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L’ERRORE

di Andrea Forte e Vivi Lombroso
venerdì 7 maggio 2021



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Quando gli strumenti cominciarono a non funzionare, i due piloti si mossero tranquillamente ed agevolmente.

Quando fu chiaro che avrebbero continuato a non funzionare, Pierre e John si sentirono meno tranquilli, e presero a muoversi il più velocemente possibile. Ma quando gli strumenti, nonostante tutte le correzioni manuali e tutte le sostituzioni automatiche di pezzi presumibilmente avariati, risultarono funzionare in assoluta contraddizione fra loro… allora i due piloti si spaventarono e si bloccarono.

Il capitano aveva seguito l’intero processo sullo schermo generale e – come al solito – non s’era gran che mosso. Più che intimorito, sembrava curioso di vedere come sarebbe andata a finire. Questo però non cambiava la gravità della situazione, come pensarono Pierre e John scambiandosi uno sguardo. E qui cominciarono le discussioni concitate e tronche: piuttosto uno scambio affannoso di battute angosciate, il cui risultato ormai non aveva più nulla a che vedere col famoso lavoro di squadra. Ipotesi, proposte, citazioni di dati, sigle… tutto accavallantesi nel tentativo frenetico di individuare cosa non funzionasse, la manovra da ripetere e correggere, il pezzo da sostituire nella speranza che non si guastasse di nuovo.

Eppure, nonostante l’apprensione dirompente, tutti gli uomini dell’equipaggio erano abbastanza lucidi per accorgersi che – ferma restando l’assurdità della situazione - l’astronave in qualche modo funzionava,, nel senso che ancora non era esplosa, da qualche parte stava pur andando. Quello che però diveniva sempre più assurdo, era che, in pratica, a quel punto non risultava più possibile fare nessuna manovra… poiché tutti gli strumenti avevano ribaltato le prestazioni.

Allora, la paura cominciò ad orientarsi verso la disperazione. Le frasi concitate lascarono il posto ai suggerimenti espressi a bassa voce e senza convinzione. Ed Espir (lo psicologo di bordo) si rese conto che stavano scivolando in qualcosa che era molto peggio della agonia: molto peggio perché nell’agonia almeno era possibile o accettare serenamente o illudersi di reagire alla morte, ma qui sembrava che non fosse concesso neppure questo, tutto era come immerso nella più pura follia.

Espir si rese anche conto che la drammaticità della faccenda proveniva dal fatto che erano mortificati, per non dire insultati, tutti i condizionamenti di ciascuno. Gli uomini erano condizionati dagli addestramenti e dagli anni di volo, a vedere le singole parti dell’astronave o funzionanti o guaste: ma il fatto di vedere gli strumenti funzionare…in perfetta contraddizione fra loro, questo li faceva decisamente saltare !

Il tecnico di bordo invece continuava a fissare il capitano attraverso il monitor. Si era reso conto che quest’ultimo stava frugando con la mente da qualche parte del problema, dove gli altri non si erano spinti. Lo dimostrava il fatto che non s’era troppo interessato alle varie proposte fatte da ciascuno di loro, avendo sulla faccia l’espressione di chi già sa che ci prova ma non funzionerà…

Dal canto proprio Appr non si era agitato gran che, nonostante fosse il più giovane di tutti. L’idea poi di morire col capitano Magis, per il quale nutriva un vero e proprio culto, in realtà lo entusiasmava…gli sembrava non tanto di morire con lui, ma per lui… Quanto al fatto che Magis tacesse ormai da oltre due ore, questo non lo preoccupava minimamente. Il capitano non era solo un lesinatore di parole, ma anche di molte altre cose, come ad esempio, delle autorizzazioni a sostituire pezzi guasti, oppure delle lodi per azioni speciali. Il suo encomio più solenne consisteva nel fissarti in fondo agli occhi, ed emettere una sorta di grugnito atonale. Eppure era uno dei capitani più famosi dell’intera flotta, civile e militare. Ed ora taceva. Forse quello che stavano vivendo era la spiegazione della scomparsa di quelle astronavi che non rientravano da un viaggio e delle quali non si trovava alcun relitto.

Fu a questo punto che accadde l’impossibile nell’assurdo ! Con una voce che ricordava le delizie di una lama, il capitano attaccò un discorso. «A tutti gli uomini dell’equipaggio.

1°: nel corso degli ultimi 206 minuti il funzionamento dell’astronave ha presentato una serie completa di anomalie. Una o più anomalie corrispondono ad un errore o ad un guasto, ad una interruzione o alterazione dello stato di normalità dell’astronave. Ma la serie completa di anomalie ricostituisce una normalità. Da ciò si ricava che tutto funziona regolarmente ma in senso contrario.

2°: voi avete cercato l’errore dentro l’astronave o nei suoi rapporti con l’esterno. Non avete considerato che l’errore potrebbe essere fuori l’astronave. Questo non spiega il fenomeno ma lo supera, nel senso che indica l’unica possibilità di uscita dal medesimo, e quando dico “unica” intendo esattamente che è una sola, anche se contraria agli schemi comuni.

3°: ciascuno di voi ha cercato di correggere singole anomalie, disturbando inutilmente e pericolosamente il nuovo stato di equilibrio. Da ciò si ricava che bisogna effettuare tutte le operazioni esattamente al contrario, effettuare i calcoli esattamente a specchio di come le effettuiamo normalmente.

4°: evidentemente siamo caduti in una regione di eccessiva curvatura cronotopica, per cui abbiamo preso a viaggiare all’indietro sia nello spazio che nel tempo. Nulla di strano. Sarà sufficiente ripassare la vecchia relatività di Einstein.

5°: ognuno di voi si programmi le manovre nel proprio settore, e poi inverta i valori e i fattori. Al mio segnale effettueremo la manovra di rientro o di riuscita, come preferite.

6°: ritenetevi tutti agli arresti, per abbandono psicologico. E “per piacere”, signor Appr, si decida a chiudere la bocca. È tutto ».

Voi non ci crederete, ma l’intera manovra si svolse regolarmente. L’unica irregolarità fu che dinanzi al Congresso Planetario, il capitano Magis venne eletto Comandante Generale della Flotta, non per votazione, ma per acclamazione. E quella fu l’unica volta che non poté correggere una anomalia… ed il Calcolatore Universale, da macchina intelligente che era… non fece obiezioni e registrò tacitamente la nomina.

 

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