“Mo’ vene Natale, mo’ vene Natale, me leggo u giurnale e me vado a cuccà…” cantava Carosone e mai, come quest’anno, tali parole appaiono veritiere ed attuali.
La crisi economica ha colpito i ceti più deboli e numerosi e risulta veramente difficile pensare alle prossime feste con ottimismo ed allegria, quando nelle famiglie ci sono persone licenziate o disoccupate ed è un problema quotidiano sbarcare il lunario.
Ma in questa situazione generale difficile e precaria, incredibilmente, avviene spesso che vengano rivalutati i valori morali e sociali, che si abbandonino sprechi e spese inutili per concentrarsi sull’indispensabile, trovando più tempo per riflettere sui rapporti umani, sui sentimenti e sul significato della vita.
Dovrebbe essere proprio questo lo spirito del Santo Natale, ricorrenza innanzi tutto religiosa e cristiana, più che effimera e mondana.
Lontani dalla pazza folla, sarà facile trovare un momento di introspezione e di ritrovata bontà….come ci ispira il “Natale” di un grande poeta:
NATALE
di Giuseppe Ungaretti
Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade
Ho tanta
stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata
Qui
non si sente
altro
che il caldo buono
Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare
Napoli, il 26 dicembre 1916 |