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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’

CIRCA ALCUNI ASPETTI DELL’ACQUA

martedì 4 giugno 2019

Argomenti: Opinioni, riflessioni

L’acqua, come massa indifferenziata, rappresenta l’indeterminatezza delle possibilità. È una promessa di sviluppo, simbolo di fertilità, mezzo di purificazione etc. Il simbolismo dell’acqua è presente in forma massiccia in tutte le epoche dell’umanità e in tutte le zone della Terra

Si potrebbe dire che la mitologia, la favolistica, l’arte, la religione, la psicologia, l’industria, presentano un contatto massiccio con l’acqua ed il suo simbolismo.

L’acqua ci smuove, ci commuove, trova un’inconscia risonanza con il nostro stato psicofisico. L’acqua piace, quindi l’accostamento di un prodotto all’acqua pubblicitariamente è efficace. Non c’è religione in cui si possono somministrare sacramenti se non c’è acqua. Il Taoismo fa dell’acqua il simbolo della perfezione. Il vero taoista è come l’acqua, si adatta a tutto.

Assume qualunque forma che l’altro voglia.

In molti miti, testi sacri etc., l‘acqua viene vista come sorgente di vita, come qualcosa dalla quale spunta, esce, sorge, la vita, il fenomeno esistenziale, il fatto di esistere. L’acqua, le grandi acque, l’oceano primordiale, l’abisso liquido, sono tutte immagini che sono affiorate nella mente dell’essere umano colto, incolto, di una razza o un’altra, oggi e 3000 anni fa.

L’acqua viene vista come una massa indeterminata prima che assuma una fisionomia specifica, un modo di esistere, un esistere “come”. Queste valutazioni, secondo la testimonianza di Maestri, possono innescare il processo di recupero coscienziale, e quindi il “prima della determinazione”, prima che qualcosa si specifichi.

Sennonché la Tradizione esoterica, i sogni dei pazienti, i simbolismi delle sètte e delle chiese spesso accennano ad un aspetto buio, triste, negativo, in questa massa non determinata dalla quale può uscire tutto. In questo senso, se questa massa può dare tutto, può anche riassorbire. A differenza del Taoismo che indica nell’acqua la perfezione, il kabhalismo dà invece l’acqua come un livello al di sopra del quale c’è dell’altro. Famoso è il versetto della Genesi che ricorda come lo Spirito creatore aleggiasse sulle acque.

Ma c’è anche un “sentirsi come”.

Ci sarebbe in questo senso da recuperare la differenza fra questo insieme originario tutto potenziale e il momento successivo in cui qualcosa ha cominciato ad esistere, e quindi a connotarsi, ad assumere degli aspetti precisi. Molte situazioni drammatiche interiori, molti atteggiamenti catastrofisti potrebbero trarre sollievo dal recupero sereno di questo passaggio, da quando “tutto può essere” a “questa cosa qui esiste”.

Ci si accorgerebbe che la cosa che inizia ad esistere non può che esistere in un certo modo, se no sarebbe un’altra cosa. Attenzione che tutto ciò non necessariamente deve essere fatto su cose grandiose, gli universi, il caos primordiale, ma si può fare partendo dalla vita di tutti i giorni. In questo senso, anche una vicenda semplice come il fatto di svegliarsi e andare a lavorare può far recuperare questa situazione potenziale che si connoterà in modo specifico.

Sarebbe un momento magico, consciamente o meno, che molti vivono drammaticamente. Alcuni provano notevole difficoltà a strappare dall’acqua una coppa di liquido per farne una mattinata; stentano a svegliarsi, a mettersi a fuoco, a mettersi in moto. Altri invece, quasi fossero terrorizzati da questo oceano primordiale per loro insostenibile, si svegliano e scattano, qualunque cosa pur di non avere neanche un attimo.

Si costituiscono tutta una serie di pre-programmi per cui tutto è prefissato, dopodiché schizzano via da questa massa di indeterminatezza e si votano completamente ed immediatamente alla determinazione dell’evento.



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