l’occasione di notare tale aspetto in seguito, quando lasciammo Edimburgo e iniziammo il nostro tour verso gli Highlands a bordo di una comoda e robusta auto presa a noleggio per poter andare in giro più liberamente.

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Mary Stuart

Ci avviammo verso Stirling, nella valle del fiume Forth, per visitare lo “Stirling Castle, situato in alto su di una roccia vulcanica. Qui Maria Stuarda fu incoronata regina nel 1543 e nel 1594 fu costruita la Royal Chapel per volontà di Giacomo I, in occasione del battesimo del figlio Henry. Intorno al castello si contano ben 15 campi di battaglia in cui gli Scozzesi si batterono per difendere la propria libertà! Mi vennero così in mente i versi di Walter Scott sul giovane cavaliere Lochinvar, poi il leggendario Bardo, Ossian, che affascinò sia James Macpherson nel suo “Highlander” sia tanti poeti romantici magicamente attirati dalla natura selvaggia di questa terra e dal suo misterioso epico passato, ricco di antichi miti ed eroi.

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Walter Scott

Immersa nelle mie fantasticherie letterarie, non mi accorsi che le ore passavano: eravamo arrivati a Perth dove cominciarono le nostre interessanti esperienze nei bed & breakfast scozzesi. Ci fermammo a pernottare in una bella casa del XIX secolo, dove un elegante gentiluomo ci accolse cordialmente nel suo salotto tra mobili antichi, preziose porcellane e pregiato whisky. Costui ci raccontò poi con naturalezza (e quasi con orgoglio) della presenza di un fantasma nella sua casa, un’antenata che di notte spesso appariva seduta al pianoforte. Osservando i nostri visi un po’ preoccupati, sorrise e ci rassicurò dicendo che ella non aveva l’abitudine di mostrarsi agli ospiti della casa. Troppo stanchi per cercare un letto altrove e in fondo convinti che i famosi “ghosts” scozzesi facessero parte del folklore locale, andammo a dormire in una bella, comoda camera e l’indomani gustammo un’abbondante colazione. Nessun fantasma, per fortuna!

Nelle prime ore del mattino facemmo un rapido giro per la città, un tempo capitale (fino al XV sec), immortalata da Sir Walter Scott nel romanzo “La Bella Fanciulla di Perth”, ammirando la medievale “Round Tower “ e i “Lower City Mills”, dove si macina il grano secondo vecchie tradizioni. Poiché il nostro sarebbe stato un viaggio breve, non ci trattenemmo a lungo e non visitammo Mote Hill, un’altura dove pare che i re scozzesi venissero incoronati nei tempi antichi sulla famosa “Scone of Destiny”. Ripartimmo subito sotto pioggia e vento e, benché fosse luglio, il variabile clima britannico ci costrinse a vestirci a “cipolla”, come per scherzo diciamo per indicare i vari strati di indumenti sovrapposti da togliere o aggiungere a seconda dei casi. Una calda mantella di lana verde mi salvò dal gelido e sferzante vento del Nord.

Ci inoltrammo negli Highlands e nella zona dei laghi, ammirando colline erbose picchiettate dal bianco delle pecore che pascolavano ovunque libere e tranquille, prati fioriti e variopinti cardi alti, forti, selvaggi. Non a caso il cardo è l’emblema nazionale scozzese. Sotto pallidi raggi di sole a tratti nascosti da nuvole scure, i famosi Lochs scozzesi ci affascinarono con la loro intatta bellezza, immersi in verdi foreste tra magici castelli antichi, abitati dai fantasmi di mitici personaggi. Senza dubbio molto diversi da tanti laghi italiani sulle cui sponde lottizzazioni, speculazioni edilizie e case per le vacanze hanno sovente devastato il paesaggio. Per curiosità ci fermammo nei pressi di Loch Ness, cercando di indagare sul famoso mostro, Nessie, come viene familiarmente chiamato. In un pub alcuni abitanti, sorridendo, ci informarono su diverse teorie e versioni su Nessie, non esclusa quella della presenza di una base di extraterrestri sul fondo del lago. Un ottimo business per incrementare il turismo.

