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Rubrica: EVENTI


Dal 18 ottobre 2007 al 31 marzo 2008

Alma Tadema e la nostalgia dell’antico

Una memorabile mostra al museo archeologico di Napoli
domenica 6 gennaio 2008 di Elvira Brunetti

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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La mostra in itinere sul pittore olandese di nascita e inglese di adozione Lawrence Alma Tadema (1836-1912) al Museo Nazionale di Napoli è la dimostrazione lampante dell’importanza degli scavi di Pompei. Se non ci fosse stata una simile scoperta, Roma da sola, nonostante la grandiosità dei suoi antichi monumenti, non avrebbe potuto evocare una così struggente nostalgia dell’antico in pieno Ottocento.

La mostra è alquanto originale per l’impegno degli addetti al settore nell’accostare famosi reperti propri dell’Archeologico a quadri che esaltano l’arte di quel periodo. In un percorso il cui tema è esplicitamente contenuto nel titolo dell’esposizione: “Alma Tadema e la nostalgia dell’antico”, il visitatore viene coinvolto in un viaggio virtuale attraverso i fasti e la bellezza marmorea della vita quotidiana di Pompei: insignificante, oggi, località napoletana, il cui peso, tuttavia, della memoria antica ha ricamato intorno al nome una fama mondiale, già forte nell’Ottocento. Erano ancora in fieri gli scavi, quando parallelamente incominciava a diffondersi in tutta Europa una intensa emozione per quei brani di vita immortalati dall’eruzione vesuviana. Gli animi nobili del tempo, artisti e letterati, pur lavorando d’immaginazione e fantasia, desidereranno più che mai il contatto dal vivo con quelle rovine e tra i tanti intellettuali che intraprendono questo viaggio di conoscenza, c’è anche sir Lawrence Alma Tadema.

Egli venne in Italia, visitò Roma, ma fu Pompei a dargli la rivelazione dell’arte e qui egli ritornò più volte, l’ultima dopo quaranta anni. Studiò con interesse e approfondimento i vari reperti archeologici, rilevando misurazioni da architetto appassionato e, avvalendosi del mezzo fotografico, memorizzò ogni particolare. Voleva imprimere nella sua mente di uomo colto e raffinato quanti più elementi conoscitivi poteva di un mondo scomparso, lontano , ma che sentiva così vivo e attuale per alcuni versi. Un rifugio nella bellezza classica del passato in pieno decadentismo. Il contatto successivo che ebbe con la nuova estetica a Bruxelles e a Londra gli fornisce l’ispirazione per la realizzazione di una pittura veramente nuova.

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fig 1 Corteo bacchico (Napoli, Museo Archeologico)

In una cornice neoclassica, neopompeiana egli introduce delle figure femminili vibranti di tonalità assolutamente moderne. Basti pensare alla fulva chioma sfavillante della menade nel corteo dionisiaco del quadro “Un sacrificio a Bacco”, trasposizione letterale del bassorilievo marmoreo (fig 1) presente nella collezione permanente.

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fig 2 Alma Tadema - Autoritratto (Firenze, Uffizi)

Assimilata la lezione del realismo, la stessa viene modulata da lievi echi languidi e romantici, ma soprattutto si attinge alla fonte antica dei pittori primitivi, Botticelli ad esempio, non dimentichiamo l’influenza del movimento artistico dei Preraffaelliti in auge nell’Inghilterra vittoriana. La pittura di Alma Tadema esprime chiaramente il trionfo del principio dell’arte per l’arte, in cui si legge l’indipendenza da ogni valore morale o sociale dell’opera. Il quadro deve essere dipinto bene, deve essere solo bello.

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fig 3 Alma Tadema - La galleria di statue (Hannover, Hood Museum of Art)

All’ingresso della mostra ci saluta il suo autoritratto (fig 2) che sta agli Uffizi di Firenze, da quest’ultimo museo richiesto nel 1896 per essere esposto nella famosa Galleria dei ritratti e a differenza delle solite raffigurazioni del pittore in costumi pompeiani, qui lo vediamo, invece, molto anglosassone in abito elegante, un po’ dandy e un po’ intellettuale, in una posa rigorosa e severa, l’atteggiamento è da atelier fotografico.

