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Rubrica: CULTURA


IN RICORDO DI MARIO ALBERTO PAVONE

Docente ordinario di storia dell’arte moderna nell’Università di Salerno.
lunedì 22 giugno 2020 di Achille della Ragione

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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Da alcuni mesi è improvvisamente scomparso il professore Mario Alberto Pavone, docente ordinario di storia dell’arte moderna nell’Università di Salerno.

Pavone era uno dei più apprezzati studiosi di storia dell’arte italiana, con particolare riguardo al Mezzogiorno. Conseguì la laurea in Lettere Moderne nel 1970 presso l’Università degli Studi di Napoli. Dal 1981 ricoprì il ruolo di ricercatore presso l’Istituto di Storia dell’Arte, diretto da Ferdinando Bologna, anche lui scomparso all’inizio di aprile.

Mario Alberto Pavone, nell’anno accademico 1993/94, vinse il concorso di professore associato di Storia dell’arte moderna. Fu chiamato a insegnare la storia dell’arte presso l’Università di Trieste e successivamente, per trasferimento, nell’ Università di Salerno, dal 1994/1995. Divenuto poi docente ordinario, era titolare nell’Ateneo salernitano dei corsi di Storia dell’arte moderna nel circuito mediterraneo e di Iconografia e Iconologia nel Corso di Laurea Magistrale in Storia e Critica d’Arte.

Intensa è stata la sua attività di ricercatore. A Salerno, dove viveva, dal 1998 al 2002 ha diretto il Corso di Perfezionamento annuale in Storia dell’Arte Moderna presso il Dipartimento di Beni Culturali dell’università degli Studi e, nell’anno accademico. 2006-2007, il Master di I livello in “Esperto dei processi di conoscenza e inventariazione del patrimonio storico-artistico per la valorizzazione delle aree interne”. Si è sempre interessato dell’arte nel Mezzogiorno e soprattutto ricordiamo i suoi contributi alla storia della pittura a Napoli e nel meridione tra il Seicento e il Settecento, con ricerche su momenti e autori dell’arte in età moderna di grande rilievo, non solo in Italia, ma anche all’estero.

Ha partecipato attivamente a numerosi cataloghi d’arte, da lui stesso curati o con schede su opere e artisti e ha curato diverse mostre d’arte di valenza nazionale. Ha scritto importanti studi sui rapporti tra Napoli, Genova e Venezia e le presenze della pittura del barocco napoletano in altre zone d’Italia.

Il professor Pavone, tra il 2015 e il 2017 aveva coordinato il progetto universitario su “Analisi della produzione artistica nel Cilento tra il Sei e il Settecento”, con grande attenzione alla provincia di Salerno e alle zone più “periferiche” di essa, con la ricerca archivistica e documentaria e di opere d’arte sparse nelle chiese o anche di proprietà privata. Dunque, grande attenzione al rapporto tra centro e periferia, considerando come, “a fronte degli arrivi di opere d’arte dal centro partenopeo, si sia sviluppato nei diversi territori un fenomeno di adeguamento all’interno della produzione locale”.

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Copertina di Napoli scomparsa

Sarebbe lungo enumerare i meriti di Pavone, come docente e come ricercatore. Ma va ricordato che ricopriva la carica di vice presidente del Centro Studi sulla Civiltà Artistica dell’Italia Meridionale “Giovanni Previtali”, presieduta e fondata dal professore Francesco Abbate, attraverso una costante collaborazione alla pubblicazione dei diversi volumi del Centro, oltre a un’intensa opera di promozione di iniziative culturali in favore della valorizzazione del patrimonio artistico.

La sua scomparsa lascerà un vuoto enorme per la ricerca storico-artistica nell’Italia meridionale. Ai giovani ricercatori toccherà saper raccogliere i frutti della lezione che Mario Alberto Pavone ha lasciato in eredità.

Ricordiamo alcuni dei libri più noti da lui scritti, da uno studio approfondito sui “Pittori napoletani del ‘700” (fig.2), ad una corposa monografia sul pittore solofrano Francesco Guarini (fig.3), per concludere con un prezioso volume: “Napoli scomparsa nei dipinti dell’Ottocento” (fig.4), che ancora si reperisce a prezzo vile sulle bancarelle di Port’Alba e che consiglio a tutti di acquistare per poter ammirare una parte cospicua della Napoli antica, in primis 50 chiese, prima che cadesse sotto la furia devastante del piccone manovrato dai fautori del famigerato Risanamento.

Dopo il ricordo ufficiale di sapore accademico vorrei ora rimembrare la lunga amicizia e stima reciproca che ci ha legato per circa 30 anni. Ci conoscemmo nel corso di una visita da me guidata al Duomo di Salerno ed egli rimase talmente colpito dall’ardore delle mie spiegazioni e dal livello dei miei ascoltatori, che volle organizzare il mese successivo una visita alla Pinacoteca provinciale, che costituiva il suo regno incontrastato. In seguito per anni nel programma delle mie visite erano obbligatorie un paio di puntate alle chiese di Salerno e dintorni.

Nel 1997 nel corso della stesura del catalogo della mia collezione fu prodigo di pareri e l’anno successivo, quando ebbi l’incarico di redigere il catalogo della collezione Pellegrini di Cosenza, fece parte di una equipe di studiosi(lautamente pagata dal proprietario della raccolta), assieme a Spinosa, Pacelli e Leone de Castris, che mi aiutò nelle attribuzioni più complesse. Per chi volesse consultare le due prestigiose collezioni basta digitare i link: http://www.guidecampania.com/dellar... http://www.guidecampania.com/dellar...

Dal 1998 al 2001, in occasione dell’uscita dei 10 tomi della mia opera: Il secolo d’oro della pittura napoletana, mi invitava periodicamente nell’università dove insegnava (fig.5) per tenere delle lezioni nell’aula magna a centinaia di studenti, ai quali regalavo poi una copia del mio libro.

Nel 2012, mentre mi trovavo, a sua insaputa, gradito ospite dello Stato, contattò mio figlio per rendermi noto che aveva convinto il Rettore a conferirmi una laurea ad honorem in Storia dell’arte, privilegio che dovetti a malincuore rifiutare, adducendo motivi di salute, per non mettere in difficoltà il Senato accademico presentandomi con la scorta.

L’ultimo incontro lo abbiamo avuto nel 2017, quando in occasione dell’uscita del mio libro “Il vero nome del Maestro dell’Annuncio ai pastori” volle trascorrere un intero pomeriggio, con successiva cena, nella mia villa per discutere sull’argomento.

Addio Mario Alberto, anzi per meglio dire arrivederci, capiterà presto che ci rivedremo.

Foto del logo: Università di Salerno