Il tutto per un impulso irrefrenabile di potere, di conquista del territorio contro una popolazione assai più debole ed impreparata ad un assalto di estrema ferocia.
L’opinione mondiale, nel suo complesso, ha condannato all’unanimità una simile prepotenza ed un eccidio talmente efferato da riportarci indietro nel tempo, all’ultima guerra, che sconvolse l’umanità.
A nulla sono valsi o valgono tuttora le richieste di colloqui tra le parti e la ricerca di una soluzione comune.
Sembra tutto inutile di fronte ad un nemico implacabile che uccide, a sangue freddo, ogni persona che incontra nel suo iter di espansione, non risparmiando nemmeno i più deboli, come bambini ed anziani.
Alle prime avvisaglie di questa “follia”, molti cittadini ucraini hanno cercato di fuggire con ogni mezzo dalla guerra che avanzava di momento in momento e, purtroppo, chi non è riuscito a salvarsi, ha subito torture ed una morte orribile.
Anche il Pontefice Papa Francesco ha cercato di intervenire per frenare questo massacro ma, finora, le sue parole restano inascoltate, mentre i provvedimenti economici contro gli invasori immediatamente messi in atto dall’Europa e dagli Stati Uniti, sembrano non aver raggiunto ancora l’effetto desiderato.
E’ a questo punto che i cittadini Europei hanno aperto le loro case e i loro cuori verso i profughi ucraini con moltissime iniziative di accoglienza e sostegno, rivolte soprattutto ai bambini costretti a viaggi disastrosi e ad abbandonare, all’improvviso, la propria casa, la scuola e ogni riferimento alla vita di tutti i giorni.
La Pasqua di quest’anno, quindi, può essere l’occasione per mettere in pratica gli insegnamenti della Pasqua Cattolica che dedica questo periodo dell’anno alla ricerca della pace tra gli uomini, alla solidarietà e all’aiuto dei più deboli.
E’ un invito, quindi, a riflettere sulla precarietà della vita e sui veri valori morali che dovrebbero guidare, sempre, la nostra esistenza.
Di seguito, una poesia di Bertold Brecht sulla pace:
I BAMBINI GIOCANO ALLA PACE
I bambini giocano alla guerra.
È raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.