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INTERVISTA A VERDONE. LORO E LARA


venerdì 1 gennaio 2010 di Silvana Carletti

Argomenti: Interviste
Argomenti: Prime Cinema


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Incontriamo lo staff del nuovo film di Carlo Verdone che uscirà in anteprima all’Aquila il 2 Gennaio: promessa mantenuta dall’attore in una recente visita nelle zone del sisma. Nelle altre città italiane, sarà nelle sale dal 5 Gennaio.

“Io, loro e Lara” appartiene ad un nuovo genere di film che, come ci afferma il grande attore-regista, con la “maturità” vuole affrontare temi più impegnativi, che non si ispirino soltanto alla comicità quotidiana, immediata ed irresistibile, ma che rappresentino anche sentimenti, situazioni, problemi reali.

Nel film, il protagonista è un sacerdote; chiediamo a Carlo come abbia costruito questo personaggio: Ci risponde che il suo sacerdote non è quello tradizionale di “Un sacco bello”, ma è un prete moderno, vicino alla gente, proprio come i sacerdoti di periferia, gli unici che riescono a far sentire viva la religione e ad avere molti fedeli che li ascoltano.

- Nel film, si nota una vena malinconica… da che cosa nasce?

Ci risponde.

In tutti i miei film si nota una sottile malinconia dovuta al mio carattere che non è soltanto allegro e spensierato, ma riflessivo e attento alle tematiche umane.

- La trama del film affronta, in maniera velata, il problema dell’immigrazione. Che cosa pensi del comportamento degli Italiani verso gli extracomunitari?

Non credo che da noi si possa parlare di razzismo. C’è soltanto diffidenza. Purtroppo nel nostro Paese mancano strutture adeguate, a differenza delle altre nazioni europee…Il messaggio della mia storia è quello del quieto vivere e della concordia.

- Come mai, hai voluto l’attrice Laura Chiatti con i capelli scuri?

Pensavo che fosse così più “ragazza della porta accanto”, più semplice e familiare. La sua straordinaria bellezza resta immutata, ma, da bionda, Lara sarebbe stata più appariscente.

- C’è nel tuo film, qualcosa di morale, quasi un senso di compassione…

Volevo soltanto raccontare la storia di una persona perbene, retta e convinta della sua missione e che riesce alla fine a sistemare tutte le cose.

- Come giudichi la tua carriera artistica? Puoi fare un bilancio?

Dopo i primi successi, c’è stato un momento di arresto e pensavo addirittura di dedicarmi all’insegnamento…Poi Cecchi Gori mi ha chiamato e, da allora, è stato un susseguirsi di grandi film e di soddisfazioni. Certamente il bilancio della mia vita è positivo e mi ritengo molto fortunato.

- Che cosa ti senti di augurare agli Italiani?

Di ritrovare il buon senso delle cose. Ora si vive un’atmosfera grigia, violenta, un “clima condominiale”. Ci vorrebbe meno presidenzialismo e meno TV. Non c’è ricambio generazionale. Occorrono giovani che studiano, preparati, eccellenti.

Termina qui la nostra intervista. Il film di Verdone è veramente piacevole, comico e ricco di emozioni: uno spaccato della nostra vita quotidiana, con tutte le nevrosi che ci appartengono, ma che porta con sè un messaggio di serenità e di speranza.

 

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