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fig 4 Palizzi F[1].-Gli scavi di Pompei (Collezione privata)

Sono volti anglosassoni quelli che l’artista dipinge, addirittura nel quadro “La galleria di statue” (fig 3) sono rappresentati i suoi familiari, sua moglie e i suoi figli, sé stesso seduto, che indossano sontuosi abiti romani e vivono l’atmosfera di un importante negozio d’arte dove sono esposti notevoli pezzi antichi. Era reale in Inghilterra e in Francia l’interesse per il collezionismo di reperti pompeiani al punto che anche i falsi, quelli riprodotti dalla fonderia Chiurazzi, per esempio, avevano un mercato. Ma la cosa più singolare nell’allestimento del museo è l’avere accostato al quadro in questione i veri reperti archeologici rappresentati dall’autore. Quindi non una statuaria antica qualsiasi di vago sapore nostalgico, bensì gli oggetti di questo straordinario museo. Nel quadro “Missile d’amore” un gioco stupendo di architetture permette di ammirare la casa londinese di sir Lawrence in perfetto stile pompeiano, dove il rigore geometrico e la freddezza dei marmi si sposa con un sottile decorativismo offerto dai fiori, dalla morbida seta delle vesti e dall’intreccio degli ori del tetto visibile in secondo piano. Altrove, dagli abiti lunghi e avvolgenti fuoriescono, facendo appena capolino, i piedi che sembrano solcare graziosamente antichi pavimenti marmorei bianchi, soprattutto, ma anche colorati, la cui rappresentazione è di sicuro frutto di attento studio scientifico.

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fig 5 Gigante-Casa di Cornelio Rufo (Sorrento, Museo Correale)

La mostra su Alma Tadema, visitabile fino al 31 marzo, si svolge nella sala della Meridiana del Museo e l’incipit straordinario è offerto dalla sistemazione, lungo un viale di accesso che vuole ricordare un cardine pompeiano, a destra e a sinistra di opere, alcune pregevoli, di artisti importanti dell’Ottocento napoletano, collegate al Vesuvio, alle sue rovine e illustranti momenti della vita quotidiana del tempo. Cosa

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fig 6 Netti-Lotta dei gladiatori durante una cena a Pompei (Napoli, Museo di Capodimonte)

dire del quadro meraviglioso di Filippo Palizzi “Gli scavi di Pompei” (fig 4), dove una giovane fanciulla, radiosa nella luce splendente del mattino, si ferma, poggia a terra il cesto e guarda con ammirazione un affresco appena disseppellito, emula disincantata dei tanti intellettuali europei, che percorrevano migliaia di chilometri dalle tristi brume del nord al gioioso sole mediterraneo, per suggere il nettare della cultura e dell’antichità, come traspare pure dal quadro di Giacinto Gigante “Casa di Cornelio Rufo” (fig 5).

Notevole è anche il dipinto di Francesco Netti: “Lotta dei

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fig 7 Morelli-Il triclinio (Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna)

gladiatori durante una cena a Pompei”(fig 6), in cui con forza prodigiosa e rappresentazione del vero, frivole donne applaudono colui che ha riportato la palma della vittoria nel combattimento, mentre il meno fortunato viene trascinato via dalla scena ormai solo celebrativa del lusso e dello sfarzo di un ambiente nettamente decadente. Del nostro grande pittore Domenico Morelli c’è il quadro: “Il triclinio” (fig 7)

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fig 8 D’Orsi-I parassiti (Napoli, Museo di Capodimonte)

ambientato in un giardino dopo un’orgia crapulona che ha lasciato i corpi di due gaudenti sfiniti e abbandonati nell’attesa di smaltire il furore degli eccessi gastronomici ed erotici, sotto lo sguardo attonito di un servitore. Da sottolineare l’attenzione dell’artista al vero storico e naturale. Un’altra opera collocata vicino a quest’ultima è la gigantesca

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fig 9 Danzatrici di Ruvo (Napoli, Museo Archeologico)

scultura di Achille D’Orsi: “I parassiti” (fig 8). Anche qui vengono messi in evidenza l’abbrutimento e l’annientamento provocati dai banchetti esageratamente truculenti così frequenti all’epoca.

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fig 10 Tripode (Napoli, Museo Archeologico)

La mostra permette altresì di rivedere, forse con maggiore attenzione, reperti famosi normalmente esposti nel nostro museo, proprio perché sono abbinati a quadri che li citano, vedi per esempio Le danzatrici di Ruvo (fig 9) del IV secolo a.C. presenti nel dipinto “Il tempio di Venere” di Giuseppe Sciuti o il celeberrimo tripode fallico (fig 10), che compare nell’opera di Saverio Altamura “Donna romana”(fig. 11), il braciere fa parte del Gabinetto erotico, gemma segreta e custode delle procaci e disinibite abitudini sessuali pompeiane.

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fig 11 Altamura-Donna romana (Foggia, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea)

Essa rappresenta infine una ghiotta occasione per convincerci del valore eterno dell’Arte, l’unico tramite che ci permette di accedere all’Olimpo della Bellezza.

Alma Tadema, sensibile veggente moderno, illuminato da quella libertà, che costituisce l’unica vera e potente arma dell’artista, non fa altro che evidenziare il collegamento tra il Bello di ieri ed il Bello di oggi. E grazie a questa semplice trasposizione ognuno di noi, varcando la soglia dell’impossibile, può identificarsi nel gaudente di tutti i tempi.

 

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