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La Martinica, il gioiello dei Caraibi

Una vacanza tra paesaggi da favola e zanzare compulsive
martedì 1 febbraio 2011 di Elvira Brunetti

Argomenti: Luoghi, viaggi


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Il boeing dell’Air France atterra di notte sull’isola che dall’alto si presenta in tutta la sua visione di luci scintillanti, mentre uno stupendo plenilunio inonda col suo riflesso la superficie piatta e immobile del mare circostante.

L’aeroporto di Fort de France é dedicato ad Aimé Césaire, poeta, pensatore e deputato che ha denunciato nei suoi scritti l’alienazione del colonialismo.

Un altro personaggio ricordato dalla località creola é Victor Schoelcher, il principale fautore del decreto di abolizione dello schiavismo (1848).

La visita delle antiche distillerie di rhum ormai abbandonate fa pensare con amarezza al duro lavoro degli Africani in catene. Fu Colbert nella seconda metà del Seicento a dare impulso al mercato della canna da zucchero nelle sue colonie.

Meticci e Neri sono gli abitanti delle Antille accanto a pochi Bianchi. Gli indigeni dell’isola parlano francese che imparano a scuola, ma tra di loro preferiscono la lingua creola, cosi’ come creole sono le loro pietanze; famosi sono gli Accras de morue, una sorta di bigné fritti a base di uova, farina e baccalà. Tra gli aperitivi, quello che si beve a metà mattinata e la sera ai bar sulle palafitte di legno in riva al mare, di ottima degustazione é il Planteur (rhum, succo di frutta, canna da zucchero e scorza di limone).

Creole sono le case in legno, che sostituiscono le vecchie capanne, colorate in azzurro, rosa o giallo.

La Martinica oggi è un dipartimento francese d’oltremare, il secondo dopo la Guadalupe, cosi’ indica la targa delle macchine che i turisti fittano per girare l’isola nella sua incantevole varietà topografica. E se camminando, si scorge un uomo pittare la propria casa, di sicuro non ci si aspetta la pioggia a breve. Si’ perché gli scrosci d’acqua sono frequenti; essi rendono l’aria limpida e trasparente alla luce del sole, che con la sua dolce carezza distende le foglie ancora umide, rivitalizzandole di continuo. La verde flora caraibica è unica per il colore e la forma ubertosa delle piante. Solo qui ci sono alberi con foglie larghe perfino 60 cm.

Lo stupendo club Méditerrané (Fig.1) si sviluppa lungo una profonda insenatura della costa, protetto dall’altura di un morne (Fig.2 )e al riparo dagli Alisei(Fig.3 ); si adagia su un litorale dalla sabbia chiara e sottile (Fig.4). Da un suo pontile parte a richiesta di un certo numero di ospiti un grande catamarano (Fig.5) che fa rotta verso l’Atlantico dove impetuosi cavalloni fanno scempio dei completi firmati di sofisticate signore; quindi offre la possibilità di un bagno all’interno della barriera corallina. In successione solito aperitivo (il planteur), musica dei Santana e pranzo. Quindi si riprende a navigare ed ecco da lontano l’isolotto dove andranno a nidificare le sterne nei prossimi giorni; infine si sbarca, temendo alquanto per le zanzare, ma siamo prima dell’ora dell’appuntamento, per visitare la Mangrovia, la famigerata foresta acquatica, i cui rami crescendo pescano nella sabbia dove attecchiscono formando altre radici per nuove piante e cosi’ di seguito per chilometri. E’ un luogo di ramificazioni intricatissimo, il cui percorso a piedi è difficile col pericolo inoltre di incontrare alberi velenosi.

La Martinica è un’isola di origine vulcanica, il che giustfica la presenza di numerosi Mornes, in lingua creola essi indicano le verdi colline diffuse su tutto il territorio. Il rilievo orografico più importante è il monte Péléé (1300m) (Fig.6), la cui eruzione del 1902 distrusse quasi completamente Saint Pierre; di questa cittadina restano ancora poche luttuose rovine, che avrebbero avvilito il povero Gauguin, morto appena un anno dopo nel 1903, ma ben lontano da questa celebre baia, immortalata più volte nei suoi quadri martinicani. Oggi esattamente nel luogo, Anse turin, dove il pittore di Tahiti trascorse cinque mesi della sua vita nel 1887, sorge un piccolo museo a lui dedicato, che per la proverbiale incuria dei locali, non solo è chiuso, bensi’ giace in pessime condizioni, come tanti altri luoghi dell’isola; eppure siamo in Francia.

Il mitico Paul arrivo’ qui malato con la febbre gialla e guari’ curandosi con un liquido antidiarroico, che scaturisce da una pianta a diffusione insulare: ’Le Raisinier’.

Oltre alla banana, che pur essendo un simbolo fallico, non è affatto l’organo di riproduzione maschile, bensi’ un ovario sterile, ci sono dei magnifici fiori quali i Frangipani (Fig.7) e molti alberi da cocco (Fig.8) alti ed esili, proprio in riva al mare, all’ombra dei quali a volte ci si ripara dal sole forte. Eppure il paradiso edonistico finisce dopo le cinque del pomeriggio, un’ora prima di quei meravigliosi tramonti (Fig.9) a causa dell’assalto notturno di piccole zanzare che qui chiamano yen-yen. Esse rappresentano un vero flagello per l’isola dove tra l’altro vengono a svernare per la mitezza del clima tranquilli pensionati francesi. A nulla servono i pantaloni lunghi che non impediscono le tremende punture di quei minuscoli insetti vampiri assetati di sangue per la loro riproduzione, che iniettano, probabilmente per creare una vasodilatazione, una sostanza altamente pruriginosa. Nemmeno le creme specifiche hanno successo, per la resistenza che hanno sviluppato. Solo il climatizzatore di notte le neutralizza. Le gambe di molte persone, orribili a vedersi, restano segnate da mille punti rossi, che continuano a tormentare per giorni e giorni perfino dopo il rientro nel proprio paese.

Per quanto concerne la fauna locale, essa è costituita da mucche, capre, maiali e galline allo stato brado soprattutto nelle zone più selvagge, come si vede nei quadri di Gauguin di cento anni fa. Si possono incontrare serpenti e manguste, entrambi introdotti ai tempi del colonialismo. I primi servivano per far desistere gli schiavi dalla fuga notturna, ma una volta finito lo schiavismo, si penso’ d’impiegare la mangusta per uccidere i serpenti divenuti numerosi e pericolosi.

Tuttavia l’animale più interessante scomparso ormai dalla Martinica ed il cui ricordo resta in una località che dà parimenti il nome all’aeroportoè il Lamentin. Un magnifico mammifero acquatico, simile al delfino, che si chiama cosi’ per il suono emesso come un lamento umano. Esemplari ne esistono solo in Amazzonia.

Nella storia dell’isola c’è ancora un fatto da menzionare quello della nascita proprio qui di una certa Giuseppina, che sposa prima de Beauharnais ed in seconde nozze Napoleone Bonaparte, divenendo l’imperatrice di Francia e nonna attraverso la figlia Ortensia di Napoleone III.

Infine l’isola ospita l’albergo più importante di tutti i Caraibi, il Relais-Chateau di Cap d’Est, dove pochi giorni fa Nicolas Sarkozy e Carla Bruni hanno soggiornato prima di presenziare al G20.

 

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