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ASSASSINIO NELLA CATTEDRALE

il capolavoro di Thomas Stearns Eliot al Teatro Quirino di Roma
giovedì 15 febbraio 2024 di Patrizia Cantatore

Argomenti: Teatro


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CON MONI OVADIA e MARIANELLA BARGILLI i

Il capolavoro di Eliot torna in un allestimento al Teatro Quirino di Roma per la regia di Guglielmo Ferro, protagonista Moni Ovadia. La storia si svolge nella Cattedrale di Canterbury, dal 2 al 29 dicembre 1170, si tratta degli ultimi giorni dell’Arcivescovo Thomas Becket, tornato dopo la fuga in Francia e l’esilio durato sette anni. I motivi della discordia tra il re Enrico II e l’Arcivescovo sono quelli che la storia ha incastonato nel suo omicidio: il conflitto millenario tra Chiesa e Potere, che sia un re o l’imperatore. Thomas Becket è il solo ad ergersi in una strenua difesa dell’indipendenza tra potere temporale e potere spirituale. Argomento sempre moderno quello del potere che ad ondate la politica sia nel tempo passato che in quello contemporaneo ha tentato e tenta di far convergere in un’unica figura, un accentramento di poteri pericoloso.

Il PRIMO ATTO si apre nella sala dell’arcivescovo, nel giorno 2 dicembre 1170. Il Coro introduce gli avvenimenti drammatici che stanno per accadere. Tre sacerdoti riassumono le condizioni di pericolo derivanti dall’assenza di Becket, assenza che ha spinto la Corona ad accentrare sempre più il potere. Arriva Becket, egli è consapevole del martirio al quale sa di andare incontro, ma lo accetta con fatale rassegnazione. Appaiono i tentatori, figure demoniache che rammentano le tentazioni di Cristo, pronti a suggerirgli come potersi salvare dal potere del re piegandosi, brigando o accettando la gloria del martirio. L’Arcivescovo è consapevole quale sia la strada da percorrere, non perché ambisca al martirio come atto di orgoglio, ma perché comprende che per salvare Canterbury, i preti e il popolo quella è l’unica strada. Il giorno di Natale, nella Cattedrale di Canterbury, Becket pronuncia un sermone sul valore spirituale di questo giorno, di gioia per la nascita di Cristo luce sulle tenebre ma anche tristezza insieme infatti la cristianità il giorno dopo Natale ricorda S. Stefano, il primo dei suoi martiri.

Il SECONDO ATTO si svolge tra la sala dell’arcivescovo e la navata della cattedrale. È il giorno 29 dicembre 1170. Giungono quattro cavalieri che chiedono di parlare con l’arcivescovo, hanno informazioni urgenti da parte del re. Al cospetto di Becket lo accusano di tradimento, egli dichiara la propria lealtà alla corona e chiede di essere accusato pubblicamente, i sacerdoti riescono a sottrarlo alla furia dei cavalieri e gli suggeriscono di mettersi in salvo. Becket rifiuta, in un lungo discorso in cattedrale, ribadisce la sua intenzione a non lasciare Canterbury e il suo popolo. Sarà proprio lì nella cattedrale ad essere ucciso dai cavalieri. La parte finale è quasi un truman-show, gli assassini giustificano il proprio operato sostenendone la "giusta" necessità per impedire alla Chiesa di minare la stabilità del potere dello Stato rivolgendosi al “popolo” in platea, di fatto coinvolgendolo e accusandolo di complicità e di mandato.

Mai come oggi, il capolavoro di Eliot, è la testimonianza senza tempo del rapporto fra opposti, nel cuore della civiltà occidentale: Potere Temporale e Potere Spirituale, Ragione e Fede, Individuo e Stato. Libertà e Costrizione. Nella vicenda complessa del conflitto fra Enrico II e l’Arcivescovo di Canterbury è racchiuso tutto il dramma che ancora oggi pendono e provocano scelte rovinose anche oggi davanti ai nostri occhi. Eliot riesce a fare un parallelo tra quella che è la Storia macro delle vicende umane e la storia micro, piccola, insignificante e assolutamente non considerata, di ciascuno di noi.

Nella nebulosità dei sicari, che la storia non è riuscita a ricondurre con certezza alla responsabilità di Enrico quale mandante sicuro, vi osserviamo l’ambiguità del Potere e del suo Sistema nel rapporto con gli individui: manipolatorio, ricattatorio, inafferrabile. Rappresentato nel ’35 proprio nei luoghi della vicenda reale, il dramma sembra raccontare l’ascesa ed il pericolo del nazismo, piuttosto che le vicende datate dei Plantageneti, mostrando quanto la manipolazione del Sistema di potere che decide il destino dei popoli agisce utilizzando parole come libertà e democrazia come grimaldelli di una coercizione sottile e profonda.

L’allestimento di Ferro riesce nella trasversalità storica, sin da subito la temporalità del fatto storico si cala nella contemporaneità, negli infingimenti odierni, Moni Ovadia, Maestro del Teatro Civile più genuino, “cantore dell’impegno”, veste i panni di Thomas Becket che qui rappresenta la voce fuori dal coro, l’inascoltata Andromaca, il Giacomo Matteotti che denuncia i brogli, quell’ ultimo baluardo che sempre appare nella Storia, a difesa di un sistema politico basato sulla divisione dei poteri a garanzia della democrazia reale a cui l’uomo dovrebbe ambire perché il potere, se guardiamo indietro nel tempo, agisce sempre allo stesso modo: isolando e poi distruggendo quelle voci fuori dal coro.

Date e orari

mar 13 feb ore 21 mer 14 feb ore 19 gio 15 feb ore 17 ven 16 feb ore 21 sab 17 feb ore 17 dom 18 feb ore 17

 

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