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Rubrica: CULTURA


THOMAS HARDY: FAR FROM THE MADDING CROWD

“Lontano dalla Pazza Folla”: dal libro al film
giovedì 1 ottobre 2015 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Racconti, Romanzi
Argomenti: CINEMA, Film


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Lungi dalla ignobile lotta della pazza folla…
tennero un corso tacito e tranquillo.
(T. Gray - Elegia scritta in un cimitero di campagna)

La storia del cinema ci dimostra che la letteratura è stata una inesauribile fonte di ispirazione per numerosi film i quali hanno tradotto in immagini famosi testi, sfidando il confronto con un linguaggio artistico totalmente diverso. Anche se i film non sono sempre usciti vittoriosi da tale confronto, essi hanno contribuito comunque alla diffusione della cultura, facendo conoscere opere poco note al grosso pubblico.

Da cinefila e divoratrice di libri, la sottoscritta viene costantemente attirata da questo genere di film che sono in effetti una buona occasione per rileggere e approfondire opere di autori studiati in passato. Pertanto, spinta dalla mia particolare “attrazione fatale”, ho visto di recente il film “Lontano dalla pazza folla”(2015) del regista Thomas Vinterberg, tratto dal romanzo di Thomas Hardy(Thomas Hardy) “Far from the Madding Crowd” (titolo ispirato da un verso di Gray).

Attilio Bertolucci, poeta italiano (padre dei due fratelli Bertolucci, noti registi) così descrive il libro: ’A scarnirlo dalla meravigliosa tessitura in cui è intrecciato, il romanzo presenta la struttura semplice, quasi elementare, delle ballate popolari... O del melodramma, verrebbe voglia di aggiungere: non manca neppure il basso continuo del coro villereccio, con voci soliste che di tanto in tanto se ne escono fuori in effetti, per lo più comiche, irresistibili. Ma come si fa a scarnirlo, se si è continuamente presi nell’incantagione della sua musica e dei suoi colori, nel suo tempo lento, bradicardico, con appena qualche accelerata convulsa nei momenti tragici?’

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É ciò che ha saputo cogliere in effetti l’attuale film in cui Carey Mulligan interpreta il personaggio di Bathsheba Everdene, volitiva e indipendente giovane donna che eredita la fattoria di suo zio. Forte dell’autonomia economica acquisita, condizione privilegiata e rara per una donna nell’epoca vittoriana, si destreggia fra tre corteggiatori, molto diversi tra loro: Gabriel Oak (Matthias Schoenaerts), un allevatore di ovini affascinato dal suo carattere forte, Frank Troy (Tom Sturridge), focoso e spericolato sergente, William Boldwood (Michael Sheen), maturo e ricco scapolo. Bathsheba lotta con coraggio per mantenere la sua indipendenza e, pur facendo errori, compie le sue scelte nei limiti imposti da destino e imprevedibili difficoltà in una positiva esplorazione di relazioni umane, amore, capacità di superare le avversità grazie a spirito di adattamento e perseveranza.

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Thomas Hardy

Thomas Hardy, romanziere e poeta inglese, nato nel 1840 a Higher Bockhampton, Dorset, e morto a Max Gate, Dorchester, nel 1928. A Londra studiò architettura che abbandonò per diventare scrittore. Il suo primo romanzo, Desperate remedies fu pubblicato anonimo nel 1871, mentre il primo grande successo lo ottenne nel 1874, proprio con Far from the Madding Crowd. In seguito Hardy stabilì la sua dimora nel Dorsetshire dove rimase fino alla fine della sua vita, allontanandosi solo per brevi soggiorni londinesi e qualche viaggio sul continente.

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Carey Mulligam, interprete del film

Opponendosi allo spirito rigido e conformista dell’epoca vittoriana e alle ingiustizie sociali causate dalla Rivoluzione Industriale, lo scrittore privilegiò i temi della vita di campagna, del contatto con la natura, dell’amore e soprattutto dell’inesorabile opera del destino. In lui predomina una visione tragica della vita regolata dal Fato che agisce sotto forma di “Immanent Will”, una volontà ciecamente operante, visione scaturita dall’influsso del pensiero pessimistico di Schopenhauer in Europa nella seconda metà dell’Ottocento. Nel suo dramma The Dynasts, perfino Napoleone viene presentato come uno strumento del destino.

Malgrado il fatalismo e l’ironia di cui sono intrise le sue opere, Hardy descrive con empatia e toni poetici i suoi personaggi, vittime indifese del fato. E Mario Praz così scrive: “La concezione fatalistica, alleandosi a una delicata sensibilità genera in Hardy un sentimento di cosciente fratellanza per tutte le creature condannate alla pena di vivere”.

Ritroviamo gli stessi temi anche nelle poesie, piene di melanconico realismo, tra le quali menzioniamo, Wessex poems, Time’s laughingstocks and other verses, Winter words.

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Tutti i suoi romanzi (The Return of the Native, 1878, The Mayor of Casterbridge, 1886; Tess of the d’Urbervilles, 1891, Jude the Obscure, 1895) sono ambientati in una regione da lui chiamata Wessex (in realtà il Dorsetshire) in cui si muovono gli eroi delle sue storie, insieme a contadini e pastori. E tutti hanno avuto delle versioni cinematografiche, in particolare “Tess of the d’Urbevilles”, in cui egli racconta la storia di Tess, umile fanciulla di campagna costretta dai genitori a tentare la scalata sociale. Purtroppo il fato punisce chi osa sfidarlo e la povera Tess, sedotta e abbandonata, finisce sulla forca. Tess ispirò Roman Polanski che nel 1979 si guadagnò tre Premi Oscar con un bel film in cui, come nel romanzo, appare chiara la denuncia sociale di Hardy contro le ingiustizie.

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Concludendo, malgrado il fato e le difficoltà della vita, ancor oggi fa bene allontanarsi dalla “pazza folla” (ora sempre più pazza), una folla che nella caotica vita moderna si agita convulsamente e non si guarda mai intorno, non si ferma ad ammirare un prato fiorito, un albero, un bel panorama, una persona che ti ama, e così corre, corre senza sapere dove va, affascinata da mille cose inutili, lontana dalla magica bellezza della Natura e dei sentimenti.