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ROMA 1935-1947, di GIORGIO SIMONCINI

Una preziosa testimonianza
lunedì 9 ottobre 2023 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Recensioni Libri


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Giorgio Simoncini, noto architetto romano, autore di molti testi su architettura e urbanistica, docente presso l’Università “Sapienza” di Roma dal 1989 al 20005, ha di recente scritto il libro Roma 1935-1947. Fascismo, guerra e dopoguerra nella vita di una famiglia borghese, pubblicato da Ginevra Bentivoglio Editoria.

Il libro viene presentato dallo stesso autore che così scrive: “In questo volume ho cercato di ricostruire alcuni aspetti della vita che si conduceva a Roma negli anni compresi fra il 1935 e il 1947. Furono anni particolarmente difficili della storia del nostro paese, comprendenti il fascismo nel periodo delle sue aspirazioni imperiali (1935-1939), la seconda guerra mondiale (1940-1943), l’occupazione tedesca (1943-1944) e, infine, il dopoguerra, al tempo dell’occupazione americana (1944-1947). Sono vecchio abbastanza da aver avuto conoscenza diretta degli eventi di cui mi occupo; il periodo preso in esame, infatti, coincide esattamente con quello della mia età scolare.

Interessa precisare che gli aspetti autobiografici sono stati sempre considerati in riferimento ai contemporanei eventi storici. Tale impostazione è stata sollecitata anche dall’intento di mantenere vivo il ricordo di quegli eventi. In questo tipo di ricerche tende a prevalere l’interesse per il vissuto di famiglie e persone che hanno maggiormente sofferto per motivi razziali, politici o bellici, oppure in quanto rientranti negli strati più poveri della popolazione. In questo caso, invece, è presa in esame una famiglia del tutto diversa, benestante e di estrazione borghese, il cui vissuto raramente è stato preso in esame. Una famiglia inoltre rientrante nella cosiddetta “zona grigia”, com’era abitualmente denominata quella parte della società che, pur senza essere fascista, si trovò nella condizione di dover convivere con il fascismo”.

Il testo è diviso in 5 parti: 1)Parte I- Il fascismo nel periodo dell’Impero; Parte II-Gli anni della guerra, Parte III-L’ armistizio e l’occupazione tedesca, Parte IV- Roma liberata; Parte V-Gli americani e il dopoguerra

“I libri sono come calamite- affermava la mia prof. di lettere- talvolta uno ne attira un altro, come per completare un discorso o sollecitare riflessioni”. E in verità spesso ciò mi è accaduto come per due libri, avuti in regalo e di recente letti tutto d’un fiato: Il primo ad arrivare è stato il libro di Enza Alfano “La guerra non torna di notte” e poi “Roma 1935-1947”, quasi come un invito a completare il quadro di un periodo storico in cui mancava un pezzo iniziale, quello dell’ anteguerra non meno importante di quello bellico e postbellico.

E in verità ho trovato davvero molto interessante soprattutto la Prima Parte del libro di Simoncini, in particolare pag.41 dove nel paragrafo “Il fascismo nella vita privata”, si mette in evidenza come il regime entrasse nella vita dei cittadini invadendola senza via di scampo attraverso regole e modelli imposti, slogan ossessivi di orwelliana memoria. E pertanto egli scrive “Nel 1937 appare evidente una compiuta penetrazione del fascismo nella vita privata della mia famiglia. Le attività di mio padre, così come la scuola pubblica che io frequentavo, recavano l’impronta fascista della politica . l’istituzione del sabato fascista rappresentò uno dei mezzi più efficaci di una simile penetrazione (…)Il fascismo tendeva ad imporsi non a livello ideologico, ma nel modo di vivere, attraverso regole e modelli da adottare. Regole e modelli imposti mediante slogan ossessivamente ripetuti, come quelli della pubblicità: Credere Obbedire Combattere, Mussolini ha sempre ragione e così via”.

