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ORIENTE - OCCIDENTE

LE ABBAZIE DEL MONACHESIMO IN SICILIA

Belle o perdute ....
sabato 2 aprile 2011 di Guido Raganato

Argomenti: Storia
Argomenti: Architettura, Archeologia


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Ricerca e descrizione di edifici legati al monachesimo ed alla vita religiosa dell’Alto Medioevo, nella Grecia Salentina.

Nel continuare la ricerca, nella mia Grecia Salentina, di edifici legati al monachesimo ed alla vita religiosa dell’Alto Medioevo ne ho scoperti due, l’Abbazia di SS. Pietro e Paolo d’Agrò e quella di Santa Maria di Mili, in Val Demòne uno degli antichi Valli (dall’arabo Wali) della Sicilia nord-orientale.

Il monachesimo ebbe origine in Egitto con il monaco Pacomio che nel 319-323 dette inizio a Tabennisi sulle rive del Nilo ad una vita in comune dei religiosi, il cenobitismo (dal greco koinos-bios), per poi svilupparsi successivamente in differenti forme quali l’eremitico e il lauritico.

L’emigrazione di monaci dalla Siria, Egitto e Libia nelle regioni meridionali d’ Italia iniziò con le invasioni arabe (636-638), per svilupparsi nel 726 a seguito della persecuzione iconoclasta dell’imperatore Leone III Isaurico. Le prime forme monastiche osservarono pertanto le tradizioni orientali del periodo e Basiliani, Antoniani o Eutimiani furono i termini con cui furono individuati i primi monasteri sviluppatesi secondo le regulae di S. Basilio, S. Antonio, etc. e che spesso furono impiegati per definirne impropriamente anche l’ architettura.

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Fig. 1 - I Valli della Sicilia

I tre Valli, Demone, Mazara, Noto (o reali dominii al di là del Faro) in cui era suddivisa geograficamente e non amministrativamente la Sicilia dalla dominazione araba al periodo borbonico.

Forza d’ Agrò

L’ Abbazia dei SS. Pietro e Paolo d’ Agrò, [detta anche Tempio], situata in un promontorio a ridosso della Fiumara d’Agrò nel territorio del comune di Casalvecchio Siculo, si presenta nella sua singolare bellezza per l’insolita architettura e le forme e colori delle pietre impiegate, bianche, arenarie, e nere, laviche.

Si ha notizia di una precedente chiesa attorno al 560, successivamente saccheggiata e demolita durante le invasioni arabe, e dell’ esistenza di un nucleo abitativo bizantino sopravvissuto alle stesse.

La ricostruzione del Tempio iniziò sotto il regno del Conte di Sicilia Ruggero I, figlio di Tancredi d’ Altavilla, ma ebbe impulso nel 1116 da parte di Ruggero II con il Diploma di donazione di possedimenti e del Borgo feudale d’ Agrò Vicum Agrillae al monaco basiliano Gerasimo, che manifestava l’ intenzione di erigere o portare a compimento la fabbrica di un monastero nel luogo, ove già dal 1114 pare ci fosse un nucleo di altri monaci. Lavori di rinnovo e restauro della struttura dell’ abbazia, eseguiti in data 1172 come da iscrizione in greco antico con caratteri bizantini sull’ architrave principale, furono commissionati dal catecumeno tauromenita Teostericto, Abate di Taormina, d’ origine orientale e diretti dal maestro Architetto Gherardo il Franco di provenienza cisalpina.

La chiesa si presenta come un blocco compatto avente per base un rettangolo leggermente irregolare e secondo le regole bizantine l’ ingresso principale é ad ovest mentre ad est sono poste le tre absidi, di cui quella centrale con forma poligonale e le due laterali più piccole di forma semicircolare.

L’esterno della chiesa con coronamento merlato conferma l’intreccio di vari elementi, quali quelli della cultura del committente, dei vari insediamenti e costumi locali, delle maestranze, spesso d’ origine araba, e del materiale disponibile.

