Giovedì 5 e venerdì 6 giugno 2014, ore 21,00
OFFICINA TEATRALE
a cura di Rodolfo di Giammarco
In collaborazione con
Accademia Nazionale d’Arte Drammatica "Silvio d’Amico"
presenta:
“INDEBITARSI/L’ALTRO CHE NASCONDIAMO"
di AA.VV.
(Sofia Bolognini, Pierpaolo De Mejo, Virginia Franchi, Carlotta Malquori, Elisabetta Mancusi, Marco Morana, Emanuela Panatta, Davide Proietti, Marcello Radice, Maria Luisa Usai)
regia MASSIMILIANO FARAU
con
Maria Laura Caselli, Paride Cicirello, Vincenzo D’Amato, Michele Lisi, Carlotta Mangione, Elisabetta Misasi, Massimo Odierna, Ottavio Orticello,
Marco Palvetti, Giorgia Visani
Aiuto regia Giorgia Visani
Assistente alla regia Elisabetta Mancusi
Elementi di scena Bruno Buonincontri
Direttore di scena Camilla Piccioni
Costumi Ilaria Albanese
Disegno luci Camilla Piccioni
Si chiamava ancora e semplicemente “sketch” nei primi anni ‘60 quando Pinter – suo massimo rappresentante nel Novecento - si è largamente esercitato in questa forma; anzi, per la precisione “revue sketch”, perché questi brevi pezzi erano concepiti, appunto, per essere rappresentati in spettacoli “di rivista”.
Oggi mi piace di più il termine “microdramma”, ma comunque lo si voglia chiamare, questo, lo confesso, è uno dei generi teatrali che prediligo. Perché è, per un autore, esercizio sublime e perfetto di densità, concisione e “concinnitas”; per gli interpreti, pratica di concentrazione, intensità espressiva, sapienza compositiva, rapidità esecutiva - e questo esercizio tanto più è prezioso in quanto vi si applicano, nel caso specifico, giovani attori e attrici neodiplomati dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”.
Last but not least mi piace perché consenta allo spettatore, nell’arco di pochi minuti, una piena “esperienza drammatica” proprio nel senso in cui la intendeva nel suo bellissimo e non abbastanza celebrato saggio J. B. Priestley: un prodigiosa “sospensione dell’incredulità” somministrata, in questo caso, in una dose potentissima, che rende l’esperienza intensa e avvincente in misura proporzionale alla sua rapidità.
E’ per tutte queste ragioni che è stata una vera gioia tornare a coordinare la mise en espace dei testi di “Officina Teatrale”. E per un’altra ragione ancora: il piacere di assistere a bellissimi processi di pedagogia orizzontale in cui giovani drammaturghi e giovani attori imparano gli uni dagli altri nella concretezza del fare.
Massimiliano Farau