L’enorme successo riportato dai film di Luca Pasquale Medici (in arte Checco Zalone) ha provocato numerosi commenti con critiche molto positive e altre, meno.
Accanto ai fans più convinti, ci sono i moderati ed infine, gli scettici e gli invidiosi della sua inarrestabile affermazione.
La mancanza, in questo momento, di validi attori comici (fatta eccezione per il grande Carlo Verdone e pochissimi altri), ci spinge ad accogliere con fortissimo entusiasmo nuove leve, specie se si tratta di proporre un tipo di comicità diversa, attuale e vicina ai vizi e alle (poche) virtù degli Italiani.
Un’ironia prorompente sul malcostume che ci governa, su di una burocrazia malata ed insopportabile, sulla difficoltà di vivere, o meglio, sopravvivere a tanta incosciente leggerezza, può provocare risate oppure sconforto.
Senza dubbio, il sorriso prevale sulla malinconia quando si assiste a delle scene divertentissime con personaggi reali e con situazioni quotidiane che ognuno di noi affronta con rassegnazione, ma che, una volta riviste sullo schermo, perdono la loro drammaticità ed insofferenza.
Zalone è un attore e personaggio molto divertente che ha saputo cogliere gli aspetti più significativi della vita dell’italiano medio e che ha esasperato la comicità insita nel modo di essere di ognuno di noi, riuscendo a sdrammatizzare un aspetto che giustamente ci rende soggetti a critiche negative da parte di molti benpensanti.
L’ultimo lavoro cinematografico di Checco “ Quo vado” si rivolge soprattutto alla “prima Repubblica” che, secondo lui “non si scorda mai” e che fa parte del dna di ogni nostro cittadino: osservazione su cui non possiamo non essere d’accordo…..
E’ inevitabile, quindi, che accanto a chi ha riso di cuore di fronte a certe scene di grande realismo, ci sia stato anche chi ha commentato con amarezza il modus vivendi, o meglio, “l’andazzo” del nostro Paese e non sia rimasto soddisfatto di aver assistito ad uno spettacolo deludente e certamente non confortante per l’immagine che ne deriva.
Un film che ha battuto ogni record d’incassi ha provocato anche invidie circa la capillare distribuzione di copie (1200) effettuata in tutta Italia, a differenza di altri prodotti cinematografici di grande portata artistica.
Il successo, comunque, c’è stato, dovuto forse alla necessità che ognuno di noi avverte, di recarsi al cinema per distrarsi e dimenticare per un po’ di tempo, guai e amarezze.