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LINAPOLINA – LE STANZE DEL CUORE

Grande successo di Lina Sastri al Teatro Diana di Napoli
giovedì 1 novembre 2012 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Musica, Concerto, Balletto
Argomenti: Teatro


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Lina Sastri, la brava attrice e cantante napoletana, in questi giorni sta riscuotendo grande successo al Teatro Diana di Napoli dove sarà in scena fino al 4 novembre 2012 con uno spettacolo di musica, prosa, poesia e danza, “Linapolina – Le stanze del cuore”, da lei stessa scritto e diretto.

Nata a Napoli nel 1950, L. Sastri ha lavorato in diversi film, come “Il Prefetto di ferro” di P. Squitieri, “Ecce Bombo ”di Nanni Moretti, “Segreti, segreti” di Bertolucci, “Mi manda Picone” di Nanni Loy. Come cantante ha pubblicato numerosi album, tra i quali “Concerto Napoletano” , una raccolta delle più belle canzoni napoletane del ‘900, “Sole, Cielo e Mare”, inciso con Gigi D’Alessio e Peppe Barra, e "Reginella".

Nelle “note di regia” Lina ha spiegato il significato dello strano titolo dello spettacolo, dicendo : - Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome, il nome della mia città comincia con la fine del mio nome, il mio nome comincia con la fine del nome della mia città: ”Linapolina”. Ho provato a dirlo come un unico suono, e sembra proprio di dire, di cantare, …Napoli…senza fine, Napoli, all’infinito. E’ per questo che ho voluto chiamare così questo spettacolo, questo concerto in musica e parole dove racconto la mia terra con la sua musica immortale, infinita, accompagnata da otto musicisti, passando, come sempre, dalla parola alla musica, alla danza, in un flusso dell’anima che va e viene, come il mare -.

Illustrando poi il sottotitolo, ha affermato: - Come sottotitolo ho scelto “le stanze del cuore” perché, scrivendolo, provandolo, mi sono accorta che ogni parola, verso, o nota visitavano uno spazio del palcoscenico, facevano vivere suoni e pensieri. Per la prima volta, ogni parola è scritta da me, ogni verso è nato di getto, e così è rimasto, e l’ho collocato nello spettacolo, che così è diventato una “cantata poetica in musica”….. cercando nella musica il teatro, guardando ad ogni canzone come a un momento di emozione da comunicare con la voce, con il canto, con il corpo, con il cuore, con l’anima. Con la scelta degli strumenti e dei colori della musica, con la luce, con i silenzi. La libertà è la nota più bella, me la concedo, è il regalo più grande che mi fa la musica, è per questo che la scelgo, oggi più che mai, come una tappa importante della mia vita dedicata al teatro e all’arte -.

E in effetti in questo spettacolo ella ci accompagna in uno magico percorso fatto di struggenti e poetiche canzoni napoletane antiche, melodie che spesso ci rammentano il fado portoghese o le nenie arabe, un percorso arricchito da danze passionali, come flamenco e tango, oppure dai ritmi ancestrali della nostra terra con cui Lina, napoletana “verace”, s’identifica in una perfetta sintonia scatenandosi sulla scena nel suo abito rosso fuoco e coinvolgendo lo spettatore con mille contrastanti sentimenti: amore, passione, dolore, gelosia, malinconia e rassegnazione uniti a fatalità, allegria, fantasia, poesia. E’ come se in una sola persona, in una superba sintesi, risplendesse il cuore stesso di Napoli attraverso una vivace, incalzante fantasmagoria di immagini, suoni, luci e colori.

Così ogni canzone fa affiorare tanti ricordi negli spettatori, ricordi individuali, legati a persone care ancora vive oppure ormai scomparse, a periodi gioiosi o tristi della vita, ma anche ricordi collettivi di coloro che hanno conosciuto una Napoli diversa, più vivibile, meno devastata da tante speculazioni, meno violata.

Povera Napoli, povera mia città! La storia ci racconta che hai dovuto sopportare numerosi invasori attirati dalla tua bellezza e, pur tra violenze e sopraffazioni, sei stata capace di assimilare ed integrare in te con saggezza aspetti positivi di culture diverse le cui tracce sono ancora presenti in prestigiose vestigia del passato, opere d’arte, monumenti, musica, usanze e tradizioni e perfino nel tuo dialetto, o dovrei dire “lingua viva”, amata da poeti e scrittori.

Ecco, questo è l’effetto che LINAPOLINA ha fatto sulla sottoscritta e quando infine Lina Sastri ha cantato “Napul’è”, mi sono commossa e con il pensiero ho stretto in un unico abbraccio mia sorella Lucia (scomparsa anni fa) che amava molto questa canzone, e la nostra martoriata città ridotta a “na carta sporca” dalla stupidità umana, ma ancora bellissima a dispetto dei costanti tentativi di annientarla.

Mi sembra quindi giusto concludere con la canzone di Pino Daniele, come omaggio a Napoli e ai ricordi:

P.S.

Per più dettagliate informazioni può essere utile consultare il sito del Teatro Diana.


 

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