Il libro mi ha riportato indietro nel tempo, ai racconti dei miei genitori e soprattutto a quelli di mio nonno che aveva intrapreso la carriera militare per volere di sua madre e che era diventato un generale dopo aver combattuto due guerre mondiali. Mio padre spesso mi parlava delle regole e degli slogan, della camicia nera da indossare in determinate occasioni per lunghi anni, fino agli esami universitari, mamma delle divise scolastiche e degli imponenti e spettacolari saggi di ginnastica a cui partecipava, tanto per citarne alcuni, ma ve ne sarebbero tanti ancora da citare, racconti che ho ritrovato nel libro. Per quanto riguarda le rimanenti parti del testo, la narrazione è sempre molto colta, scorrevole, precisa e dettagliata, ma in verità in esse prevale un tono alquanto “distaccato” anche verso avvenimenti estremamente drammatici, verso quegli orrori che fecero scrivere a Quasimodo gli indimenticabili versi :“Sei ancora quello della pietra e della fionda,/uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,/con le ali maligne, le meridiane di morte,/t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,/alle ruote di tortura”.

Ed in effetti anche se nella narrazione di Simoncini ritrovo i racconti di miei nonni, di genitori e parenti, non ritrovo in essa tutto il terrore e l’orrore che tali racconti hanno suscitato in me e che per anni non ho potuto cancellare poiché poi le immagini dei filmati della tv anni ’50 ci mostrarono stragi, crudeltà di ogni genere e orrende rappresaglie. La sottoscritta ancora ha un incubo ricorrente che si è ora risvegliato dopo tanti anni durante la guerra in Ucraina, un incubo in cui sogno di cercare un nascondiglio per sfuggire ai tedeschi che mi vogliono fucilare. Che orrore le Fosse Ardeatine! E che orribile dramma l’esplosione della prima bomba atomica in Giappone! E il genocidio degli ebrei con la Shoah!

Simoncini ci rivela il suo particolare modo di sentire in una pagina significativa (pag. 219) in cui afferma: “Ero giovane, avevo vissuto in un ambiente protetto e non avevo sofferto più di tanto. O forse, qualche ferita era stata lasciata dalla solitudine e da alcuni particolari eventi: essersi trovato sotto un bombardamento; vedere un camion carico di morti in una strada di Roma, vero o immaginario che fosse; o assistere all’uccisione di un tedesco in una mattina di sole a piazza Fiume: tutto questo non poteva non avere lasciato, dentro di me, qualche cicatrice destinata a durare, E , forse, proprio per quel motivo, l’idea che per poter ricominciare a vivere fosse necessario dimenticare, non ha mai messo radici dentro di me”.

Un libro interessante che è senz’altro una preziosa testimonianza su un’epoca molto difficile della storia italiana.

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GIORGIO SIMONCINI

Giorgio Simoncini, nato a Roma nel 1929, si è laureato a Roma in architettura nel 1954. Sino alla fine degli anni Sessanta ha contemporaneamente svolto attività professionale nel campo dell’architettura e dell’urbanistica. In quel periodo ha inoltre vinto un concorso internazionale per il progetto del Monumento di Auschwitz-Birkenau, infine realizzato nel 1967 in collaborazione con lo scultore Pietro Cascella. A partire dal 1969 ha avuto incarichi di insegnamento di tipo storico che poi, a partire dal 1976, ha esercitato in qualità di professore ordinario. Ha inoltre svolto attività di ricerca nel campo sia dell’architettura sia della città e del territorio, con particolare riferimento ai periodi del Rinascimento e dell’Illuminismo. Dal 1997 al 2002 ha infine insegnato Storia del Paesaggio nell’ambito della “Scuola di specializzazione per la progettazione del paesaggio” della Università la Sapienza di Roma. Negli ultimi anni si è occupato di memorialistica, e il 14 settembre 2008 ha vinto il XXIV Premio dell’’Archivio Diaristico Nazionale Di Pieve Santo Stefano. I suoi interessi si sono quindi sempre più orientati verso quel settore di attività.

Giovanna D’Arbitrio

 

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