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Rubrica: EVENTI


La Casa delle Vestali


martedì 1 febbraio 2011 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Dopo circa 20 anni di chiusura riapre al pubblico la Casa delle Vestali, uno dei complessi architettonici più suggestivi del Foro Romano, restaurato insieme a un nuovo percorso che dai pressi dell’Arco di Tito conduce al complesso, passando lungo le pendici del Palatino attraverso la via Nova.

Le opere di manutenzione sono consistite nel consolidamento, restauro e messa in sicurezza delle strutture architettoniche, nella pulizia e disinfestazione dei locali e soprattutto nella restituzione al sito, e in particolare al peristilio, di quell’atmosfera romantica, voluta nel primo Novecento dal suo primo restauratore Giacomo Boni, legata alla presenza dell’acqua di due basse vasche e agli arbusti di rose antiche che le incorniciano, oltre naturalmente alle statue marmoree delle padrone di casa, o meglio delle Vestali massime che avevano la responsabilità del collegio.

Secondo la tradizione fu il secondo re di Roma, Numa Pompilio, a fondare il santuario di Vesta, il cui culto, affine a quello di Estia in Grecia, sarebbe durato ben 1150 anni. Dopo la scomparsa di Romolo, assunto in cielo e poi divinizzato, Numa decise di trasportare il fuoco sacro dalla capanna regale in cima al Palatino alla base del colle, là dove ancora adesso possiamo vedere il tempio rotondo della dea, la Casa delle Vestali e la cosiddetta Regia. 10000000000000F0000000F2DE480A50Il prof. Filippo Coarelli, nella sua guida archeologica di Roma, precisa che, mentre nella Regia avevano sede i culti più strettamente connessi con la persona del re, “il tempio di Vesta costituisce verosimilmente il sostituto del focolare domestico più importante, quello del re, che rappresenta e simbolizza tutti gli altri, e corrisponde quindi al focolare di stato”.

Mentre in origine le figlie del re, o anche la regina, erano incaricate della sorveglianza del fuoco sacro, con la Repubblica si istituisce un gruppo di sei sacerdotesse specializzate, le Vestali, che resteranno l’unico sacerdozio femminile di Roma.

Reclutate nelle famiglie più importanti tra i sei e i dieci anni di età, esse dovevano mantenere la propria verginità per tutto il periodo del loro incarico, che era di trent’anni. Chi trasgrediva veniva sepolta viva, come già era avvenuto nel mitico caso di Rea Silvia, madre di Romolo e Remo. Ovidio nei Fasti ricorda un episodio relativo alla vestale Claudia Quinta che, essendo stata accusata di infedeltà, dimostrò la sua innocenza disincagliando alla foce del Tevere la nave che portava dalla Frigia la statua di Cibele: una pietra nera (un meteorite) che avrebbe dovuto propiziare la conclusione vittoriosa di Roma nella seconda guerra punica (204 a.C.). La vestale implorò la dea di aiutarla, e Cibele la dotò di una forza sovrumana. 10000000000000F1000000F22EA891BBL’area sacra a Vesta può essere identificata come il centro religioso e di potere della Roma arcaica e repubblicana; compresa tra le porte Mugonia e Romanula, confina con la via Nuova e con la via Sacra. Quello che vediamo oggi è però un complesso di età imperiale che ha sommerso una realtà ben più antica e con un diverso orientamento.

Gli scavi diretti dal prof. Andrea Carandini a partire dal 1985 hanno permesso di stabilire che prima dell’VIII secolo a.C. nell’area non vi erano murature, ma solo un bosco, che rimarrà poi tra il santuario e il Palatino come bosco sacro. Tra i ritrovamenti relativi alla prima fase costruttiva vi è un grosso muro che viene interpretato come il bastione di una porta che si apriva verso il Palatino (la porta Mugonia). Accanto a questa vi è una casa ad atrio, dalla quale si poteva accedere al santuario di Vesta attraverso un passaggio che è stato individuato.

10000000000000D7000001409F008B86Si tratta indubbiamente di una dimora regia, perché solo il re (e in seguito il pontefice massimo) aveva la patria potestà sulle Vestali e quindi accedere direttamente al tempio. Davanti alla Casa delle Vestali c’è un’area vuota, dove in età arcaica vi era un piccolo santuario dedicato ai Lari, il cui culto era strettamente connesso a quello di Vesta. In posizione più esterna rispetto al santuario abbiamo la Regia, ovvero il sacrario di Marte e Ops. Dea quest’ultima dei raccolti e dell’abbondanza, è da identificare secondo Carandini con Lara, madre dei Lari, o anche con Rea Silvia, che aveva intrattenuto un rapporto “amoroso” con il dio Marte, da cui sarebbero nati i gemelli Romolo e Remo. 10000000000000D7000001406976A8AB

La ristrutturazione dell’area avviene nel VI secolo a.C., al tempo dei Tarquini, quando la prima “domus regia” venne sostituita da una seconda, i cui resti sono emersi durante gli scavi. Questa dimora, che ricalca quella precedente, diventerà con la creazione della Repubblica “domus publica”, ovvero la sede del pontefice massimo, e verrà distrutta in età augustea, quando la zona declina come centro del potere. In seguito all’incendio del 64 d.C., Nerone crea nell’area enormi magazzini ed elimina il bosco sacro. Sotto Settimio Severo avviene la ridecorazione del Tempio di Vesta e della Casa delle Vestali, che cessa di essere abitata all’epoca di Teodosio (379-395), quando finisce il culto della dea del focolare perenne, che tanto aveva contribuito a simboleggiare la città eterna.

 

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