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NOVITA’ AL TEATRO QUIRINO


domenica 22 dicembre 2013 di Comunicato Stampa

Argomenti: Teatro


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TEATRO QUIRINO DAL 26 DICEMBRE ALL’8 GENNAIO

A VOLTE “LE PAROLE” POSSONO UCCIDERE….

Artù - Ente Teatro Cronaca
presentano Claudia PANDOLFI e Francesco MONTANARI
in
PAROLE INCATENATE
un thriller di JORDI GALCERAN
versione italiana di Pino Tierno

Regia
Luciano Melchionna

Progetto Artistico Organizzazione Gianluca Ramazzotti Giuseppe Liguoro Produzione Ente Teatro Cronaca e Artù teatro

- Imprigionata in una buia cantina, Laura una psichiatra sui trent’anni guarda con orrore un video dove un uomo confessa di essere un serial killer. L’uomo apparentemente innocuo, è lo stesso che la tiene prigioniera. Ma chi è, in realtà, quest’uomo? Uno psicopatico? Qualcuno che ha a che fare con il passato di Laura? Chi è, e perché la tiene prigioniera? In un clima di tensione crescente inizia la sfida delle “Parole Incatenate”. La posta in gioco è la vita stessa di Laura.

Il gioco comincia…

- Con la sua perfetta strutturazione, i suoi tocchi di crudeltà e perversione, e il suo convulso susseguirsi di colpi di scena, "Parole incatenate" non è solo un thriller mozzafiato ma una storia profonda e complessa, un duello senza esclusioni di colpi, in cui verità e finzione, desideri e bugie parlano della parte oscura e torbida che è in ciascuno di noi.

XX Premio Born de Teatre en 1996/ Premio de la crítica Serrad’Or.

NOTE DI REGIA
Appena ho letto il testo di Galceran ho visualizzato l’azione in un luogo dove realtà e finzione potessero coniugarsi perfettamente: un cinema abbandonato, fatiscente, isolato dal mondo. Un luogo molto confortevole, un tempo, mosso dal fermento dei sogni e dell’immaginazione di chissà quanti cineasti e spettatori: oggi location decadente, dimenticata da tutti e dunque perfetta per lo svolgersi di un thriller, di un vero e proprio incubo.

Un po’ come l’amore che può spegnersi lentamente, inaridire, fino a rivelarsi una trappola mortale per chi, per immaturità o vocazione ’missionaria’, si abbandona ingenuamente alle dinamiche malate del ’carnefice/vittima’, dalle grinfie del quale è difficile sottrarsi, specie se si è concesso troppo. Nella penombra, in silhouette, una giovane donna è seduta al centro della platea di quell’ex sala cinematografica, tra poltrone divelte e polverose. Davanti a lei, gigantesco, campeggia il primissimo piano del volto di un uomo, proiettato sul vecchio schermo strappato, impolverato, pieno di muffa.

L’uomo nel video parla davanti a sé, guardando in camera, ancora sudato e affannato per l’omicidio che dice di aver appena commesso: presto confesserà di essere un serial killer e di aver già ucciso diciotto persone, una al mese, tutte scelte a caso.

La giovane donna, legata e imbavagliata, assiste sola e inerme all’inquietante proiezione finché non si riaccendono le luci e quello stesso uomo, serafico e sorridente, appare accanto a lei.

L’uomo ha sequestrato la ragazza e la costringe ad un inquietante gioco di società, un gioco di parole e sillabe da ’incatenare’ tra loro. Un gioco al massacro. In palio la vita di lei.

Tra colpi bassi e cedimenti psicologici, scabrose verità, menzogne e calunnie infamanti, appare presto chiaro che i due si conoscono molto bene, in realtà. Le regole del ’gioco’ si mostrano ’imperfette’ e il loro rapporto, fatiscente e finto come il luogo che li ospita, rivela tutto il suo orrore…

Un testo che non da respiro, magistralmente interpretato da Claudia e Francesco, due attori coraggiosi che si sono messi in gioco fino in fondo, con me, per dar vita e voce a questo disperato e doveroso monito.
LUCIANO MELCHIONNA

 

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