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26 aprile 2024
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Con piacere ospitiamo questo articolo di Stefano Polidori
Ambizione letteraria, rivalità familiari, adulterio ed insoddisfazioni sessuali, il tutto condito da una psicanalisi teatrale che prende spunto da Cechov fino a sfociare nei temi Pirandelliani più cari. Sono diversi, ben miscelati ed assortiti, i temi che il grande Woody Allen, nella regia di Attilio Corsini, propone al Vittoria. Due atti diversi nella loro storia ma uniti da un filo conduttore tipico della commedia dell’autore americano: il personaggio scrittore in crisi di fantasia ed immaginazione che si lascia ispirare dalla vita, dalle scelte di tutti i giorni e dai rapporti umani autentici, quelli che la maschera Pirandelliana nasconde. Che cosa scatena in un uomo lo scoppiare di un conflitto tra la famiglia, insidiosa e tradizionale e l’amante, scomoda che avanza pretese inconciliabili? Dove termina la paura di intraprendere la scelta sbagliata ed inizia il coraggio di guardare negli occhi la realtà ed affrontarne le conseguenze?
L’influenza del prossimo nella mente geniale di uno scrittore.
E’ questo il fulcro del primo atto.
Sei personaggi con il comune denominatore di una storia di intrighi e tradimenti mai compiuta.
Questo lo spiraglio di un secondo atto molto divertente e movimentato, con un farneticare di episodi voluti dal caso e dal comportamento. La sensazione è quella autentica di una metamorfosi di personaggi che guidano volontariamente la penna dell’autore ad un epilogo convincente e che mette d’accordo tutti.
Autorevole lavoro.
Stefano Polidori
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