Rubrica: MUSICA E SPETTACOLO

IL BERRETTO A SONAGLI CON LA REGIA DI GABRIELE LAVIA

AL TEATRO QUIRINO Dal 29 Marzo al 3 Aprile
venerdì 11 novembre 2022

Argomenti: Teatro

Al Teatro Quirino di Roma, dall’8 al 20 novembre Gabriele Lavia e Federica Di Martino portano in scena la commedia pirandelliana Il Berretto a sonagli in un nuovo interessante allestimento, con le scene di Alessandro Camera, le musiche di Antonio di Pofi e i costumi ideati dagli allievi del Terzo anno dell’Accademia Costume & Moda.

Nelle note di regia, Lavia ci racconta la sua impostazione squisitamente incentrata sull’aspetto psicologico, «… la vita è una “soglia” troppo affollata sul “nulla” affollato di “apparenze”, ombre che si agitano nel dolore e nella pazzia …. è una tragedia della mente con la maschera della “farsa”. Pirandello porta sulla scena un “uomo vecchio”, uno di quegli uomini “invisibili”, senza importanza, schiacciato nella “morsa” della vita e, poiché è un “niente di uomo”, trattato come se fosse niente».

Eppure la bellezza di quest’opera di Pirandello è nell’aver messo a fuoco non solo la tragedia della mente dei suoi personaggi, ma soprattutto quella portata fuori da sé e cioè nella società dove la “dignità esteriore” è un valore che se ignorato provoca conseguenze e presta il fianco a chi come Ciampa più che essere un uomo di niente appare come un cinico e disincantato che si piega al gioco dei “pupi” giocando in modo provocatorio con la teoria delle “tre corde”: civile, seria e della follia, quasi un pronostico sull’evoluzione degli eventi, su come ripristinare l’ordine razionale e di facciata.

Lo scrivano Ciampa è perfettamente integrato nell’ordine sociale, è un accorto calcolatore che accetta la situazione a patto che la sua dignità pubblica non venga intaccata, è disposto a tutto pur di ripristinare la situazione, anche utilizzare la minaccia di una vendetta cruenta, purché non debba a soffrirne il suo onore. Anche la figura di Beatrice appare poco valorizzata, si pone l’accento sin da subito sulla “follia” del suo gesto vendicativo mentre la presa di coscienza del personaggio appare compromessa. La scenografia di Alessandro Camera, tutta protesa verso il pubblico, sottolinea la realtà opprimente. Gli avvenimenti si svolgono nel salotto della casa dei Fiorìca, uno spazio in cui l’equilibrio sembra essere sovvertito. I manichini incorniciano la scena e si addentrano anche nella platea includendola nello “spazio di teatro”, praticamente una traduzione delle parole del protagonista che, rivolgendosi al fratello di Beatrice sottolinea: «Pupi siamo, caro signor Fifì! Lo spirito divino entra in noi e si fa pupo. Pupo io, pupo lei, pupi tutti».

Patrizia Cantatore



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