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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’

DELLA SCHIAVITU’

di Andrea Forte & Vivi Lombroso
giovedì 23 marzo 2023

Argomenti: Opinioni, riflessioni

Mi accorsi subito che erano mani di robots, ed i loro modi di muoversi. Tuttavia c’era qualcosa di strano nella maniera con la quale mi stavano fornendo assistenza. Il tocco e la presa erano leggeri e sicuri, tipici del robot qualificato: erano “competenti”, come si diceva nel gergo dei costruttori. Ma sentivo che non ero assistito con quel riguardo cui ero abituato.

Non che mi maneggiassero male, ma mi muovevano più come fossi una cosa che non un vivente. Era una sfumatura, ma mi allarmai. Cosa stava succedendo ? Comunque mi trasferirono da una superficie dura, come fosse una lastra di vetro, ad una superficie semirigida, come di plastica, che poi si rivelò essere una lettiga medica. Mi stavano trasportando. Da dove ? a dove ? Fu allora che mi resi conto di non ricordare niente. E mi resi conto che stavo sì pensando, ma che non avevo proprio alcuna sensazione col corpo, salvo quella tattile.

Cosa era successo ? Forse un intervento chirurgico, un trauma, una ferita, un congelamento o una ibernazione. Oppure venivo da animazione sospesa, o addirittura da morte apparente ? Non lo sapevo, e questo era grave. Era anche pericoloso, perché poteva pure collegarsi al fatto che i robots mi maneggiassero… come fossi morto. Ebbene sì, il conto quadrava. Salvo ordini superiori e contrari, loro trattavano sempre con molto “rispetto” tutto ciò che fosse biologico, ovviamente: ma distinguevano bene ed all’istante un cadavere da un vivente. Mi allarmai ancora di più.

E chi ero ? Bè, questo almeno me lo ricordavo bene… ero io che sapevo di essere io, sapendo di essere io, essendolo. Sì, ma chi biograficamente, nel contingente quotidiano ? Vaghi ricordi… per esempio, ero il Re di Handromeda. Ero ?... Sono il Re di Handromeda, per dio !... ma sono anche nei guai. Ed ora, re o non re, bisogna uscirne. Devo alzarmi. Non gliela faccio. Basterà che mi muova. Niente. Apriamo almeno gli occhi. Come non li avessi. Altri ricordi affluiscono. Ero sul monte, stavo per cadere definitivamente prigioniero, poteva essere l’ultima battaglia. Sono arrivate finalmente le mie guardie handromediane. Mi sono riposato un momento, ho ripreso a combattere insieme a loro.

Ora ricordo. Era una trappola, anche se inevitabile. Se non mi avessero catturato gli umani, sarebbero intervenuti gli Antaresiani. E sono intervenuti. In troppi. Ricordo. Le mie guardie cadute una per una. Il tentativo di raggiungere la sommità del monte per entrare nella nostra astronave, e tornare salvo su Handromeda. L’esplosione dell’astronave, e poi più niente. Non ricordo più niente. E ora sono su questa lettiga. Ma dove mi stanno portando ? e perché mi trattano come fossi morto ? Gli umani non hanno robots di questo livello. Sono prigioniero degli Antaresiani, adesso capisco. Potebbe essere la fine, se già non lo è…

Handromeda, la mia Regina, le mie guardie, il mio popolo… Strano. Eppure ho sempre saputo che non sarebbe finita così… Può essere che mi sia sbagliato di tanto ? diciamo pure di tutto ? Bè sì, certo, essere può essere. Però non sono ancora morto. Vero. Ma loro lo sanno ? Ah, siamo arrivati, si fa per dire. Non vedo niente, non odo niente, sento solo che la lettiga è ferma. Come me. Quanto tempo è passato ? già, il tempo… non ho percezione di tempo. Forse sto già imputridendo e non me ne accorgo. Forse sto guarendo, ma non sento niente. Mi stanno toccando di nuovo. Non si sono ancora accorti che sono vivo. Possono farmi qualunque cosa, anche uccidermi, spegnere la mia coscienza. Solo l’universo può salvarmi. Se gli interessa la mia coscienza. Ma se non gli interessa ? Questo è un problema antico… non sappiamo se l’universo si attiva o no per difendere una coscienza in pericolo di essere spenta per volontà che non sia la sua stessa. Che si fa in questi casi ? non lo so. Mi stanno analizzando. Sento il solletichìo di raggi diversi che mi attraversano, sento che mi stanno infilando degli aghi, speriamo siano solo sensori. Mi sono ridotto a sperare…

Devo assolutamente dare segni di vita. Basterebbe che il cuore battesse, ma non ci riesco. Sto pensando, dunque registreranno comunque le onde cerebrali. Eppure prima non le registravano, e nemmeno adesso. Devo assolutamente fare qualcosa. Sto per cedere, sono sull’orlo della disperazione. Non m’importa di morire, mi importa di morire così… non voglio morire così. Che mi è rimasto da fare ? Devo pensare in fretta, sto per cedere mentalmente. Ecco, è la fine. Non so che fare e non posso più fare niente. È finita.

No, mi rimane ancora una mossa. Inventare. Devo inventare una soluzione. Già, e che m’invento ? Tutto il resto non funziona… che invento ? Già, ecco la soluzione. Se tutto il resto non funziona, facciamo il contrario. Dovrebbe funzionare. Proviamo, è l’ultima mossa. Ma qual è il contrario ? In fretta, subito. Bè, prima tentavo disperatamente di dare segno di vita, ma non riuscivo. Devo dare segni di morte, e si accorgeranno che vivo. Forse. Tutto questo è pazzo. E poi, qual è un segno di morte che posso fare ? Questa idea è idiota ma è l’ultima mossa che posso tentare.

Mi serve un segnale oltre tutti quelli che già mando. Ce n’è ancora uno che non sto mandando: penso. Un cadavere non pensa, tanto meno pensa che sta pensando. Devo smettere di pensare, e soprattutto devo smettere di pensare che sto pensando. Forse allora si riattiveranno tutti gli altri segnali di vivente. Deve essere come un interruttore. E se poi non riemergo più alla coscienza ? Se mi tumulano, morirà il corpo, ma resterà intatta la mia coscienza. Sì, però avrò perso la guerra, Handromeda verrà invasa e distrutta. Non devo morire, non ancora. Un Re non si arrende, o non è un Re. Se torno in vita, troverò il modo di uscire perfino da Antares. Ora smetto di pensare. Loro non sanno. Nessuno lo sa. Riemergerò…



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