Proseguendo lungo la Valle di Nairn, ci dirigemmo verso “Cawdor Castle”, in cui si narra che Shakespeare abbia ambientato il suo “Macbeth”. Proprietà dei duchi di Campbell, esso offre ai turisti la vista di preziosi mobili, una ricca biblioteca shakespeariana, bellissimi giardini e in particolare la leggenda di un biancospino che fiorì miracolosamente nel 1370 per indicare il luogo in cui costruire l’antica fortezza.

Ogni tanto, durante brevi soste per riposarci e mangiare qualcosa, ci faceva piacere chiacchierare un po’ con la gente. Fu bello scoprire cortesia, gentilezza e voglia di ridere scambiando battute allegre. Fatto sorprendente, almeno per noi, fu sentire più volte la domanda: - You are Italians, aren’t you! - . Preoccupati per il nostro inglese, ci scusammo per l’imperfetta pronuncia, ma l’elemento di distinzione e riconoscimento immediato non era lì, bensì “nell’inconfondibile, elegante modo di vestire degli Italiani ”, come qualcuno finalmente ci spiegò (incredibile, ma vero).

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Bonnie Prince Charles

Giunti a Inverness, altri campi di battaglia da visitare ci aspettavano in zona, ma preferimmo non andare fino a Culloden, dove il mitico Bonnie Prince Charlie (cioè Charles Edward Stuart), sostenuto dai clan degli Highlanders, combattè l’ultima battaglia degli Stuart contro gli Inglesi. Un vero massacro!

Era ormai tardi e ci fermammo a Forres, cittadina famosa per i suoi meravigliosi giardini. Qui, in un piccolo bread & breakfast, una graziosa casa simile a quelle di marzapane delle favole, piena di trine e merletti, ci accolse una signora gentile e sorridente come una fatina, la quale ci offrì un buon “tea with milk”, prima di mostrarci un’accogliente camera con un soffice letto a lungo agognato da noi, viaggiatori stanchi e desiderosi di dormire.

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Peter e Eileen Caddy

L’indomani, dopo una ricca colazione con genuini prodotti locali, offerti dalla gentildonna, un bel sole ci incoraggiò a riprendere il viaggio e così decidemmo di visitare il villaggio di Findhorn, fondato da Eileen e Peter Caddy e Dorothy Maclean. Qui vive un comunità spirituale di circa 400 persone che ospitano numerosi visitatori, provenienti da tutto il mondo, soprattutto nei mesi estivi. Rispetto per gli altri, amore per la Natura, animata da presenze spirituali (secondo il racconto degli abitanti), medicina naturale, agricoltura, artigianato, economia condivisa e basata solo su bisogni essenziali, ampia sperimentazione sociale, sia laica che spirituale, sono i principi di Findhorn, un altro positivo esempio della particolare spiritualità scozzese. Ci offrirono un pasto leggero e saporito invitandoci a trattenerci per qualche giorno, ma noi avevamo poco tempo e ci rimettemmo in viaggio per completare il nostro veloce ed intenso tour dirigendoci verso la zona costiera di Kyle of Lochalsh.

Tra montagne che diventavano sempre più alte, forte vento e un triste cielo grigio, finalmente raggiungemmo la costa verso sera, ma per l’elevata presenza di turisti in zona fu alquanto difficile trovare un alloggio per la notte. Per fortuna il proprietario di un pub ci venne in aiuto offrendoci una camera a casa dei suoi parenti e ci condusse là con la sua auto. Non nascondo che ero piuttosto preoccupata durante il tragitto mentre l’auto avanzava lentamente in una solitaria stradina di campagna tra capre e montoni che ostruivano la strada. Arrivati ad una fattoria immersa nel verde dei boschi, mi calmai quando vidi i visi semplici e sorridenti di onesti contadini. E fu davvero un’esperienza bellissima ritrovare con loro un contatto umano così autentico e genuino, come i prodotti che ci offrirono per il favoloso breakfast mattutino. Latte, miele, marmellate, formaggi caprini, burro salato e quant’altro, erano tutti prodotti della loro fattoria.

