La storia è quella di due ragazzi, Enea e Pietro, belli, giovani che alla fine degli anni ’70 si incontrano per caso nei bagni del cinema Nuovo Olimpo, innamorandosi. Tra di loro, c’è il mondo a dividerli, la storia di quel momento, le loro storie personali, le loro passioni personali. Continueranno ad amarsi nel ricordo straordinario di quell’unica notte d’amore condivisa, nella speranza sempre disattesa di riuscire a rivedersi, a reincontrarsi.

Ferzan Ozpetek, ci narra la storia di un amore inconcluso, quelli che restano così vividi nella memoria da impedire agli amori reali, vissuti, di essere apprezzati fino in fondo. L’amore o meglio il desiderio d’amore può incantarci così profondamente da dilatare quell’incanto nel tempo. Come tutti gli amori che restano nella memoria o nell’immaginario, sarà sublimato nel ricordo, mantenuto vivo dal desiderio e nutrito, custodendone il sentimento inibito.

Il regista si racconta attraverso una storia personale accaduta decenni fa e trasformandola in un racconto dal respiro universale e dalla sensibilità poetica. Quanti di noi hanno un amore che non si è realizzato? Quanti non hanno desiderato reincontrare quella compagna di università, quel vicino di casa, quell’attrazione e quell’amore nato durante un concerto?

Eppure il tempo non può essere fermato, come nel miglior mélo anche questa coppia, dopo aver disatteso molti incontri, riuscirà a guardarsi di nuovo negli occhi.

Scritto insieme a Gianni Romoli e interpretato da Damiano Gavino e Andrea Di Luigi (con l’amichevole partecipazione di Jasmine Trinca), è un ritratto di un’Italia che attraversa più di trent’anni, accompagnata da una formidabile colonna sonora, e una bellissima e struggente canzone di Mina Povero amore.