(Fig. 2, 3, 4, 5)

Questo già appare nelle lesene che longitudinalmente spartiscono le facciate contribuendo a slanciare l’edificio e che in alto si curvano in archi a tutto sesto intrecciati a formare archi sesto acuto. A questo decoro che appare su tutti i lati dell’edificio, si affianca l’altro, che lo caratterizza fortemente, costituito dall’utilizzo di laterizio con inserti lapidei che crea una vivace tricromia e contribuisce anche a rendere più evidenti gli elementi strutturali.

Il laterizio, prodotto in fornaci locali attraverso argilla del circondario, ha coloriture diverse (dal giallo al rosso bruno) e forme varie (rettangolari, quadrate, losanghe) a causa di cotture non omogenee; é posizionato in modo variegato (di piatto, a spina di pesce, a zig-zag) e combinato con differenti materiali lapidei (pomice lavica nera, arenaria gialla e rossa, calcarenite bianca, marmo rosa e rosso) tale da formare un decoro vivace. Questo é riscontrabile in modo particolare nel portico dell’ingresso principale.

L’ interno é suddiviso in tre navate da due file di due colonne ed un pilastro, che si concludono in tre absidi semicircolare e sono coperte da volte ad ogiva e da due cupole: quella centrale é su tamburo circolare mentre quella posta sull’abside più piccola é su tamburo ottagono; mancano le due cupole che sormontavano ai lati l’ ingresso principale.

(Fig 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13)

Le pochissime finestre presenti sono a doppio strombo come pure strombato appare l’ ingresso del lato a settentrione. La chiesa é spoglia e non ha decorazioni ad affresco, un tempo probabilmente forse presenti, ma é nelle due cupole che il sistema costruttivo sviluppa un decoro ricco e prezioso.

I pennacchi delle due cupole a tamburo sono frantumati e suddivisi in numerose nicchie più piccole, concorrendo a creare un ricamo vivace e dinamico pur nell’essenzialità del materiale usato. E’ come un fiore che verso l’alto apra tutti i suoi petali.

(Fig. 14, 15, 16, 17, 18)

Si tratta delle muquarnas che si diffusero in tutto l’Islam a partire dal XII secolo. Alcuni esempi ho potuto vederli in alcune moschee a Istambul e nel portale d’ ingresso del Sultanhani di Kervansaray risalente al periodo selgiuchide.

(Fig. 19, 20)

Mili San Pietro

L’ Abbazia di Santa Maria di Mili, situata anch’essa sulla costa nord-orientale della Sicilia a poca distanza da Messina ha origine analoga al Tempio d’Agrò perché, costruita a seguito di una donazione di Ruggero II, fu inaugurata nel 1092 ed affidata a monaci basiliani di rito orientale. Essa é attualmente nascosta da erbacce http://www.patrimoniosos.it, come denunciato dai locali, e destinata probabilmente a rimanere tale. Le immagini esterne dell’edificio confermano la sua particolare bellezza, anche nell’ evidente stato di degrado.

(Fig. 21, 22, 23, 24, 25)

Le caratteristiche dell’architettura protoromanica e romanica, rara in Sicilia per gli edifici anteriori all’XI secolo, sono riscontrabili nelle lesene che culminano in archetti pensili all’esterno dell’abside ma anche ai lati continuando della parete laterale ove ”.... si possono osservare archi in mattoni che si sovrappongono agli archi delle finestre e si alternano con finestre cieche. Si tratta di un motivo decorativo ad arco "sopracciliare.. ulteriormente impreziosito dalla conformazione a testa di chiodo degli archi stessi.”

(Fig. 26, 27)

Questi archi intrecciati hanno anch’essi una matrice islamica per la presenza nei cantieri di maestranze arabe o di personale educato a codesta scuola e sono particolarmente noti nell’abside della Cattedrale di Palermo e del Duomo di Monreale.

(Fig. 28, 29, 30)

P.S.

Alcuni siti relativi agli itinerari qui raccontati

www.laterizio.it

www.medioevosicilia.tk


 

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