Facemmo un veloce giro del villaggio sotto pioggia e vento e da una collina cercammo inutilmente di vedere l’isola di Skye, avvolta da un’impenetrabile nebbia. Ripartimmo poi per raggiungere di nuovo Edimburgo, fermandoci come al solito ogni tanto lungo la strada per brevi soste.

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Rob Roy

Dopo aver dato uno sguardo a Fort William, vivace cittadina (così chiamata per il forte costruito da William Orange verso la metà del XV sec.) dove si organizzano escursioni per il Ben Nevis, la cima più alta degli Highlands (1343 m.), ripartimmo verso i Trossachs, i luoghi legati alla figura di Rob Roy (Robert Macgregor), personaggio descritto anche da W. Scott. La leggenda dell’ eroe dai capelli rossi, una sorta di Robin Hood scozzese, che combatté contro i soprusi del duca di Montrose, domina la romantica valle dei Trossachs (significato letterale “luoghi aspri”), tra Loch Katrine e Loch Achray, dove scrittori come Coleridge, Wordsworth e W. Scott trovarono ispirazione per le loro opere. La sorella di Wordsworth, Dorothy, così li descrisse nel 1803: - C’era una solitudine assoluta e tutto quanto scorgevamo era grazia, bellezza e perfezione - . Arrivati a Callander, un ridente paesino, trovammo dettagliate informazioni nel “Rob Roy Centre” e nel “Trossachs Visitor Centre”. Mi ricordai del bel film su Rob Roy del 1995, magistralmente interpretato da Liam Neeson, Jessica Lange e Tim Roth.

Il nostro tour volgeva ormai al termine e velocemente ritornammo ad Edimburgo, dove David e Isobel ci accolsero di nuovo con affetto e buoni cibi nella loro confortevole casa. Nel pomeriggio prima di accompagnarci all’aeroporto, i nostri amici ci vollero far visitare l’antica distilleria “Cragganmorein cui David lavorava. Fu una visita interessante in cui apprendemmo come si produce un buon whisky. Ci svelarono che la migliore qualità è legata alla purezza della sorgente che fornisce l’acqua, elemento importantissimo che “fa la differenza”. Chi avrebbe mai potuto immaginare che la qualità del whisky potesse dipendere da quella dell’acqua!

Ci salutammo con un po’ di commozione nel lasciare gli amici e la loro meravigliosa Scozia, promettendo di ritornare presto, ma dopo qualche anno invece rivedemmo David e Isobel a Roma con un gruppo di amici, tifosi della squadra nazionale di rugby. Tutti vestiti con pittoreschi e coloratissimi kilt, i simpatici scozzesi ci invitarono a pranzo in un elegante ristorante romano dove, incuranti dei numerosi clienti piuttosto snob, cantammo canzoni scozzesi e napoletane tra raffinati cibi e vini. Alla fine seguendo un loro divertente rito di gruppo, uscimmo dal locale strisciando sulle ginocchia, per assomigliare in altezza ai sette nani,e cantando in coro la ben nota canzone “Heigh Ho, Heigh Ho, It’s home from work we go!”. Giuro che nessuno di loro era ubriaco! Divertenti, allegri, simpatici, matti Scozzesi!

State ascoltando un canto tipico scozzese di Sheena Wellington: Bonnie Prince Charlie

Sheena Wellington - Bonnie Prince Charlie
 



  • HIGHLANDERS: fieri, ospitali, allegri
    6 luglio 2011, di Marco

    bellissimo articolo, fa venir voglia di partire subito per la Scozia!