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Rubrica: LETTURE CONSIGLIATE

L’ amore e il potere. Da Rachele a Veronica, un secolo di storia italiana (Mondadori, 2007)

GLI ANNI QUARANTA SECONDO VESPA

martedì 16 ottobre 2007

Argomenti: Storia
Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Bruno Vespa

Fertile nella scrittura divulgativa in materia di recente storia italiana, come nella conduzione di dibattiti televisivi, Bruno Vespa non si è fatto mancare l’occasione di dar vita ad una sintesi che sarà pubblicata in numerosi volumi, di cui è uscito in questi giorni il primo, dedicato agli anni ’40. Operazione già collaudata felicemente dall’editore (Mondadori) con i resoconti stesi dallo stesso autore delle annate di vita politica , conditi con aneddoti e qualche sorpresa: sono volumi che appaiono ogni Natale come il panettone. Questa nuova serie contiene una narrazione cronologica, impostata su alcuni libri già noti sull’argomento, con l’aggiunta di un raffronto tra le diverse interpretazioni su fatti delicati (come sull’attentato di via Rasella, di cui l’autore sottolinea più le critiche per l’ “atto terroristico”, come lo definì Bobbio, che le giustificazioni) e, in altri casi, soprattutto di opinioni raccolte personalmente o da altri giornalisti o esponenti politici. Sono quasi 400 pagine che delineano, nelle grandi linee, avvenimenti e momenti specifici (con appositi scritti di alcuni “protagonisti”) sì da rendere al lettore una traccia che può essere usata per chi intenda poi approfondire i singoli temi.

Lo stile è asciutto, senza eccessive concessioni di comodo alla platea cui probabilmente il libro è diretto, anche se si notano alcune abbondanze nelle descrizioni di alcuni eventi rispetto a altri fenomeni di analoga portata (ad es. il capitolo “la strage dei vinti” riprende opere di successo scritte negli anni recenti, e si intrattiene sulla stagione della violenza contro i fascisti con maggiori particolari rispetto alle stragi compiute da quelli che diverranno “i vinti”). Anzi, a proposito delle elencazioni numeriche di combattenti o partecipi a determinati fatti o vittime di essi, Vespa riporta diligentemente (ad es. per il calcolo dei partigiani) diverse e contrapposte stime, ma nel quadro generale degli episodi bellici sembra piuttosto restio a riferire compiutamente sia in merito ai sacrifici sopportati dai soldati italiani nella guerra ’40-’43, sia sul significato militare e politico dell’apporto dei militari alla guerra contro la Germania dopo l’8 settembre ’43 (due pagine scarse). Così, nel testo e nella cronologia, non si accenna alle pur importanti azioni militari di quel che rimaneva del regio esercito, benché Vespa personalmente abbia avuto modo di presentare un libro sull’argomento, ed il cui rilievo (interessante anche per il suo Abruzzo) è stato colto da un noto studioso americano, il quale ha documentato come nella primavera ’45 metà dei componenti delle unità militari alleate vittoriose nel Mediterraneo fosse costituito da italiani. E parliamo di avvenimenti cruciali tra il ’40 ed il ’45, che costituiscono quindi metà di tutti gli anni ai quali il volume si riferisce.

Passando alla cronaca politica, riguardo all’altra metà degli anni ’40, Vespa, pur nella brevità dei cenni, coglie i caratteri più sostanziosi della comune elaborazione costituzionale come dei rapporti tra i fronti contrapposti (DC, liberali, socialdemocratici, repubblicani) e sinistre, mettendo in rilievo, a proposito di queste ultime, alcuni significativi comportamenti di Di Vittorio (subito dopo l’attentato a Togliatti), finendo però per dare – come adesso è invalso nella pratica giornalistica – un’immagine alquanto edulcorata (alla Guareschi) rispetto all’asprezza degli scontri. La faticosa ricostruzione economica, la ripresa delle relazioni internazionali, il superamento delle condizioni di “sudditanza” a cui l’Italia era stata ridotta in seguito alla resa incondizionata e alla pace punitiva, le estreme situazioni di disagio dalle quali sono ripartite le famiglie, tutte, degli italiani, le rivendicazioni dei gruppi sociali più sacrificati, la difficile ricostruzione degli apparati e dei servizi pubblici non appaiono messe in rilievo in un libro che pure si intitola “Storia d’Italia”. D’altronde le 41 pagine dedicate alla seconda parte della decade sono obiettivamente troppo riduttive rispetto all’entità dei fenomeni allora accaduti e all’influenza che hanno esercitato sino ad oggi. La stessa cronologia risente di un taglio esclusivamente giornalistico nelle scelte dei fatti citati.

Vorremmo dire comunque al corregionale Bruno Vespa di aver apprezzato la sua fatica; e non è vana, perché chiunque legga il libro saprà un po’ di più della nostra “storia”e se ne farà un’idea di fondo abbastanza esatta, rispetto a coloro che non lo leggeranno. E visto che dalle scuole escono studenti che quasi tutto ignorano di quegli anni – o, peggio, ne conoscono solo versioni di parte – anche un Vespino ben venga a coprire il vuoto pauroso nella mente dei nostri ragazzi.



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