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8 MARZO E LE DONNE

Ovvero la condizione femminile
venerdì 8 marzo 2024 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Donne


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Alle crescenti violenze subite dalle donne non solo in Italia, ma anche in tanti altri paesi “cosiddetti civili”, purtroppo oggi si aggiungono quelle ancor più efferate rilevate nelle attuali guerre In Ucraina e Medio Oriente: un vero e proprio massacro! Ripropongo quindi un riassunto fatto da me qualche anno fa nel quale cito brani di vari articoli da dedicati dalla sottoscritta alla condizione femminile. Eccolo:

“Le drammatiche notizie sull’uccisione di Giulia Cecchettin da parte del suo ragazzo, definito “un ragazzo normale”, hanno suscitato sgomento e sdegno e sollecitato tante angoscianti domande Si contano più di 100 le donne uccise in Italia nel 2023 e diverse migliaia in tutto il mondo secondo un recente rapporto Onu. Purtroppo le cause sono molteplici e richiedono un’analisi approfondita, poiché la violenza sulle donne è un fenomeno ancestrale e trasversale che si verifica, e si è verificato, in tutte le epoche e in tutte le classi sociali, perfino nei paesi considerati più civili, come quelli del Nord Europa. Anche la sottoscritta nel chiedersi “Perché?”, da quando ha iniziato a scrivere su siti on line dal 2008 ad oggi, ha dedicato diversi articoli alla condizione femminile, come “L’Altra Metà della Cielo, Donne e Bambine, Donne e Danni, Donne e violenza, Donne come gamberi ,Sakineh e le altre, Malala Day, Amabili resti di Donne, Donne che amano le mimose, La perduta identità”. Da tali scritti cercherò ora di estrapolare i concetti salienti per farne una sintesi.

In effetti nel corso della mia vita spesso mi sono chiesta cosa significhi oggi “essere donna”, quale sia il valore che la società assegni alla nostra esistenza qui sulla Terra, se siamo ancora esseri umani di serie B anche nei nostri “civili” paesi dove violenze fisiche e psichiche si verificano in casa e fuori, fino ad arrivare alle ultime lettere dell’alfabeto in tante parti del mondo. Là per una bambina è perfino difficile essere accettata e, appena nata, spesso la morte soffoca il suo primo vagito oppure, se è più fortunata, potrà sopravvivere per essere venduta in moglie a qualcuno o finirà nel racket della prostituzione, non avrà comunque diritto all’istruzione, come Malala, o potrebbe rischiare di essere lapidata, come Sakineh e tante altre. Così quando ci volgiamo indietro verso il passato e consideriamo le faticose conquiste delle donne attraverso i secoli, è evidente purtroppo che è molto difficile sradicare comportamenti maschilisti, mentalità distorte, pregiudizi e quant’altro (“Amabili resti di Donna”).

Ne sono una prova anche proverbi, detti, motti e aforismi sulle donne, come “donna buona, bella e cara, è una merce molto rara” ( merce = oggetto), “la donna è mobile qual piuma al vento, muta d’accento e di pensier” (Rigoletto di Verdi) e così via. Uno dei peggiori proverbi forse è “chi dice donna, dice danno”: tremendo, soprattutto se si considera che le donne in genere i danni li subiscono. Altri sono i “fatti”, poiché la realtà è ben diversa. Come tutti gli anni abbiamo festeggiato l’8 marzo con le rituali mimose, ma l’amarezza è tanta nel dover costatare il numero crescente di stupri e violenze, perpetrati perfino in pieno giorno nelle nostre caotiche ed affollate città. Le storie di Sara, Yara e di tante altre stanno popolando gli incubi delle madri che ormai non sanno più come proteggere le loro figlie. E come se tutto ciò non bastasse, in Tv a tutte le ore in modo martellante si discute di questi orrendi delitti, quasi come le puntate di un serial. Ci stiamo abituando a tutto? Tutto è uno “show”? (“ Donne e danni”).

Ci chiediamo, allora, con stupore come mai nel nostro civile mondo occidentale gli uomini sentano ancora il bisogno di violentare una donna, spesso anche in gruppo, malgrado ci sia tanta libertà sessuale e normali opportunità di incontri con l’altro sesso. Sono forse atavici, ancestrali istinti che albergano nell’inconscio collettivo maschile, legati all’indelebile sequenza “conquista-saccheggio-stupro”, difficile da sradicare ancor oggi, oppure il rapporto uomo-donna sta attraversando una profonda crisi? Forse entrambi gli aspetti sono presenti: non solo stiamo vivendo sulla nostra pelle una nuova Età dei Barbari, ma anche una disperata solitudine, un dialogo uomo-donna sempre più ostacolato dal frastuono del mondo esterno che distrae e distoglie da una ricerca dell’intimità dei sentimenti. Anche l’amore è entrato nel ciclo consumistico “usa e getta”? (“Donne e bambine”).

Umberto Galimberti nel suo libro “Vizi capitali e nuovi vizi” dedica ai giovani l’ultimo capitolo, intitolato “il Vuoto”, dopo aver fatto un’attenta analisi dell’attuale società che, sotto l’incalzare della società consumistica e tecnologica spegne fantasia e originalità alimentando una mentalità nichilista basata sul maniacale possesso di danaro e di oggetti che garantiscono benessere materiale. Il “rispetto” che Kant indicava come fondamento della legge morale, non è funzionale al mondo dell’economia che punta su cose sostituibili con modelli sempre più nuovi, cioé “un mondo da buttar via” che dagli oggetti passa a piante, animali, ambiente e infine all’uomo, in particolare alle donne che diventano pertanto un prodotto “usa e getta con data di scadenza”. A questo punto lo sfarfallio di false libertà crea caos e rende sempre più difficili le “vere” scelte derivanti dall’anima che si confonde e perde la proprio identità. (La perduta identità).

Senz’altro i genitori hanno una parte importante nell’educare i figli, ma oggi purtroppo molti di loro sono lontani da casa tutto il giorno per lavoro(figli affidati a nonni o babysitter quando si può), e poi non sono i soli ad educare perché oggi è molto più forte e condizionante l’influsso diseducativo ’esterno’, esercitato dalla società: film in tv e serie in streaming spesso con stupri e violenze, influsso dei social, giochi discutibili, siti su internet e quant’altro. D’altra parte basta ascoltare un tg per apprendere notizie orribili e vedere immagini di guerre in cui non si contano efferatezze di ogni genere. Insomma gli attacchi esterni sono tanti e così paure, emozioni e sentimenti stravolti, ignorati o compressi in mille modi possono creare nella psiche dei più deboli una sorta di “ospite sconosciuto, un mostro” capace di orrende azioni, spesso anche in chi proviene da famiglie definite normali”. Ovviamente una sana educazione ai sentimenti sarebbe auspicabile, come raccomanda lo psicologo Daniel Goleman in “Intelligenza emotiva”, ma se si è completamente immersi in un periodo storico così violento in cui prevale il progresso tecnologico su quello spirituale, in verità mi sembra molto difficile raggiungere risultati in tal senso, a meno che non si volti pagina e non si scelgano nuove strade.

Giovanna D’Arbitrio

 

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