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Rubrica: CULTURA


S. T. COLERIDGE - TRA SOGNO E REALTA’

Ovvero il fascino del sovrasensibile
lunedì 1 febbraio 2010 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Letteratura e filosofia
Argomenti: Poesia


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Fra tutti i poeti romantici Coleridge mi sembrò il più difficile da comprendere, quando lessi per la prima volta le sue opere. Non a caso la mia “short survey” sui più grandi romantici inglesi si conclude qui proprio con questo poliedrico e affascinante autore, poiché la sua personalità, così ricca di sfaccettature e contrasti, rende particolarmente ardua l’elaborazione di una visione unitaria e veritiera.

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Coleridge

Poeta, filosofo, critico letterario, giornalista, la sua ampia cultura spaziava in vari campi dello scibile umano. La sua possente immaginazione, sotto l’effetto dell’oppio, esplorò gli ignoti reami del sovrasensibile, mentre la sua mente razionale era in grado di investigare su problemi filosofi, psicologici, politici, religiosi e scientifici, come dimostrano gli argomenti delle sue numerose conferenze e il suo capolavoro nel campo della critica, Biographia Literaria.

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Robert Southey

Secondo Mario Praz il problema più grave di Coleridge fu la “ tragedia della volontà”, cioè la sua debolezza di carattere riscontrabile nell’abuso stesso dell’oppio, nei suoi interminabili soliloqui, nei mutevoli stati d’animo, nell’incapacità di portare a termine progetti e alcune sue opere, come Kubla Khan e Christabel (pubblicate incomplete nel 1798 insieme a The Rime of the Ancient Mariner nelle “Lyrical Ballads” che includevano anche poesie di Wordsworth).

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The ancient mariner

Nato nel 1772 a Ottery nel Devonshire, frequentò la Christ’s Hospital School e poi studiò a Cambrigde che lasciò senza laurearsi per arruolarsi in un reggimento di dragoni. Quando incontrò Robert Southey ad Oxford, si entusiasmò per il progetto rivoluzionario di una società ideale, la Pantisocrazia, da fondarsi in America con 12 coppie, e così sposò la cognata di Robert, Sara Fricker. Il piano fallì come il suo matrimonio e così, depresso e afflitto da dolori reumatici, incominciò a ricorrere a forti dosi di oppio. Per fortuna alcuni amici lo aiutarono a superare le sue gravi crisi. Furono al suo fianco Lamb, De Quincey, Southey e soprattutto Wordsworth col quale nel 1798 andò in Germania dove fu affascinato dai filosofi dell’Idealismo tedesco. Cercò poi di superare l’agnosticismo kantiano con idee mistiche e neoplatoniche che lo indussero a definire l’universo come ”one wonderous Whole, pervaded by one Mind, one omnipresent Mind, omnific, whose most holy name is Love”.

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William Wordworth

Nel 1808 si spostò nel Lake District insieme a William Wordworth e s’innamorò di Sarah Hutchinson, cognata di William, sentimento mai ricambiato che lo renderà infelice per il resto della sua vita. L’oppio purtroppo causava in lui continui sbalzi d’umore che lo facevano litigare con tutti, anche con Wordsworth. Decise quindi di farsi ricoverare nella clinica del dott. Gillman e per fortuna le sue condizioni di salute migliorarono, consentendogli di lavorare soprattutto come giornalista e critico letterario. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Londra, dove morì nel 1834, circondato da amici e discepoli.

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Sara Fricker

COLERIDGE, UOMO E POETA - Studiando le poesie di Coleridge, spesso ho pensato a lui come ad uno di quei prigionieri descritti da Platone nel famoso mito della caverna. Oppresso dalle catene di una deludente realtà, costretto a vedere solo le ombre di un meraviglioso mondo ideale, egli cerca di raggiungerlo evadendo col potere dell’immaginazione. S’immerge quindi nel soprannaturale che gli dona profonde esperienze, tradotte poi nelle mitiche e simboliche immagini delle sue poesie.

Nel suo capolavoro,The Rime of the Ancient Mariner. egli riesce a creare un magico mondo intorno alla storia di un marinaio che dopo aver offeso Dio uccidendo con crudeltà un albatro, è costretto a raccontare ossessivamente la sua esperienza agli altri: una forma di espiazione e anche di monito a tutti coloro che non rispettano le leggi divine. Sgorgano allora scene surreali e stupendi versi, come quelli in cui descrive serpenti marini di vari colori che danzano, balzando dall’acqua in uno scintillio di luci dorate sotto i raggi della luna:

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The ancient mariner


- I wached the water snakes
- They moved in tracks of shining white…
- I watched their rich attire:
- blue, glossy green and velvet black,
- They coiled and swam and every track
- Was a flash of golden fire.

In Christabel il soprannaturale si tinge dei foschi e misteriosi aspetti dello stile gotico nel personaggio della bellissima Geraldine, una strana creatura che affascina ed ipnotizza Christabel:

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Christabel e Geraldine


- And Christabel saw the lady’s eye
- And nothing else saw she thereby…

In Kubla Khan, scritto sotto l’effetto dell’oppio (come Coleridge stesso racconta), l’aspetto onirico è ancora più marcato. Mentre leggeva un libro sul palazzo di Kublai Khan, imperatore mongolo descritto da Marco Polo, il poeta si addormentò e al suo risveglio incominciò a scrivere versi su quelle esotiche atmosfere vissute nel sogno, ma un visitatore inaspettato l’interruppe ed egli non fu più capace di ricordare le sue fantastiche visioni. Hazlit lo paragonò ad “ una composizione musicale” e Walsh lo definì “un estatico spasmo”. Ecco alcuni versi che descrivono la dimora dell’imperatore.

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Xanadu Kubla Khan


- In Xanadu did Kubla Khan
- A stately pleasure-dome decree….

- The shadow of the dome of pleasure
- Floated midway on the waves,
- Where was heard the measure
- From the mountain and the caves.

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Xanadu did Kubla Khan

Grande poeta senza alcun dubbio, geniale sotto molti aspetti, difficile da imbrigliare in schemi e clichés, Coleridge come uomo fu talvolta giudicato in modo alquanto duro. Praz, ad esempio, affermò che egli,“dopo aver toccato il fondo dell’abiezione, riuscì a riabilitarsi grazie soprattutto alla propria passività, che gli impedì di essere decisamente cattivo”. Penso che tale giudizio sia riduttivo e spietato verso un sensibile e tormentato artista che in Dejection, an ode, mise a nudo la sua anima, confessando lo sconforto per la fatica di vivere ed il costante sforzo nella ricerca di un mondo di pura gioia, una gioia che forse trovò solo nei sogni.

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Xanadu